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Un bambino autistico di quattro anni di Cavezzo ha compiuto gli anni. Nessuna occasione migliore per festeggiare e invitare gli amichetti assieme alle loro famiglie. Ed è quello che ha fatto la sua mamma, inviando 18 inviti attraverso WhatsApp ad altrettante famiglie di bambini. Bene, su 18 ragazzini invitati, solo uno si è presentato al compleanno del bambino autistico. Appena tre hanno risposto declinando l’invito e sugli altri è calato un tombale silenzio, un imbarazzo assoluto. Silenzio, dicevo. Nulla di nulla. Neanche un semplice “Mi dispiace, ma a quell’ora mio figlio va a buddismo”. Sarebbe stato probabilmente già qualcosa. Lo sfogo della madre su Facebook ha avuto un effetto a dir poco virale e la vicenda è rimbalzata agli onori della cronaca su tutti i giornali.
Ora è chiaro che se ci sono delle responsabilità da trovare, vanno ascritte ai genitori dei bambini invitati. Immagino che siano tutti più o meno coetanei dell’invitato, e cosa volete che sappiano i bambini di confermare o declinare un invito, del fatto che il loro compagno festeggi gli anni, delle aspettative della sua mamma che voleva soltanto fare una festa? Nulla. A quell’età non hanno nemmeno il cellulare (anche se qualcuno in famiglia, glielo comprerebbe più che volentieri). E allora questo svarione, questa scivolata su una cacca di cane depositata sul marciapiede, questa stercofigura è proprio da ascrivere a chi esercita la patria potestà. Che, poi, rappresenta il referente diretto della famiglia con cui hanno a che fare la scuola, la società e le istituzioni.
Famiglie amare.