Una storia disonesta

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spinello

Era solo un ragazzo.

Un ragazzo fa molta paura. Soprattutto se ha 16 anni e non può difendersi. Soprattutto se, perquisito una prima volta e trovato in possesso di ben 10 grammi di hashish, non oppone resistenza, anzi, confessa addirittura di averne ancora a casa.

Un ragazzo così fa una paura tale che devi mandargli per forza sei uomini delle forze dell’ordine per perquisirgli la cameretta alla ricerca di quello che ti ha già detto di avere. Ne basterebbe uno solo, magari in borghese, per accompagnarlo e farsi dare il fumo, la “roba”, o come cazzo si chiama in gergo, ma il ragazzo di sedici anni fa paura, tanta paura, e allora bisogna fargliene altrettanta. Bisogna far leva sullo stigma sociale, sull’impressione che fanno le due volanti della Guardia di Finanza parcheggiate sotto casa, sul senso di colpa che si prova a subire una perquisizione davanti ai propri genitori, sulla vergogna di sentirsi sporchi.

E allora, solo allora, si ha la meglio su quel ragazzo di sedici anni che ci faceva tanta paura. E gli si può anche raccontare la storiella che quello che in realtà si stava facendo era per il suo bene, per evitare che continuasse ad usare e abusare della sostanza, magari che non spacciasse, ecco perché così tanta gente a cercare la sostanza proibita. C’era bisogno di tutto quel dispiego di forze per dimostrare che la Fini-Giovanardi è una legge educativa, non repressiva.

Poi il vuoto, il volo, lo schianto, la morte.

I militari, comprensibilmente erano scioccati. Loro. Figuriamoci quei due poveri genitori. Ma nesssun problema: i finanzieri potranno contare su un sostegno psicologico gratuito (la gente normale l’analista se lo paga a bòtte di 50 euro a seduta) e chissà, magari, tra un po’, quando tutto questo sarà finito, quando la gente se ne sarà dimenticata, quando tutto sarà sedato, anche una promozioncina o un trasferimento su richiesta.

Resterà solo la morte.
E la sconfitta. La sconfitta di uno stato inquisitore e violento che aveva una paura fottuta di un ragazzo di sedici anni.

Poi se ne vien dove col capo giace/appoggiato al barile il miser Grillo

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Massì, massì, è tutta colpa di Grillo che ha defenestrato i parlamentari del Movimento 5 Stelle, rei di aver opinato che è stato un errore andare a dire “Io non sono democratico con voi” al neo-Presidente del Consiglio consultante perché non gli si doveva dire nemmeno il fatto suo.

Ma certo, ci mancherebbe, la questione è che nemmeno il Movimento 5 Stelle è democratico e chissà cosa vogliono questi qui, a parte rassegnare delle dimissioni che saranno fittiziamente respinte dal Senato, e andare a creare un gruppo autonomo o finire nel gruppo misto (senza più neanche l’obbligo di restituire una parte dello stipendio mensile alle casse dello stato).
La questione non è che la direzione del Partito Democratico ha imposto a un paese intero un cambio di Premier (atto decisamente democratico) senza passare per le urne (a che servono le elezioni, del resto?), non è il PDL che caccia Fini (“Che fai, mi cacci?” Sì!), no il punto è che la gente se ne va perché non è più in sintonia con chi l’ha votata, e allora, basta, se ne vada pure e più non ci percuota lo scroto.

I versi del titolo sono tratti dal XVIII canto dell'”Orlando Furioso”. A volte si dice, eh?

Fini-Giovanardi: incostituzionale l’equiparazione penale delle droghe leggere a quelle pesanti

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Chissà come ci si deve sentire ad aver messo il proprio nome, le proprie speranze politiche, il proprio impegno, la responsabilità davanti ai cittadini in una legge che è stata dichiarata incostituzionale in alcune sue parti.

Come ci si sente ad aver mandato in galera tante persone che non dovrebbero starci (per carcerazione preventiva o per espiazione della pena) solo per aver disgraziatamente equiparato una canna all’uso di droghe cosiddette “pesanti”?

