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C’era una canzone di Renzo Arbore che si intitolava “Je faccio ‘o show”. Non se la ricorda nessuno, ma pazienza. In compenso ieri Salvini lo show lo ha fatto sul serio, aprendo in diretta Facebook, e seguito da 30.000 fans (neanche tantissimi, a dire il vero), il plico proveniente dalla Procura della Repubblica di Palermo e contenente l’informazione di indagine per il reato previsto dall’articolo 605 del codice penale, firmato dal Procuratore in persona Lo Voi e esteso sotto forma di lettera gentile, breve, concisa ma chiara e netta.
Lo show è continuato con il solito attacco alla magistratura, rea soltanto di non essere stata “eletta dal popolo” come lui. Che non è stato nemmeno eletto, ma nominato, come diceva Beppe Grillo quando era ancora vivo. Poi se l’è presa con i suoi tradizionali avversari: Roberto Saviano, Gad Lerner, Matteo Renzi, Fiorella Mannoia. No, dico, se la è presa con Fiorella Mannoia, quella di pesca forza tira pescatore e dimmi dimmi mio signore. La cantante. Che male può fargli una canzonetta? Non si sa. Ma l'”eletto dal popolo” che spettacoleggia su Facebook ci ricorda da vicino il Berlusconi che, pure, se la prendeva con i magistrati gridando al colpo di stato e all’uso politico della giustizia. Solo che lui non aveva bisogno di Facebook, aveva i giornali e le televisioni per condizionare l’opinione pubblica italiana.
Intanto che Salvini fa ‘o show, il ministro della giustizia Bonafede è orgoglioso del decreto “spazzacorrotti” che sta per essere discusso in Parlamento. Quello che prevede l’istituzione della laida figura del pentito. Perché sarà introdotta una norma che prevederà la non punibilità del corrotto che, dopo essere stato folgorato sulla via di Damasco e una volta pentitosi, si autodenuncia entro sei mesi dal fatto, sempre che non sia stato indagato prima, restituendo il maltolto e dando ampie indicazioni alla magistratura su dove trovare il denaro da restituire. Non si sa che fine faccia il corruttore, ma queste sono cose secondarie. Ora, se un corrotto può farla franca fingendo un provvidenziale ravvedimento che lo salvi dal gabbio, vi immaginate un ladro di autoradio (ma si rubano ancora le autoradio??) che non può andare dal giudice a dire “Restituisco la refurtiva, ma non processatemi”?? Siamo all’assurdo che per un furtarello si va in galera e non ci sono santi, e per aver preso mazzette ce la si può cavare facendosi spuntare l’aureola dei bravi cittadini redenti, quando il reato di corruzione desta un allarme sociale notevole. Per uscire indenni da una accusa di diffamazione bisogna mettere mano al portafoglio e risarcire il danno prima che cominci il dibattimento (sempre se il giudice lo accetta), per una corruzione basta un “mea culpa”. E che cazzo!
E’ uno spettro da seconda repubblica che non spaventa ormai più nessuno. Però inquieta non poco.