La Turchia oscura Twitter. E chi se ne frega?

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La non-notizia, stavolta, è il blocco notturno di Twitter da parte della Turchia.

E’ un’operazione pienamente legittima. Quindi, non dovrebbe costituire un tema di discussione, nè occupare i primi posti dei siti on line dei quotidiani italiani e stranieri.

Ho detto che è un’operazione legittima, non un’operazione condivisibile nel contenuto. Ma se uno Stato sovrano (e la Turchia lo è!) decide che in quello stato Twitter non entra, Twitter non entra. Punto. E’ finito il discorso.

E’ un “colpo di mano”? Forse. E’ una limitazione alla libertà di espressione dei cittadini? Certamente, almeno dal punto di vista formale (non mi sembra siano state oscurate le piattaforme blog, la possibilità di scambiarsi e-mail, i siti di informazione principali).
Ma lo possono fare. Esattamente come in Italia la magistratura oscura quotidianamente siti o parti di siti per diffamazione, pornografia, violazione del diritto d’autore. Che sono, per certi versi, forme di libera espressione. Che nel nostro ordinamento ricadono nella fattispecie di “reato” ma sempre espressione sono.
Oppure diciamo pure tranquillamente che la “libera espressione” è ciò che ci piace.

L’URSS ha “bannato” per decenni le trasmissioni radio dall’Ovest e ci lamentiamo di una mezza nottata di Twitter in Turchia.

Erdogan ha detto: “Estirperemo i social”. Frase forte? E sia pure. E chissà che non sia un male. Twitter è pur sempre pieno di persone che litigano, che se ne dicono di tutti i colori, assieme a Facebook è la terra di nessuno della diffamazione, del litigio, di incompetenti arrivisti o arrivisti incompetenti e anche di una generosa manciata di zoccole. Se loro non lo vogliono amen.

Che uno dice: “Eh, ma così si oscura l’informazione corretta e si impedisce ai turchi di conoscere la verità.”
Già, perché lo Stato Italiano che la verità su Ilaria Alpi e Miran Hrvovatin l’ha tenuta nascosta per vent’anni (confronta il post di ieri) ha fatto di meglio, nevvero?
E poi “Chi visita la Turchia per turismo non avrebbe comunque  il diritto di accedere a Twitter e raccontare quello che succede là.
A parte il fatto che ai turisti non lo ordina di certo il medico di fare i cazzoncelli presuntuosetti con il Touchphone e andare in giro a giocare al piccolo freelance in 140 caratteri.
E poi, se vogliono andare in Turchia che si adeguino. Se no se ne stiano a casa, loro e il loro schizofonino del cazzo.

Gli USA lo hanno definito un “atto codardo“. Chissà come mai non si sono preoccupati della Corea del Nord che da decenni blocca qualsiasi libertà di informazione e di espressione!

Mi sa che ci vado in Turchia. Voglio prendermi un the con Kati Hirschem e parlare con lei di quanto sia impazzito l’Occidente.

Vent’anni dopo

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Indubbiamente il governo sta facendo una buona cosa nell’intraprendere la desecretazione degli atti che riguardano l’uccisione di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin.
Indubbiamente il Presidente della Camera Laura Boldrini ha avuto un’ottima iniziativa personale nel sollecitare questa operazione.

Ma non pretendano, Lorsignori, di ricevere gli applausi che, in fondo, ritengono di meritare. O, peggio ancora, di essere considerati diversi da chi li ha preceduti nelle stesse funzioni.
Perché vent’anni sono vent’anni. Vent’anni erano il periodo in cui una donna partoriva un figlio e lo vedeva tornare dal servizio militare. O quello in cui un dittatore saliva al potere, partecipava a una guerra mondiale e veniva appeso per i piedi a Piazzale Loreto. Vent’anni sono quelli di Dumas dopo “I tre moschettieri”.

Hanno mai detto qualcosa i suddetti Lorsignori prima d’ora? No. C’è voluta la ricorrenza, come se la storia di facesse a suon di compleanni. E’ stata necessaria la lucidità della madre di Ilaria Alpi che in un’intervista ha declinato serenamente l’innocenza di Hashi Omar Hassan e che sugli 8000 documenti secretati ha affermato “Aspettiamo le decisioni della Camera e del Copasir. Ma il problema è capire, alla fine, cosa effettivamente ci lasceranno leggere. Troppi pezzi di questa storia sono scomparsi”.

Lo sanno anche gli alti vertici che sono scomparsi e che l’accesso a quei documenti non sarà favorevole a un approccio di trasparenza storica, ma di verità di comodo. Si aprono gli archivi per insabbiare la memoria.

Vivissimi applausi dai banchi della maggioranza.