E come ci si sente a sapere che parte di quei detenuti potranno chiedere l’equo indennizzo per ingiusta detenzione, ora che è stato stabilito che il pari livello di tutte le droghe è incostituzionale, e che quindi sarà la collettività a sganciare per aver scarsamente valutato la portata dell’articolo in questione?

Come si sta ad aver detto che un bicchiere di vino a pasto fa bene (andatelo a dire a chi si deve mettere in viaggio e rischia la sospensione dell patente e il sequestro del mezzo!) mentre la cannabis non può essere assunta nemmeno in dosi minimerrime?

Male, eh?

“Berlusconi non sara’ mai Presidente della Repubblica” (Gianfranco Fini)

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"Berlusconi non sarà mai presidente della Repubblica, semplicemente perché non controllerà la maggioranza del prossimo Parlamento"
(Gianfranco Fini, 9 maggio 2011)


"D: Berlusconi sarà presidente della Repubblica
R: Certamente, oggi gode di un appoggio personale e popolare che converte l’ipotesi in molto più di una stravaganza."
(Gianfranco Fini, Intervista a "El País" – marzo 2009)

Quelli che fino a ieri mangiavano nel piatto di Berlusconi: Gianfranco Fini e il discorso sulla legalita’ a Reggio Calabria

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"Se lei mi chiede: "Un maestro dichiaratamente omosessuale puo’ fare il maestro?" Io le dico di no. Capito? Perche’ ritengo che non sia educativo nei confronti dei bambini…"

(Gianfranco Fini, Maurizio Costanzo Show, aprile 1998)

Anche Gianfranco Fini, ieri a Reggio Calabria, non ha voluto farci mancare il solito pistolotto sulla legalità.

E quando un uomo politico, e soprattutto una alta carica istituzionale come Gianfranco Fini, confonde la Giustizia con la legalità, vuol dire che il terreno si fa pericoloso e scivoloso.

Fini non ha resistito a diviudere il mondo in buoni e cattivi. I buoni, naturalmente, sono i cittadini onesti che osservano le leggi (non la Giustizia, non l’Etica) e si sottopongono, zitti e muti, alla magistratura.

Perché la legge è buona, e tutto ciò che è al di fuori dalla legge è cattivo e rende automaticamente il cittadino disonesto.

Nel 1955 esisteva il reato di adulterio, e Fausto Coppi fu condannato, per la sua relazione con Giulia Occhini, a due mesi di carcere. La Occhini a tre mesi, perché, si sa, la donna è sempre un po’ più "colpevole". Quindi Fausto Coppi era una persona disonesta. Lo stato di diritto era anche quello che ha condannato queste due persone perché volevano vivere una vita loro.

Oggi lo stato di diritto è quello che afferma che se due persone convivono "more uxorio" e una delle due si occupa dell’altra assistendola fino alla morte e i figli del moribondo non fanno un cazzo dalla mattina alla sera, al momento della morte l’altro va IMMEDIATAMENTE fuori di casa, se i figli de "de cuius" lo vogliono.

Oggi lo stato di diritto è quello che dice che se uno studente universitario si installa un programma piratato e ci compila la tesi di laurea rischia, nel massimo, la stessa pena che si rischia per un occultamento di cadavere.

Questa è la legge. La Giustizia, evidentemente è un’altra cosa.

La Giustizia in cui Fini crede è quella del pudore di un Presidente del Consiglio che dovrebbe dimettersi e attendere il giudizio della magistratura quale che esso sia perché coinvolto in inchieste di basso profilo per la pubblica morale. Benissimo, allora come mai non si è mai saputo, se non ad archiviazione avvenuta, dell’indagine su Fini per i fatti della villa di Montecarlo, buon per chi ci ha capito qualcosa? E perché Fini non si è dimesso?

L’archiviazione non è un’affermazione di innocenza, che io sappia, significa semplicemente che il fascicolo viene accantonato e che può essere ripreso di nuovo qualora dovessero esserci nuovi elementi di valutazione.

E allora come la mette, lui che è stato l’anima del partito di Berlusconi?

"Viva Reggio Calabria, viva l’Italia!"

La sfiducia per il ministro Bondi: Fini accusato di “imparzialita'” (eh…)

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Io non lo so perché ogni volta che voglio dare torto pubblicamente a Gianfranco Fini, poi finisco sempre col difenderlo.

