C’è qualcosa di nuovo nell’AIR, anzi, di antico

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Cari Amici, cari soci e simpatizzanti appassionati della radio.

Pensate, sono già passati ben 30 anni da quando abbiamo fondato l’AIR !
Intanto vorrei fa¬rvi avere un cordiale saluto e un ben ritrovati a tutti voi.
Mi sembra ieri, quando, con difficoltà e con molto impegno, abbiamo affrontato l’avventura della fondazione dell’AIR: è difficile immaginare quanti mezzi, tempo e risorse abbiamo messo in questa impresa! Convinti di stare facendo qualcosa di utile e necessario, in collaborazione con tanti amici, tutti accomunati da questa passione per la radio.
  Difficile immaginare, allora, che alcuni di loro ci avrebbero lasciati tanto prematuramente, lasciando in noi una vena di tristezza, ma rafforzando però il desiderio di proseguire il loro gusto per l’hobby del radioascolto e, perché no, per l’Associazione.
C’è voluto quindi tanto impegno ed è stato bello, percorrendo quella strada, avere incontrato e conosciuto tanti nuovi amici e  colleghi, che si sono man mano associati all’AIR per condividerne le sorti e spartito con noi la comune passione per il radioascolto. Un saluto soprattutto a quelli che si sono impegnati negli anni e che si sono fatti in quattro per far progredire l’associazione: grazie a tutti, siete stati bravissimi e tutti abbiamo apprezzato la vostra collaborazione.
Passando gli anni, si è trasformata anche la tecnologia, che si è evoluta, proponendo nuove soluzioni, sia per la gestione della nostra Rivista e sia per la pratica dell’hobby, che si è evoluto e modificato. Forse in parte ha perso un poco del suo fascino iniziale, ma la caccia, la ricerca e l’ascolto difficile delle stazioni lontane continua a tenere in vita questa originale attività. Il nostro hobby ha saputo adeguarsi ai nuovi tempi superando gli ostacoli che si sono presentati. Lo stesso è stato per l’AIR, che, anche se con notevoli sforzi organizzativi, sta superando le novità che si sono imposte con il rinnovamento di Radiorama e delle altre pubblicazioni.
Grazie quindi a tutti, in particolare a quelli (e sono tanti) che si sono dati da fare in tutti questi anni e in silenzio hanno lavorato, anche nell’ombra, per una Associazione che, non pare vero, ha resistito con meritevole impegno alle novità sopraggiunte.
Quindi la mia lettera vuole essere un ringraziamento in particolare per quelli che, defilati, hanno lavorato per l’Associazione: grazie, colleghi! Però la mia lettera vuole anche essere un addio a tutti voi, a quelli che credono in una certa idea di condotta, di tolleranza e di disponibilità.
Mi vedo costretto con questa mia a rassegnare le dimissioni da Presidente onorario dell’ AIR. Da parte mia non è più possibile continuare a fare, inutilmente, discorsi seri ed etici in un’ottica di correttezza come era sempre stato negli anni.
Come parte di voi già sa, sono stato chiamato dal Tribunale di Roma a ricoprire l’incarico di Presidente di un Collegio Arbitrale per dirimere una questione richiesta da un socio dell’AIR, ai sensi del nostro Statuto, nei confronti di un altro socio.
Ho presieduto quindi questo Collegio nell’istruttoria, sentendo le tesi del socio Marsiglio che aveva chiamato in causa il Presidente dell’Associazione, avvocato Giancarlo Venturi. Abbiamo approfondito con i colleghi del Collegio arbitrale tutte le tesi, che ci hanno costretto ad una fatica improba, con un dispendio di energie e di soldi, ma con assoluta imparzialità.
Quando però poi abbiamo deliberato, su indicazioni del Tribunale di Roma, di condannare e di censurare l’operato del presidente Venturi nei confronti del socio  Marsiglio, lo stesso Presidente ha ignorato la sentenza e il lodo del Collegio arbitrale: non lo ha neppure considerato.
Ecco il perché delle mie dimissioni di fronte a tanta insensibilità e sicumera, per cui ho deciso che non è più il caso di continuare a convivere in un’Associazione come la nostra. Mi piange il cuore, ma il mio ruolo in questa Associazione non ha più ragione di essere. Il mio era un ruolo “ombra”, ma avendo fondato l’AIR con altri baldi e intrepidi giovani, ora, allo stato delle cose non mi sento più partecipe.

