Ilaria Cucchi querela Matteo Salvini per diffamazione

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“Ora basta. Lo devo a Stefano, a mio padre ma soprattutto a mia madre. Questo signore deve smetterla di fare spettacolo sulla nostra pelle”

Queste le parole di Ilaria Cucchi che hanno preceduto l’annuncio della deposizione di una querela per diffamazione contro Matteo Salvini.

La Cucchi, rappresentata e difesa dal legale e compagno Fabio Anselmo, ha stigmatizzato il commento di Salvini alla sentenza del processo che ha visto condannati a 12 anni due carabinieri per omicidio preterintenzionale del giovane geometra romano, secondo cui la droga fa male sempre, evidenziando come Stefano sia morto per le percosse ricevute e non per droga (con sentenza stabilita da un Tribunale dello stato).

Salvini era già stato querelato per diffamazione da Carola Rackete. Ha dichiarato:

«Dopo Carola Rackete, mi querela la signora Cucchi? Nessun problema, sono tranquillissimo dopo le minacce di morte dei Casamonica e i proiettili in busta, non è certo una querela a mettermi paura», dichiara ancora il leader della Lega. «Spero che il Parlamento approvi subito la legge “droga zero” proposta dalla Lega, per togliere per sempre ogni tipo di droga dalle strade delle nostre città. Ripeto, dopo le minacce di morte dei mafiosi non sono Ilaria Cucchi o Carola Rackete a farmi paura».

Replica la Cucchi in querela:

Salvini «insiste ancora a collegare la morte violenta di Stefano Cucchi alla droga, auspicando provvedimenti che affrontino questo problema che – nel suo ragionamento – è causa delle morti come quella di Stefano Cucchi, dovuta invece alla condotta illecita e violenta di due appartenenti all’Arma dei Carabinieri. Ma soprattutto, aggiunge un’infamante offesa alla sottoscritta, paragonando la sua intenzione di sporgere querela alle minacce di morte rivoltegli da gruppi criminali».

Quando Salvini diceva “La sorella di Stefano Cucchi si deve vergognare”

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Immagine tratta da tpi.it
Immagine tratta da tpi.it

Un giorno del 2016, Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, pestato a morte da un gruppo di carabinieri a cui era stato dato in custodia, secondo le rivelazioni fatte dal collega Francesco Tedesco, riprese una foto pubblicata sul profilo del militare (in cui il Tedesco appare in costume da bagno) commentando così:

“Volevo farmi del male, volevo vedere le facce di coloro che si sono vantati di aver pestato mio fratello, coloro che si sono divertiti a farlo. Le facce di coloro che lo hanno ucciso. Ora questa foto è stata tolta dalla pagina. Si vergogna? Fa bene.”

Gli seguì un commento di Salvini a “La Zanzara” di Radio24:

“Ilaria Cucchi? Capisco il dolore di una sorella che ha perso il fratello, ma mi fa schifo. È un post che mi fa schifo. Mi ricorda tanto il documento contro il commissario Calabresi”.

E ancora:

“La sorella di Cucchi  si deve vergognare. La storia dovrebbe insegnare. Qualcuno nel passato fece un documento pubblico, erano intellettuali sdegnati contro un commissario di polizia che poi fu assassinato. I carabinieri possono tranquillamente mettere una foto in costume da bagno sulla pagina di Facebook. O un carabiniere non può andare al mare? E’ assolutamente vergognoso. I legali fanno bene a querelare la signora e lei dovrebbe chiedere scusa”.

“Io sto sempre e comunque con polizia e carabinieri. Se l’un per cento sbaglia deve pagare, anche il doppio. Però mi sembra difficile pensare che ci siano poliziotti o carabinieri che hanno pestato per il gusto di farlo”.

E invece, stavolta, c’è chi ha cantato e ha fatto nomi e cognomi di chi ha preso parte all’aggressione contro Stefano Cucchi. Allora Salvini, ieri, ha corretto il tiro:

salvinicucchi

Gli “errori di pochissimi” e i reati (che sono sempre “eventuali”, si noti bene), sono gli errori di chi rappresenta lo Stato, che in quel momento ha in custodia un cittadino contro cui non è stata ancora formalizzata alcuna accusa, e che non devono torcergli un capello, altro che cercargli l’anima a forza di botte, come scrisse il Poeta. L’errore di Stato è sempre un crimine che getta una macchia indelebile su tutta una categoria. Poi è chiarissimo (lo è perfino per Salvini) che la responsabilità penale è personale e paga chi ha commesso il crimine. Ma mai una parola sul fatto che lo Stato non può essere rappresentato da queste persone. Mai. E a questo punto fa bene Ilaria Cucchi a subordinare l’accettazione dell’invito al Viminale da parte di Salvini alle scuse che il ministro dell’interno deve alla famiglia di Stefano. Perché ci sia un modo più chiaro e pulito di vivere e di cercare giustizia.