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No, l’amore non basta.
Non è sufficiente il bene per assorbire il dolore. La gente muore e il dolore resta, caparbio, a darci contezza di sé.
No, non basta la vergogna.
La vergogna ci fa rendere conto della nostra miserabile essenza, ma dura il tempo di un rossore di gòte e di una lacrima, poi passa e noi ricominciamo, dapprima incerti, poi sempre più gonfi di sicumera, a vivere nell’ipocrita condizione di chi si dà pace, mentre gli altri giacciono, morti.
No, non basta la solidarietà.
La solidarietà si dà ai vivi, a chi c’è ancora. A chi può sentire ancora il profumo di lacca del parrucchiere dato poche ore prima di un volo di Stato, mentre si bacia il nulla dicendo “Condoglianze, caro/a!” in un incrociarsi di visi.
No, non basta la preghiera.
La preghiera è valida per chi crede, ma lo Stato è fatto anche di chi non crede, e nell’emergenza non ci si può permettere il lusso di tenere fuori qualcuno.