La metamorfosi

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Gregor Samsa, svegliatosi da sogni inquieti, si ritrovò trasformato in un insetto schifoso.

Così era, più o meno (abbiate pazienza, non ho il testo originale sottomano e sto cercando di tradurre ad sensum) l’incipit de “La metamorfosi” di Kafka.

Kafka non si era inventato niente. In Abruzzo, la sera di domenica scorsa, ci siamo addormentati che eravamo abruzzesi e ci siamo risvegliati dopo qualche ora trasformati in padani per la vittoria della Lega alle elezioni regionali. Abbiamo abdicato in maniera schifosa alla nostra identità. Non canteremo più “Vola vola vola e vola lu pavone” ma “O mia bèla madunina”, non mangeremo più arrosticini ma cassoela, niente più timballo alla teramana con le pallottine ma polenta scondita; niente più spaghetti alla chitarra ma bucatini della Barilla conditi col sugo Star, come ci insegna Salvini. Ci siamo trasformati in insetti schifosi. Abbiamo svenduto al primo Salvini che passava la nostra tradizione democratica (o democristiana che dir si voglia), ci siamo abbandonati alla destra e abbiamo fatto il gioco di Lega e Fratelli d’Italia che, nell’ebbrezza della vittoria, si sono dimenticati che chi ha veramente vinto le elezioni regionali abruzzesi è stato il partito dell’astensionismo, della gente disgustata, del menefreghismo costruttivo, della protesta ferma e rude, forte e gentile come qualunque abruzzese.

E naturalmente, dopo, tutti gli italiani si sono trasformati (a loro volta, come Kafka insegna) in osservatori attenti delle cose abruzzesi. Tutti i commentatori su Twitter e Facebook erano diventati, d’improvviso, esperti di cose abruzzesi. Senza aver mai mangiato un piatto di spaghetti alla chitarra o di pecora alla callara (o “a ju cuttore” nell’Abruzzo aquilano), senza aver mai fatto una partita a bestia o essersi andati a fare una passeggiata sui sentieri del Gran Sasso. Gente che non sapeva nemmeno quanti capoluoghi di provincia ci sono in Abruzzo, analizzava tendenze, voti, percentuali, affluenza alle urne, nomi degli eletti, rassegne stampa, bestemmie, imprecazioni, triccheballàcche e tutto quanto fa spettacolo.

Perché se non ghérum nuiàlter de la Lega, il coso, lì, l’Abrusso, minga el faseva un casso! 

E così cominciamo a lasciare i nostri dialetti, magari sgradevoli a volte (il teramano parla che sembra un codice fiscale!), ma molto genuini, per sposare un incerto grammelot padano per il quale anche Dario Fo si rivolterebbe nella tomba.

Siamo così, trasformati in insetti ripugnanti come Kafka ci insegna. Un giorno qualche bella fanciulla, stufa di vederci conciati in quel modo, ci lancerà una mela che andrà a conficcarcisi sul groppone e così creperemo per la bellezza e la vanagloria altrui. Dio ¡qué depre!

Siamo tutti costituzionalisti

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Una mattina ci siam svegliati e ci siamo ritrovati tutti costituzionalisti.

Come Gregor Samsa, il protagonista de “La Metamorfosi” di Kafka, che, dopo essersi svegliato da sogni inquieti, si trovò trasformato in un insetto immondo.

Siamo diventati improvvisamente sapienti della nostra Magna Charta, tanto da chiederci, tra le altre cose, se le sentenze della Corte Costituzionale abbiano effetto “ex ante” o “ex nunc”.

Rispolverati quei due o tre rudimenti di latino degli studi superiori, ci ritroviamo nei bar, nei luoghi di lavoro, a scuola, sull’autobus a calderoleggiare un “Eh, io sono tanti anni che lo dico!!”

Ma purtroppo per noi viviamo in uno stato di diritto (perché se vivessimo in una dittaturella da stato libero di Bananas sarebbero molto più felici in tanti) e questi sono i tempi.

Non si tratta, in realtà, di stabilire se l’attuale Parlamento, in quanto nominato con la legge dichiarata incostituzionale, sia o meno da considerarsi incostituzionale a sua volta (la risposta è “No!”), ma di mandarli tutti a casa perché una manica di parlamentari incostituzionalmente nominati si sente costituzionalmente legittimata a cambiare la Costituzione.

Ieri c’era chi se la prendeva coi senatori a vita. Che sono gli UNICI ad essere legittimati a sedere in Parlamento.

Oggi gli allevatori hanno portato i maiali a Montecitorio per protesta. Povere bestie, cos’hanno fatto di male per meritarsi tanto??