Chiara Sgarbossa: l’alunna non eletta alle candidature per il Parlamento Europeo

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Porca puttana come sto invecchiando!

Sto perdendo il senso della memoria, una volta ricordavo uno per uno nome e cognome dei miei alunni, i loro visi, le loro storie, se erano simpatici o antipatici.

Ero un professorino d’assalto, che pensava che ogni storia scolastica è un storia personale, che la scuola di massa non solo non esiste, ma che ognuno portava nella scuola il suo contibuto insostituibile.

Non appena assunto in ruolo sono stato in servizio presso l’Istituto Tecnico Commerciale e per Geometri "Giacinto Girardi" di Cittadella (PD).

Mi sembrava una scuola meravigliosa, e probabilmente lo era. Mi divertivo tantissimo, andare a lavorare lì era un divertimento quotidiano, gli alunni studiavano davvero (beh, qualche volta, s’intende) e io arrivavo a scuola in bicicletta all’ultimo minuto. O mezz’ora prima per leggere la stampa del mattino e andare al bar della scuola dove c’era il Gigi che era simpatico e ti faceva dei panini con il companatico in dosi omeopatiche.

Iniziai a insegnare nel 2000/2001 nella classe 3B indirizzo ERICA. Era una classe bilingue, c’era il gruppo di spagnolo e quello di francese. I ragazzi di francese erano cinque o sei, e va beh…

Ogni volta che entravo in classe il gruppo di francese, che andava in un’altra aula, mi diceva "Buongiorno profesóooore".

Una di quelle ragazze aveva un portamento eretto, capelli lunghi legati in una coda, qualche brufoletto. Non parlava gran che, era, quello che si suol dire, "riservata", che in Veneto significa che si faceva i fatti suoi e che poco gliene importava di quello che pensavano gli altri.

La classe è arrivata regolarmente in quinta. Sorrisi e tante speranze.

La ragazza coi capelli lunghi, magrolina, andava avanti per la sua strada. Sembrava addirittura avesse una situazione familiare particolare. E anche lì chi è che non ce l’ha.

All’esame di stato quella ragazza prese il suo bravo cento, massimo dei voti. Io non facevo parte della commissione del suo esame, ma ho assistito perché dopo il suo esame avremmo dovuto scrutinare tutti gli alunni, dunque anche i miei.

La ragazza si chiamava e continua a chiamarsi Chiara Sgarbossa, e veniva da San Martino di Lupari.

E’ lei, non ci sono dubbi, è la ex miss Veneto, velina candidata per le elezioni europee prima del ciclone Lario-Berlusconi, e poi trombata, ça va sans dire, nel momento in cui stava rilasciando un’intervista a "L’Espresso". Niente candidatura, niente di niente.

Ha seguito un corso accelerato di come-ci-si-comporta-al-parlamento-europeo tenuto, tra gli altri, nientemeno che da Brunetta.

Il quale, secondo quanto riportato dalla Sgarbossa nell’intervista « (…) è stato molto sbrigativo. Ci ha detto che il parlamento europeo non conta niente, conta di più il consiglio dei ministri e l’esecutivo della commissione. Il parlamentare europeo va lì per schiacciare un bottone ogni giorno ci sono centomila direttive da approvare, quindi tu fai solo tic-tic».

Sono stato uno dei professori della sua classe. Adesso le insegna Brunetta. Ho contribuito ad allevare una velina.

Leggere Lolita a Palazzo Chigi

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"Lolita, luce della mia vita, fuoco dei miei lombi. Mio peccato, anima mia. Lo-li-ta: la punta della lingua compie un percorso di tre passi sul palato per battere, al terzo, contro i denti. Lo. Li. Ta. Era Lo, semplicemente Lo la mattina, ritta nel suo metro e quarantasette con un calzino solo. Era Lola in pantaloni. Era Dolly a scuola. Era Dolores sulla linea tratteggiata dei documenti. Ma tra le mie braccia era sempre Lolita."

