377 total views
L’altro giorno, una cara lettrice di questo blog, che per convenienza chiameremo Panciàtici Elvira vedova Cioli, mi chiedeva che cosa io pensassi del caso di quella infermiera di Prato di 35 anni rimasta incinta di un bambino di 13 anni a cui impartiva ripetizioni di inglese.
A parte il fatto che non mi piace troppo parlare di questi argomenti di “pruderie” nazional-popolare, ma cosa volete che ne pensi? Tutto il male possibile. Perché non è un caso che la normativa italiana preveda che gli atti sessuali, anche consensuali, con i minori di 14 anni, siano da considerarsi violenza sessuale a tutti gli effetti. Nell’opinione pubblica e nella morale (ma guarda che combinazione, proprio io che vi parlo di morale, siamo arrivati alla frutta) un individuo di 13 anni è un bambino, anche se ha sviluppato, come un uomo, l’apparato urogenitale e riproduttivo. E se un bambino viene affidato alla tua custodia da genitori che si fidano di te, è per prestazioni di natura decisamente diversa da quelle sessuali, e comunque il tuo compito è quello di insegnargli l’inglese, perché la mentalità di un bimbo di quell’età (chè a quell’età si è bimbi, non lo si dimentichi…) arriva sì a concepire l’idea di un rapporto sessuale completo (e concepisce anche qualcos’altro, magari), ma non ha sviluppata la concezione delle conseguenze. In breve, sa (o può sapere) che cosa è una trombatina, ma non sa che cosa sia (o cosa possa essere) la paternità. Infatti quando la signora, con una delicatezza degna di un elefante in un negozio di cristallerie, gli ha rivelato che il bambino che aveva partorito era suo, cioè del bambino che aveva repetizionato, il bambino (quello repetizionato) ha avuto paura ed è scappato dai genitori che l’hanno subito denunciata. Perché i bambini hanno paura, è nella loro indole, la paura fa parte proprio delle caratteristiche principali dell’essere infanti. Poi c’è il risultato del DNA. Poi ci sono le varie dinamiche della famiglia dell’infermiera/professoressa che non voglio nemmeno prendere in esame. Poi ci sono i mass media, i giornali, i social, c’è la gente che crocefigge ora questo ora quello, ma nessuno che dica che un atto del genere è violenza sessuale (non voglio usare parole come “stupro” o “pedofilia”, anche se mi prudono letteralmente le mani), è violenza psicologica, è un atto deplorevole, che nessuna difesa possa stare in piedi davanti ad atti del genere, ed è evidente che il ragazzino allora tredicenne non è nemmeno la vittima più da tutelare, visto che c’è, comunque, un bambino nato da sette mesi che deve essere, se possibile, maggiormente tutelato. Ma poi, dico, hai 35 anni (o 31, come riporta certa stampa, o quanti cazzo ne hai), si può sapere cosa ti salta in testa? Cosa vuoi dimostrare? Di essere una perfetta maestra e di avere il potere su un ragazzino indifeso?? Eppure la donna ha dichiarato: «La maternità non è un errore, ma un dono». E ancora: “Quando diventi mamma, non sei mai davvero sola. Una madre deve sempre pensare due volte: una per sé e una per i suoi figli”.
Donne che amano male. Mamme che amano troppo.
Un grido e un pianto acuto già spenti in un minuto segnalano tragedie di bambini. Bambino, armato e disarmato in una foto senza felicità sfogliato e impaginato in questa vita sola che non ti guarirà.