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Il Ministro Franceschini ha firmato il decreto che impone costi supplementari sui dispositivi di memorizzazione per la copia privata legittimamente acquistata.
Per avere un dato anche solo vagamente orientativo dell’entità dei costi, basti sapere che per uno smartphone con 32 Gb di capienza, per la sola copia privata si pagano circa 5 euro che andranno a ripagare i diritti di autori ed interpreti.
In pratica, se avete comprato un CD di Carmen Consoli (ma certo, come potreste farne a meno?) e avete il suddetto smartphone potete farne una copia ulteriore a vostro uso e consumo, che so, campionando in MP3 il contenuto del CD originale. Così sarà possibile passeggiarvi la vostra artista preferita per ogni dove voi vogliate.
Ci sono altri esempi di uso della copia privata. Ad esempio quello della copia del CD-ROM pagato una pacca di denari su un hard disk esterno, oppure su una chiavetta USB.
Però c’è anche chi sullo smartphone ci memorizza le foto e i selfie che ha scattato in vacanza. O la registrazione delle prime parole pronunciate dal figlio. Sono cose sue, perché mai dovrebbe pagarci i diritti d’autore? E, soprattutto, questi diritti d’autore, a chi vanno? A Carmen Consoli per il giusto riconoscimento di aver realizzato una copia della suo opera imprescindibie o all’azienda che ha realizzato il CD ROM? Niente di tutto questo. Vengono redistribuiti in proporzione a quegli artisti che “vendono” di più. Ed è assai probabile che a Carmen Consoli per quella copia non vada nemmeno un soldo, disdetta. Per archiviare le vostre foto basterà pagare il balzello per intero. Dàte, dàte…dàte qui (possibilmente in moneta contante).