Si vede che sto invecchiando e che le sinapsi cerebrali non mi corrispondono più, che volete che vi dica, fatto sta che per liberarsi definitivamente della presenza di Fini basterebbe ricordare il suo passato di delfino di Almirante e la firma congiunta messa in calce alla legge sull’immigrazione stilata assieme a quella persona calma e riflessiva che è Umberto Bossi, il fallimento della mozione di sfiducia nei confronti di Berlusconi di due giorni fa, altro che ricostruirsi una verginità istituzionale.

Invece no. Invece leggo su Liquida.it (che non ho mai capito bene che cosa sia, fatto sta che spesso mi linka dei post e mi fa salire gli accessi sul blog, bontà sua, io non ho chiesto nulla a Lorsignori, beninteso…) che Fini, da presidente della Camera, sarebbe stato accusato da Bondi (nei confronti del quale è stata calendarizzata una mozione di sfiducia) di essere imparziale.

Proprio così. O hanno clamorosamente cannato quelli di Liquida.it (che avrebbero, in questo caso, dovuto scrivere "parziale") oppure stiamo andando tutti a carte quarantotto, ce ne accorgiamo e la cosa ci piace anche un po’.

Santo cielo, cosa dovrebbe fare Fini o qualunque Presidente della Camera, essere parziale e di parte? Sono certissimo che Fini lo sia, ma il fatto che per un organo di informazione l’imparzialità divenga motivo di forte critica da parte di un ministro mi lascia scettico e anche un tantino disturbato a livello gastro-enterico, come dopo aver visto una delle sue improponibili cravatte color rosa confettino.

Studenti: irruzione e lancio di uova al Senato

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Dio benedica gli studenti, che sono quanto di più pulito e sincero abbiamo in Italia.

Molto più avanti intellettualmente e a livello di consapevolezza di sé e degli altri di quanto non lo siano i loro insegnanti, professori, politici e di quanto non lo siano le stesse istituzioni del paese.

Vittime consapevoli (vivaddio!) del taglio alla cultura operato sull’istruzione di qualunque ordinamento e grado, chè con la cultura non si mangia, ma senza la conoscenza (che è, appunto, cultura e non nozionismo) non si vive.

Talmente consapevoli da lanciare delle uova contro la sede di Palazzo Madama al grido di "Dimissioni, dimissioni!"

Sono loro il risveglio di un’opinione pubblica dormiente e tollerante. Sono loro il contraltare di genitori che oggi si metteranno le mani nei capelli pensando che "oddìo cosa ha fatto mio/a figlio/a, ma non poteva starsene a casa a guardare Uomini e Donne con la De Filippi come tutti gli altri?"

E invece no. I nostri figli affrontano gli scudi della polizia antisommossa con i titoli delle opere dei classici della letteratura e del pensiero di ogni tempo e di ogni paese.

Vogliono questo e lo Stato non è in grado di darglielo. Lo sanno, e sono profondamente, giustamente, unanimemente, inequivocabilmente e ineccepibilmente incazzati.

Il Ministro Gelmini ha dichiarato: "Difendono i baroni".

Ora, immagino che chiunque voglia e debba portare rispetto verso la figura istituzionale di chi si occupa della Pubblica Istruzione, ma non per questo si deve rinunciare al naturale dissenso critico nei confronti degli atti di un governo che ha portato questi giovani all’esasperazione, che avvilisce il senso della cultura e che toglie la prospettiva verso un futuro fatto di studi e di ricerche.

Non difendono affatto i baroni, no, non credo. Stanno difendendo il loro diritto all’accesso del sapere, hanno inquadrato l’istituzione del legislatore come principale responsabile della mancanza di qualità in cui versa l’istituzione pubblica, e probabilmente l’accusa di favorire il baronaggio dei luminari dell’insegnamento (attività a cui, da quello che mi risulta, il Ministro Gelmini non si è mai dedicato) da parte di chi apostrofa come "cagna" un altro ministro donna, suo pari, può anche apparire ai loro occhi come un’osservazione di scarsissimo pregio.