Grazie della vostra attenzione e buoni ascolti.

Manfredi Vinassa de Regny

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Questa è la lettera con cui Manfredi Vinassa de Regny ha comunicato agli amanti della radio e del radioascolto, le sue dimissioni dall’Associazione Italiana Radioascolto.

Mi pare che le parole di Manfredi parlino da sole e che non ci sia bisogno di ulteriori commenti.

Quello che sì, si può fare, è tentare di capire quel che è successo all’AIR in tutti questi anni, al di là delle ragioni che hanno opposto il signor Marsiglio al Presidente dell’AIR e che hanno indotto un Collegio Arbitrale ha censurare il comportamento di quest’ultimo. Ci risulta da che mondo è mondo, le decisioni inappellabili, una volta aventi forza esecutiva, non possono essere sgattaiolate e devono essere eseguite, qualunque cosa dispongano.

L’AIR è giunta a questo triste epilogo perché non ha saputo adeguarsi ai tempi e alle evoluzioni di un hobby frequentato da quattro gatti. E’ inutile che si insista a dare la caccia a Radio Putipù in banda tropicale quando la si può ascoltare accedendo a internet e in studio quality. Anzi, se uno vuole si può anche scaricare il podcast così se l’ascolta mentre va a fare jogging o coltiva i pomodori per la conserva di cui manderà la ricetta a Radio Mosca.

Non si può fare una rivista a pagamento che contenga ascolti, schedules, informazioni e articoli che ben che vada andranno nelle mani degli interessati un mese emezzo dopo essere stati passati in redazione e, quindi, largamente “scaduti” dal punto di vista dell’utilità. Per la verità nemmeno una rivista gratuita con queste caratteristiche sarebbe vagamente fruibile. Per comunicare a un amico che è ascoltabile Radio Bottillon Troppober su quella data frequanza, basta una mail, un SMS, una nota su un blog.

E’ la rete che ha ucciso l’AIR, e non c’è niente di male. Le idee circolano, e in una mailing-list, il cui scopo è proprio quello di far circolare le idee, è improponibile scrivere “Chi entra nella lista accetta il giudizio insindacabile del moderatore e le eventuali sanzioni per violazione del regolamento” e “Polemiche o attacchi personali possono costituire comportamenti sanzionabili anche penalmente.” Certo, un’offesa palese è sanzionabile penalmente, ma una “polemica” non è altro che l’espressione di un pensiero individuale. E se io ho un’idea diversa da quella del moderatore e questi me la censura? Il suo giudizio è insindacabile, no?? Come si fa a dire che “Nel partecipare alla ML si rinuncia a qualsivoglia diritto alla riservatezza sul contenuto dei messaggi inviati, in quanto diretti ad una generalità indefinita di persone.”?? Ai diritti non si rinuncia mai, se io mi iscrivo accetto che i miei messaggi vadano in mano a una generalità indefinita sì, ma non infinita. Si tratta comunque di una comunità CHIUSA. E quando mi iscrivo il mio indirizzo e-mail glielo lascio, se mi sospendono loro continuano ad avere quell’indirizzo. E non mi dovrei rivolgere al Garante della Privacy, secondo loro, per tutelare i miei diritti? Cosa vuol dire, che possono farci quello che vogliono? No.
Com’è pensabile pretendere che le regole del diritto non valgano per un determinato contesto sociale solo perché uno lo si scrive in un regolamento?

Così si è andati avanti, per anni, troppi. Finché non è arrivato qualcosa che ha rotto irrimediabilmente il meccanismo fatto di tramezzini surgelati mangiati in uno studio a Milano per permettere i “lavori” di qualche riunione operativa, o di mail spedite per decidere se il moderatore Tale doveva essere rimosso dal suo incarico.

E i social network?? Peggio che andar di notte. Ho cercato l’AIR su Facebook? Ecco la risposta:

Su Twitter?? Quanti follower avranno su Twitter??? E’ presto detto, 31.


Triste, solitario y final.

Precisazione del 18 novembre 2013: Alcuni amici mi hanno fatto opportunamente notare che il solo fatto che io non veda la pagina Facebook dell’AIR non significa che non ci sia. Ne prendo atto e correggo volentieri quanto ho scritto -e non ho mai scritto che quella pagina non esiste-, ma questo non cambia minimamente il mio pensiero.