(Vladimir Nabokov, Lolita)

La doppia vita di Veronica

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Ti svegli al mattino (ti "svegli"?? Stamattina ho una bòtta di sonno che non passa nemmeno con le cannonate!) e una volta connesso alla follia di Internet, ti appare la notizia del giorno, la sora Silvio non ce la fa più, ha deciso di contattare un legale e di chiedere il divorzio.

E ti viene da chiederti chi se ne frega, in questo maggio di terremoti dimenticati, influenze maiale, e ninfette neodiciottenni.



La risposta a questa botta di informazione deviata, pretestuosa e ruffiana sarebbe fin troppo semplice e micidiale: "Ci sono tante coppie che stanno affrontando la fatica della separazione in silenzio, e senza raggiungere le prime pagine dei giornali." Coppie che scoppiano, coppie scoppiate, coppie che ci provano, ci riprovano, e poi così non va lo stesso. Quindi? Quindi vaffanculo.

Si è accorta che suo marito sta male? Che non può più stare con un uomo che frequenta le minorenni? Ripeto, vaffanculo, perché fino ad ora con un uomo che ha protetto se stesso e i suoi interessi dalla legge penale c’è stata benissimo, altro che se c’è stata.

«Sono costretta a questo passo, non aggiungo altro», dichiara Madamin. Non aggiunge altro e rilascia dichiarazioni al "Corriere della Sera", a "La Stampa" e comunicati ufficiali all’ANSA.

Tutto perché suo marito si è fidanzato in casa con Noemi!!

Caso Veltroni-Lario: la moglie del capo dell’opposizione rispose

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Veltroni, si sa, è un campione di maanchismo.

E’ il leader di quelli che lo votano, ma anche di quelli che non lo votano, guarda con attenzione alla maggioranza ma anche all’opposizione interna, ha un occhio di riguardo per Prodi ma anche per Veronica Lario in Berlusconi, poverina.

Veltroni la voleva nell’erigendo Partito Democratico, e lei gli ha definitivamente risposto picche: “rispetto il ruolo di moglie del capo dell’opposizione”.

Veronica Lario confonde l’imperativo anagrafico con la libertà di scelta politica, sembra una di quelle donne che se un uomo chiede loro qualcosa rispondono con “Sono regolarmente (e felicemente!) sposata!”. Siete uomini e avete chiesto a una rappresentante di questa casta castissima che ore sono? Loro sono sempre e regolarmente sposate. Veronica Lario è la moglie del capo dell’opposizione e ci tiene a rispettare il suo ruolo. Magari va a scrivere al marito dalle pagine di Repubblica, ma quando le si avvicina Veltroni deve rispettare il suo ruolo. Noblesse oblige, per cortesia.

Il matrimonio come sistema di pensiero è un ottimo viatico alla narcosi del pensiero.

Veronica Lario in Berlusconi chiede scuse pubbliche

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"(…) Ho ritenuto che il mio ruolo dovesse essere circoscritto prevalentemente alla dimensione privata, con lo scopo di portare serenità ed equilibrio nella mia famiglia. Ho affrontato gli inevitabili contrasti e i momenti più dolorosi che un lungo rapporto coniugale comporta con rispetto e discrezioné. La moglie di Berlusconi parla quindi di ‘affermazioni che interpreto come lesive della mia dignita’, affermazioni che per l’ età, il ruolo politico e sociale, il contesto familiare (due figli da un primo matrimonio e tre figli dal secondo) della persona da cui provengono, non possono essere ridotte a scherzose esternazioni.
A mio marito ed all’ uomo pubblico chiedo quindi pubbliche scuse, non avendone ricevute privatamente, e con l’ occasione chiedo anche se, come il personaggio di Catherine Dunne, debba considerarmi ‘La meta’ di nienté ‘. (…)"