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Tre tozzi di pan secco
in tre strette tasche stanno
in tre strette tasche stanno
tre tozzi di pan secco.
(scioglilingua infantile)
Il mio fornaio ha trovato un modo semplice ma efficace per aumentare il commercio e, quindi, i guadagni.
Oltre a servire il pane caldo appena sfornato alle cinque del pomeriggio, lo vende a fette.
Cioè, tu vai lì, gli dici “Vorrei tre fette di pane” e quello ti dà tre fette di pane precise. Che, se proprio la vogliamo vedere tutta, è il coronamento di quello che Beppe Grillo individuava come la madre di tutte le ricchezze, ossia la possibilità che hanno i paesi stranieri come la Germania di avere il gommino del tergicristallo anziché dover cambiare tutto il pezzo.
Il mio fornaio può venderti anche una sola fetta di pane, se la vuoi e se gliela chiedi.
Già. Ma chi è che va dal fornaio a comprare una o anche solo tre fette di pane? Ieri ho visto una signora che, per carità, non era neanche tanto male in arnese, insomma, aveva un aspetto più che normale e decente. Ha chiesto tre fette, ha pagato e se n’è andata. Che ne so, forse aveva famiglia. O forse no. Forse abita da sola.
Magari, come dice mia moglie (che trova sempre l’aspetto positivo in tutte le cose), voleva semplicemente comprare del pane fresco e non farlo indurire. Già, ma tre fette son tre fette comunque si rigiri la frittata. Dio mio, questa signora non prevede neanche di fare colazione con pane e marmellata il giorno dopo, o di pucciare un po’ di mollica nel sugo se deve fare la scarpetta o intingere nel tuorlo dell’uovo fritto. E non ha nessuno, che so, un figlio, un nipote, una vicina di casa con cui condividere questo centellinare di spesa?
La tristezza a volte ha un aspetto discreto e un borsellino in cui tintinnano poche monetine.