Fini ha parlato di "inaccettabile violenza". Quella degli studenti, certo.
Qualche uovo tirato al Senato, si sa, è di una violenza inaccettabile, è un atto gravissimo che ripugna la sensibilità dei cittadini onesti che vanno a lavorare ogni giorno e che la sera non chiedono altro che potersi rilassare guardando il "Grande Fratello" o applaudire le incursioni del Presidente del Consiglio nella TV pubblica, non ci sono dubbi.
Dobbiamo stigmatizzare profondamente questi atti vandalici, perché solo così facendo potremo stigmatizzare altrettanto fermamente chi ha ridotto scuole e università a non avere più nulla e a poter offrire agli utenti solo la fatiscenza delle strutture e l’inefficienza dei servizi.

Schifani, dal canto suo, ha detto che "Prima o poi ci scappa il morto".
Che nessuno si azzardi a torcere un capello agli studenti.
Se commettono reati si dia loro la possibilità di difendersi in un’aula di  giustizia, come la si dà a qualsiasi cittadino che non sia il Presidente del Consiglio, sono certo che loro apprezzeranno molto questa opportunità di sentirsi uguali davanti alla legge in mezzo a diseguali che possono ancora usufruire del Lodo Schifani.
Saranno loro a dare una lezione di cittadinanza democratica alle istituzioni, non il contrario.
Ma non si evochino i morti, perché lo sappiamo tutti benissimo che quando uno studente con un libro incontra un poliziotto con la pistola lo studente con il libro è un uomo morto.
Il Presidente Schifani farebbe bene, prima di evocare i morti, a dire al paese come è stato possibile che il cordone della sicurezza delle Stato sia stato così facilmente bucato da studenti armati, tutt’al più, solo della loro incazzatura.

Bersani non sapeva che fare ed è salito sul tetto a manifestare con i ricercatori universitari.
Onorevole Bersani, la smetta di mescolarsi con l’opposizione vera e sana del Paese, nel maldestro tentativo di celare l’incapacità del Suo partito di crearne una originale.
Queste persone hanno delle idee, proprie, personali, irripetibili, non omologabili. Non hanno bisogno di aderire alle idee di nessun altro. Abbia rispetto di loro, onorevole Bersani, e pietà di noi che siamo costretti a vederla mentre ci guarda da lassù e pensa anche di aver fatto qualcosa di buono, equo e solidale.

Fini e Bersani a “Vieni via con me” con Fazio e Saviano

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E dunque domani sera, a "Vieni via con me", da Fazio e Saviano andranno Gianfranco Fini e Pierluigi Bersani.

Leggeranno, come fece Vendola, un elenco di luoghi comuni e la gente, pensando si tratti di un confronto democratico tra due leali avversari politici, batterà le mani e, tanto per cambiare, non ci capirà un belino.

Dicono che li hanno chiamati per stilare (e leggere) una serie di punti che costituiscono i valori della destra e quelli della sinistra. Niente "par condicio", ha detto Fazio ieri sera, solo un elencazione dei valori fondanti dell’uno o dell’altro schieramento.

Questo presupporrebbe un dato almeno imbarazzante da sostenere: che la destra italiana sia portatrice di valori.

E questi valori della destra italiana chi li dovrebbe rivendicare? Fini?? Fini che sta creando il terzo polo con Casini e Rutelli (fino a ieri li avrebbe scannati), Fini il delfino di Almirante, quello dei saluti romani a gogò, il co-padre della Bossi-Fini sull’immigrazione (Bossi nel frattempo è diventato l’avversario di turno, chè senza alleati non si può vivere ma senza avversari si muore).

Ma l’altro dato, forse ancor più difficile da sostenere è il dare per scontato che la sinistra italiana ci sia e abbia dei contenuti originali.
E lì, invece, a portare alta la bandiera nel vuoto ideologico del centro-sinistra, finora incapace di opporre contenuti vitali all’azione di governo ci va Pierluigi Bersani, erede diretto di quel centrosinistra che quando è andato al governo tutto ha fatto meno che approvare una legge sul conflitto d’interesse che inchiodasse qualunque Berlusconi fosse andato al governo.

E questa è la televisione dell’opposizione che fa il 25% di share!

