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La ragazza gli corre a fianco. Lui la supera. Ha il passo più svelto e il respiro più lungo. Saranno sì e no 350 metri. Si ferma, l’aspetta, ma lei non viene.
Poi lo avvisano, è successo qualcosa. Lei non corre più. E’ ormai un corpo crivellato di coltellate con accanto un telefonino ormai inutile.
Naturalmente LUI viene formalmente indagato. Gli inquirenti si affrettano chiarire che non sussistono prove a suo carico. Ma allora perché viene indagato? Per dargli la possibilità di difendersi, d’accordo, ma di difendersi da che cosa? Quale accusa gli è stata formalmente rivolta? E, soprattutto, perché? Solo perche era l’ultimo a trovarsi in zona e ad averla vista viva?
Non era stato lui.
In Italia si finisce indagati per questo e per molto, molto meno. La colpa è quella di trovarsi in un determinato luogo (sbagliato) in un determinato momento (sbagliato).
L’essenziale è che il sospetto, il malessere, il disagio di avere in mano un enigma intricato (nessun movente) venga riversato su qualcuno, se non l’assassino qualcuno che potrebbe somigliargli, non importa se non ci sono prove a suo carico.
E’ come un puzzle in cui si “forza” la collocazione di un pezzo. Si vede che non torna, ma lo si tiene così perché si spera che alla fine tutto quadri.
C’è solo di che avere paura.