Prima che Don Gallo canti

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Non so se ve ne siete accorti o se lo avete appreso dalle fonti di informazione principali ma la settimana scorsa, a Genova, si è spento Don Andrea Gallo.

Venerdì scorso si sono svolte le sue esequie e i media si sono prodigati in una comune ed ecumenica prova di cordoglio: dallo scarsamente condivisibile editoriale di Antonio Padellaro su “Fatto Quotidiano”, che dedica alla figura del prete ben quattro pagine, al format di Fabio Fazio in TV, che ha fatto seguire un Battiato ormai in declino artistico a uno speciale sul sacerdote di Genova.

E poi i ricordi di Fiorella Mannoia, di Moni Ovadia, di Celentano, di Beppe Grillo… tutti a rendere omaggio al cappellaccio, al sigaro toscano puzzolente e alle parolacce nonché ai modi bruschi del defunto, perché non ci si deve far mancare nulla, perché davanti alla morte tutto è bello, tutto è buono, tutto è unificante, tutte le differenze si annullano e ci si sente fratelli, magari ascoltando qualche canzone di Fabrizio De André, sempre per non farci mancar niente, s’intende.

E così ci si dimentica che a celebrar messa è il Cardinal Bagnasco della CEI e non importa cosa abbia fatto o detto fino a quel momento, l’essenziale è sentirsi tutti uguali.
Ci si dimentica anche della messa celebrata da don Andrea Gallo in suffragio del dittatore venezuelano Hugo Chavez a cinque giorni dalla sua morte, perché anche chi ha fatto del male a un popolo intero ha diritto a un sentimento di pietà, e comunque, bisogna sempre sentirsi tutti uguali.
E si dànno volentieri i sacramenti religiosi a Vladimir Luxuria che si è sempre dichiarata buddista (per l’amor del cielo, si sarà convertita nel frattempo, non dico mica di no…), anche a prescindere dalla coerenza con quei sedicenti “valori” propugnati nei confronti degli omosessuali e delle cosiddette “devianze” da parte della Chiesa. E pensare che c’è gente che solo per essersi separata viene esclusa dalla comunione!

Quindi estrema sinistra e cattolici, tutti a intonare inni sacri e “Bella Ciao!” come se fossero la stessa cosa (e non lo sono!!), perché l’essenziale èsentirsi tutti uguali.

Ma se ci si sente tutti uguali davanti alla bara di Don Gallo è segno che si sono perse di vista le proprie identità, le proprie differenze. Tanta gente ha bisogno di celebrare un eroe e ritrovarsi nella sua storia perché non ne ha più una propria, e sarebbe anche l’ora di recoperarla. Presto.