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Quello dei tre bambini di Lecco doveva essere per forza di cose un assassino, e, sia chiaro, di sesso maschile. Punto, non poteva e non doveva essere niente e nessun altro.
Lo aveva detto il Ministro degli Interni Alfano: “Noi non daremo scampo a chi ha compiuto questo gesto efferato. Inseguiremo l’assassino sinche’ non l’avremo preso e poi lo faremo stare in carcere sino alla fine dei suoi giorni”. Perché ‘o malamente è ‘o malamente.
Del resto quale migliore storia da dare in pasto a una opinione pubblica vacanziera e domenicale di quella di un uomo che ammazza i suoi tre figli, ferisce la loro madre e se la dà a gambe con la sua nuova compagna dopo aver finito il turno di lavoro e aver guidato tutta la notte da Lecco a Bari?
Sarebbe stato pane saporito e prezioso, anche se un po’ raffermo, per le trasmissioni che campano sulla violenza degli uomini puzzoni e traditori contro le donne madri e, proprio per questo, belle, innocenti, angeli, e costituzionalmente incapaci di fare del male, soprattutto ai figli. Si sarebbe potuto usare la parola “femminicidio” per l’ennesima volta, quanto meno preceduta dall’aggettivo “tentato” che ci rivela che se non è zuppa è pan bagnato, ovvero che il puzzone in questione se non è riuscito ad ammazzarla, quanto meno ci ha provato.
E invece è stata lei. Una donna. Una mamma. Di tre figlie. E le ha ammazzate tutte e tre. Tre femminicidi. Ora com’è che se le avesse ammazzate un uomo sarebbe stato un assassino, mentre ora che si è scoperto che è stata la madre è una “donna disperata“? E non ci dovrebbe stare una donna, per quanto disperata, in carcere fino alla fine dei suoi giorni, seguendo l’Alfano-pensiero?
E non c’era nessuna ragione di non dare scampo a chi aveva commesso l’efferato crimine: era già lì. Ma vi immaginate l’inseguimento (mancato), fino in Albania, del presunto assassino? Peggio di Monsieur Fix con Phileas Fogg nel giro del mondo in ottanta giorni.
Perché il suo delitto è stato mille volte peggiore di quello di aver ucciso le sue figlie, lui ha commesso il reato di non entrarci niente.