Il reddito di cittadinanza alla brigatista Saraceni

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Ho preso spunto da un tweet dell’ex ministro Marianna Madia che annuncia un’interrogazione sul caso dell’assegnazione del reddito di cittadinanza (un assegno pari a circa 620 euro) alla brigatista rossa Federica Saraceni, condannata a 21 anni e mezzo di carcere per l’omicidio del giuslavorista Massimo D’Antona (Roma, maggio 1999).

C’è poco da interrogarsi e da interrogare il parlamento, viviamo in uno stato di diritto e se tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge, se la Saraceni non percepisce altri redditi, se l’INPS dà il via libera al conferimento del sussidio, se tutte le condizioni di legge sono soddisfatte, non si vede perché una persona che è stata condannata sia pure  per un delitto infame e che ha scontato la sua pena detentiva non possa accedere a un istituto previsto per legge.

Mi sembra di buon senso quanto dichiarato dal padre della brigatista, l’ex magistrato ed onorevole dei DS Luigi Saraceni, che ha dichiarato:

“La legge prevede che lei abbia il sussidio. Al di là del caso particolare di mia figlia. Una persona che è stata condannata alla fine di una lunga pena, che non ha un reddito, mi dica cosa dovrebbe fare: darsi alla prostituzione, la buttiamo nella discarica, le diciamo di andare a fare delle rapine? Oppure ce ne prendiamo carico?” (…) “Lo chiedo non alla destra becera e reazionaria. Mi rivolgo alla sinistra. Dico a Marianna Madia che mia figlia percepiva prima il reddito di inclusione, che è stato introdotto dal governo Renzi, l’onorevole si dovrebbe mettere d’accordo con sé stessa”.

Esistono poi, certamente, il dolore e l’indignazione della vedova D’Antona ( “L’ingiustizia non la subisco io, ma la subiscono tutti i cittadini. La norma va rivista”.) ma c’è da chiedersi quante volte debba pagare il proprio debito una persona prima di estinguerlo con la società intera, e se veramente la funzione della pena debba essere quella di rieducare il reo (anche se la Saraceni non ha dato segni di pentimento e in questo c’è solo da dire che lo Stato ha fallito) o quella di farne carne di infima qualità e da macello, persone da buttare nel tritacarne dell’oblio. Qui non si tratta di difendere una brigatista, ma lo stato di diritto che vigila su tutta la comunità, detenuti compresi. “La norma prevede che se la persona ha ricevuto una condanna nei dieci anni precedenti c’è il blocco” “lei l’ha ricevuta 12 anni fa. Basta leggere la legge”, ha detto Fulbright.

Già, basta leggere la legge. Ma le letture preferite di certa politica sono quelle dell’odio, dell’astio, del rancore e della revisione dell’apparato legislativo sulla base di un solo caso-limite verificatosi nel tempo. E non si tratta di difendere chi ha ucciso Massimo D’Antona, ma dare a chi ha diritto ciò di cui ha diritto, senza se e senza ma.

Prima gli onesti? Prima gli italiani? Prima i “nostri”? No, prima chi ha bisogno.

 

Alcun Ministro Madia

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inalcunluogo

Presso un ufficio postale di Biella, una signora ha chiesto se poteva allattare il proprio bambino di tre mesi. Le è stato risposto in malo modo che no, non era possibile, anzi, che era addirittura vietato (non si sa da quale legge) e che era meglio alzare i tacchi, smammare, sloggiare, via, sciò, chè qui si lavora, si ha mica tempo da perdere a dare la puppa agl’infanti!

Si sono risentiti in molti. Anche la preraffaellita Ministro Marianna Madia che ha affidato a Twitter la sua indignazione scrivendo che “In alcun luogo dovrebbe essere vietato #allattamento”.

Ora, a parte il vizio di omettere gli articoli determinativi per stare nei 140 caratteri di Twitter che fa sembrare il messaggio una sorta di telegramma più che una comunicazione, colpisce l’uso disinvolto di quell'”alcun”.

In “alcun luogo”??

Non perdiamo la pazienza e andiamo a vedere quello che dice la grammatica italiana Treccani sull’uso di “nessuno” e “alcuno”:

“Il pronome e aggettivo indefinito nessuno si usa sia in frasi positive (…) sia in frasi negative, insieme a un’altra negazione”

Non ci sono dubbi: la frase della Madia è positiva.

“Solo al singolare, il pronome e aggettivo indefinito alcuno può essere usato nelle frasi negative come sinonimo di nessuno.”

Quindi “in alcun luogo”, per come lo ha scritto la Madia, significa che in QUALCHE luogo (non tutti, ma in qualcuno sì) dovrebbe essere vietato l’allattamento. Non ci dice, però, esattamente in quali.

