Il blog bannato. Come è andata la storia

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A forza di parlar di superlativi qui si perde il senso della Trebisonda, dunque vediamo di riprendere il filo del discorso.

Tempo fa, in un articoletto che si chiamava “valeriodistefano.com e il mistero delle blacklist“, segnalavo come il blog sia bannato dai computer della LAN della scuola dove lavoro e risulti (a distanza di oltre un mese), ancora irraggiungibile. Ho provato a chiedere lumi e siamo arrivati e mi è stato detto questo [riporto solo quello che mi è stato riferito, non dico che questa sia necessariamente la realtà di fatti]:

– la scuola usa un software specifico per impedire l’accesso ai siti che non ritiene di interesse specifico, questo software si chiama “Fortinet”;

– il software “Fortinet” non è stato pagato con i soldi della scuola, ma è un accessorio che è stato dato in omaggio (da chi non mi è chiaro) al momento della messa in funzionamento della LAN;

– questo software organizza i siti web per categorie: SocialNetwork, intrattenimento, infanzia, giochi e quant’altro. Da quello che mi è stato detto non è possibile modificare l’elenco dei siti che si trovano nelle singole categorie, che costituirebbero, dunque, un “monolite” a sé, immodificabile nella sostanza (e questa è la vera e propria rogna);

– ora, si dà il caso che valeriodistefano.com non sia stato riconosciuto da “Fortinet” come un blog, o un sito di informazione e/o formazione, ma che sia stato schiaffato (come non lo sapremo mai) nella sezione “SocialNetwork” che è stata bannata in blocco. In pratica, non c’è nessuna maniera, in cielo e in terra, di apportare delle modifiche all’elenco dei link bannati. Questo accade perché il programma è proprietario (la pubblica amministrazione dovrebbe usare software open source, se non può farlo deve giustificare il perché di una scelta contraria) e immodificabile. Un collega, questa mattina, mi ha riferito che in un laboratorio hanno particolari difficoltà di accesso ad alcuni siti che hanno ricevuto lo stesso trattamento del mio blog.

Ci sarebbe una soluzione: NON utilizzare più quel software, rimuoverlo (anche se è gratis, cosa se ne fa una scuola di un software che crea disagi e disservizi??) e sostituirlo con un altro a sorgente aperta in cui sia facile editare i link ai siti bannati e rimuoverli se ce n’è nesessità.

Ma c’è chi mi ha detto: “Non ti preoccupare, pensa che il tuo è un sacrificio necessario!” Avanti così.

 

Aggiornamento delle 18.10: Riporto un commento da Facebook dell’amico Valter Bruno che fa un po’ di chiarezza su quanto esposto: da quello che conosco non è proprio così Fornitet dovrebbe avere la possibilità di aprire le porte verso un http:// ma bisogna saperlo fare, inserire l’eccezione e per fare questo occorre essere preparati e avere le professionalità adatte; dico questo perchè conosco quell’architettura e so che avevo avuto un problema simile (non identico) e siccome le pagine messe su servivano per lavoro, la porta era poi stata aperta; dovresti indagare un pò di più e trovare chi mette le mani su quella cintura di castità

valeriodistefano.com e il mistero delle blacklist

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schermata

Tu sei lì davanti a un computer.

Non è il tuo computer, ma è comunque un computer che rientra nella tua disponibilità. Il computer appartiene a un ente pubblico. Però lo puoi usare. Come tanti altri.

E mentre sei lì che sditeggi sulla tastiera e fai clìcchete clìcchete, ti viene in mente un articolo letto tempo fa che, però, non riesci più a ritrovare su Google. Poco male, siccome lo avevo linkato in un post del blog la soluzione è molto semplice: andare sul blog e recuperare il link. Il massimo della logica. E ti ritrovi a scrivere sulla barra degli indirizzi vuvvuvvù punto valeriodistefano punto com. Come hai fatto tante, troppe volte.

E la sorpresa è che il blog, quello su cui è collegato chi sta leggendo queste righe, è inserito in una blacklist di siti inaccessibili e, dunque, non è raggiungibile. Ritenta, sarai più fortunato.

E infatti ritento perché stento a crederci. Forse avrò sbagliato a digitare. Macché è tutto giusto ed è proprio così: l’accesso al mio blog è impedito. Un coso che si chiama Fortinet mi informa che l’indirizzo https://www.valeriodistefano.com è stato inserito (da chi?) nella categoria dei Social Network (un blog che viene omologato a Facebook??) e che questa categoria è stata bloccata in toto.

Il computer in questione è quello della sala insegnanti della scuola in cui lavoro, che fa parte di una rete LAN a cui è stato applicato il filtro in questione. Continuo a pensare che non può essere, e a chiedermi a chi possa dare tanto fastidio il mio blog da addivenire alla decisione. Provo anche a fare un paio di verifiche incrociate. Digito sulla barra degli indirizzi del browser il vituperato beppegrillo.it. Raggiungibile e perfettamente navigabile (anzi, adesso che Grillo si è scaricato il movimento dal blog è diventato anche più bello e interessante). A questo punto penso “Avranno bannato i siti personali dei docenti!” Allora provo a digitare l’indirizzo del sito di un collega che ha anche lui un dominio del tipo nomeecognome.it. Dopo svariati secondi (perché il sito è pieno di immagini pesantissime) ecco che tutto appare regolarmente.

Fin qui i fatti. Ho provato a parlarne con qualcuno. Balbettavo, probabilmente, perché una sala insegnanti è un luogo in cui circolano le idee, in cui ci si confronta. Magari sui pannolini da mettere al pupo che sono migliori quelli di questa marca piuttosto che quelli di quest’altra, però ci si confronta, si leggono i giornali on line, si mangiano i panini, ci si scambiano idee su come le fai tu le screppelle, e quante uova ci metti, quanta farina, ma non ti vengono un po’ molli (le screppelle, anche a scuola, sono cose importanti). E allora com’è che io, con le mie opinioni, espresse sul mio blog, non ci posso entrare? E’ un mistero che resta ancora pienamente irrisolto. Ci vorrebbero Poirot. O Carvalho, O il commissario Montalbano per scoprire il movente di una cosa del genere. In breve: a chi je rode? Non lo sapremo mai.

Se penso male? No. Non credo di essere oggetto di una persecuzione “ad personam” (anche se sarebbe la prima ipotesi, la più allettante, quella che ti risveglia la rabbia e l’adrenalina, quella che ti dà l’aureola del perseguitato che fa tanto martirio), sono convinto della perfetta buona fede delle persone con cui collaboro e lavoro, ma al contempo non posso nemmeno pensare bene, perché nella blacklist della scuola il mio blog ci è finito e qualcuno dovrà pur avercelo messo. Magari la categoria “Social Network” era già precompilata da Fortinet e qualcuno l’ha censurata in blocco, ma, appunto, ci sarà pure il modo di intervenire manualmente con delle eccezioni, perché censurare TUTTI i link di una categoria per oscurarne uno solo (solitamente Facebook) è come avere un brufolo enorme in fronte e tagliarsi la testa per curarlo.

Ho fatto una scommessa (con me stesso, così se perdo mi pago). E ho scommesso che tra un mese il mio blog sarà ANCORA irraggiungibile. Vi farò sapere. Intanto tutto questo da una palese ingiustizia quale è ho comiciato a considerarlo come una medaglia al merito. Troppo onore, ma tant’è.