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In Italia chiunque, con la partecipazione di amici, conoscenti o prestanome, può recarsi da un notaio a far redigere l’atto di costituzione di una Onlus, di una associazione di volontariato o di beneficenza.
Se si è un privato si possono versare dei fondi a titolo di donazione alla nostra Onlus. Quei fondi potranno essere detratti dalla dichiarazione dei redditi (quindi non ci si pagano le tasse). Se si è presidenti o direttori di azienda si possono raddoppiare i benefici fiscali facendo, comunque, sempre confluire il denaro nell’amministrazione delle proprie tasche.
Inoltre le OnLus possono ricevere donazioni da altri privati e aziende o partecipare alla redistribuzione del tetto massimo stabilito per legge del 5 per 1000 dell’Irpef versato dai cittadini.
Sono piccoli trucchetti legali che rendono palese come la nostra sia l’Italietta dei furbetti del centesimino.
La beneficenza, comunque, è ben altro. Cela pieghe se non incredibili almento insperate. Quanto denaro viene effettivamente elargito alle associazioni? Valentina Furlanetto, che è giornalista attenta e spietata, ce le rivela nel suo eccellente “L’industria della carità” (Edizioni Chiarelettere).
Comprarlo e leggerlo è in investimento vero che ci insegnerà almeno a non fare più il gesto automatico dell’invio dell’SMS “solidale”. O a farlo con maggiore consapevolezza.