La grammatica, signora Ministro, la grammatica!

treccani

(Screenshot tratto dal sito -pieno di pubblicità- www.treccani.it)

Io non sto con il Ministro Madia. E nemmeno col suo gelato!

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C’è qualcosa di vecchio e di stantìo nell’ondata buonista e filopiddina seguita alla pubblicazione, da parte del settimanale “Chi”, di alcuni scatti fotografici che ritraevano la Ministro Madia intenta a gustare un gelato. E a montarli, ad arte, in modo da alludere a prestazioni di ben altro genere, complice il titolo “Ci sa fare col gelato”.

Ora sia chiaro, la Ministro Marianna Madia, come chiunque di noi, è libera di mangiarsi un gelato in santa pace e di leccarsi le dita senza che questo debba diventare pretesto per qualcuno per ricamarci sopra a iosa. Ma poi basta così. Perché ciò che, invece, risulta stomachevole, è la pioggia di messaggi di solidarietà che sono piovuti sui social network e su tutto il web in queste ore.

Perché, voglio dire, è “Chi”. E’ roba nazional-popolare, un feuilleton che lo compri oggi, in mezz’ora hai finito di scorrerlo (“leggerlo” mi sembrava un termine eccessivo), lo metti via, ti dimentichi del contenuto e te lo ritrovi nel negozio della parrucchiera o nella sala d’aspetto del medico. E’ un rotocalco che ci campa sul filo del detto e del non detto, del vedo e non vedo, del tocca e non tocca, del c’ero e non c’ero -Di Stefano ora basta!-, cosa pretendevano questi solidali del tweet, che pubblicassero l’opera omnia di Antonio Gramsci in una nuova edizione critica riveduta? O che offrissero ai lettori una copia omaggio dei “Canti” di Leopardi?? O magari un CD con l’integrale delle Ouvertures di Francesco Maria Veracini, che tanto sapete assai voi chi era? Questa è editoria che tira a far ciccia, e per ciccia s’intende carne, viande, meat. Che poi sia vera o costruita non importa.

E allora “Uno schifo”. “Qualcosa di disgustoso”. E la senatrice Laura Puppato: “Solidarietà a Marianna Madia per la squallida e incredibilmente perversa copertina di Chi“. E ancora: “Questo è giornalismo criminale. Inutile, sessista. Non so in che altro modo definirlo” (Pietro Raffa), “Sempre peggio, sempre più giù. Che esempio per i giovani e le donne?” (Noemi Grillo), “Il servizio è talmente becero che non riesco neanche a provare pena verso Signorini. Che schifo” (Francesca Bianchi), “Un giornale non può permettersi di fare servizi come quello fatto sul gelato e la Madia” (Matteo Ornati)

Ma perché, quando la Madia ha snobbato i giornalisti accusandoli di non essere “di rinnovamento” durante la sua passerella alla Leopolda, quello non è disgustoso? E l’operato del governo di cui fa parte, che rifiuta di parlare con le parti sociali e se ne fa anche un vanto, pur di far passare il cosiddetto Jobs Act che detto così sembra il nome di una pratica erotica, per non parlare (ma parliamone per carità) del fatto che gli insegnanti, dopo gli interventi dei governi di destra (cioè degli alleati del PD) dovranno attendere ancora un anno prima di avere gli scatti di anzianità di servizio ai fini economici? E che dire del fatto che un avvocato, solo perché fa parte del Governo, è tra i primi firmatari di un decreto che mina alla base la Costituzione e abolisce il Senato? Se di cose disgustose bisogna parlare, allora c’è solo da dire che ce ne sono di ben peggiori di un servizio fotografico sulla Madia che ciuccia il gelato. Perché io da Signorini me lo aspetto che pubblichi una roba del genere su “Chi” mentre da chi mi governa (che dovrebbe essere migliore di me) non me lo aspetto che mandi avanti un esecutivo in questo modo cialtrone. Non me ne importa nulla della solidarietà della Puppato nei confronti della Madia (che fa parte di quel governo che le sta tirando via la poltrona del Senato da sotto il sedere): è con il popolo italiano che dovrebbe essere equa e solidale. Più della cioccolata dei campesinos boliviani, per Dio! La ministro Madia è un personaggio pubblico, potrebbe stare un po’ più attentina ai paparazzi volanti. Noi siamo privati cittadini, ognuno nel proprio dolore, ogni tanto qualcuno la sera chiude la sua azienda di famiglia e va a buttarsi giù da un cavalcavia perché non ha più di che pagare i debiti e i dipendenti, ma no, macché, ci s’ha da pensare al gelato della Madìa, noi…