Fini: “Berlusconi decida se cambiare o tirare le cuoia”

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Un’ora e mezzo di raffinata capacità di eloquio, preceduti e seguiti da applausi e standing ovation, introdotta da Luca Barbareschi che recitava il manifesto del neomovimento di Futuro & Libertà, commosso, che ci mancava solo interpretasse lo storico "un’ora segnata dal destino batte il cielo della nostra patria".

Ma di ciccia ce n’era poca, francamente.

Sì, certo, l’ultimatum a Berlusconi. Ma a Berlusconi gli ultimata (sarà questo il plurale di "ultimatum" in latino?? Come "curricula" lo è di "curriculum"? Mah…) gli fanno come gli spilli agli elefanti, così, tanto per cambiare, Papi se ne fregherà.

Tanta voglia delle dimissioni di Berlusconi per rimetterlo subito dopo al governo del paese, con una maggioranza allargata all’UDC di Casini.

Si sa, è questione di forme e poi Noblesse oblige.

Ecco, quindi, quello che succederà:

a) il governo Berlusconi darà le dimissioni, prima o poi. Più poi che prima, così avrà la possibilità di fare ancora qualche danno, nel frattempo. Oppure rivendicare, con tronfia supponenza, che le poltrone sono sue e che non le molla. Si tratta solo di vedere se le dimissioni verranno formalizzate subito oppure in seguito al ritiro dei ministri finiani dall’esecutivo, così come preannunciato da Fini;

b) si aprirà formalmente la crisi e la patata bollente andrà a Napolitano, che aprirà le consultazioni per verificare se ci sia o meno una maggioranza alternativa all’attuale;

c) Napolitano non potrà non prendere atto della disponibilità dell’UDC che, probabilmente, la darà, anche se ai suoi elettori ha detto che per questa legislatura avrebbe fatto parte dell’opposizione;

d) Berlusconi verrà indicato come presidente del consiglio da un’ampia maggioranza, lega compresa, verrà convocato e gli verrà affidato l’incarico di formare il governo assieme ai finiani riappacificati come nulla fosse.

E’ possibile anche che venga nominato un governo tecnico, magari presieduto dallo stesso Fini, che in quel momento avrebbe qualche problemino di conflitto di interessi, ma, si sa, il conflitto di interessi in Italia è uno sport nazionale. Magari lo formerà Draghi. Durerà assai poco, dopodiché si andrà a votare con una nuova legge elettorale.

E vincerà di nuovo Berlusconi.

Fini non ha detto niente di così esplosivo. Un cerino che si spegne in mano a Berlusconi non può fare molto male. Nulla che non si possa curare con una pomatina anti-bruciature reperibile in qualunque farmacia come farmaco da banco.

Un prezzo assai vantaggioso per continuare a farsi gli affari suoi. Stavolta anche assieme ai finiani.

Gianfranco Fini era indagato. Chiesta l’archiviazione da parte della Procura di Roma

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Bene, adesso sappiamo che non ci sarebbero estremi di reato nella storia dell’appartamento di Montecarlo che ha coinvolto il Presidente della Camera Gianfranco Fini e per la quale la Procura della Repubblica ha chiesto l’archiviazione.

Ora, in senso puramente tecnico, la richiesta di archiviazione da parte della Procura non implica necessariamente e automaticamente che il Giudice per le Indagini Preliminari la conceda, ma diamo pure per scontato (perché è scontato) che sarà così, senza entrare nel merito delle accuse.

Quello che, invece, preme sottolineare è un particolare della notizia che mi lascia profondamente perplesso: il Presidente della Camera Gianfranco Fini è stato iscritto nel registro degli indagati e dovrebbe aver ricevuto ricevuto, come è d’obbligo, un avviso di garanzia.
Nessun indagato può, infatti, esercitare il sacrosanto ed irrinunciabile diritto alla difesa senza quello che i magistrati chiamano “atto dovuto” (sia pure con un linguaggio neutro e tipico di chi non è direttamente coinvolto).
Tanto meno, considerato che la legge dovrebbe essere uguale per tutti, il Presidente della Camera.

Tra un avviso di garanzia e una richiesta di archiviazione

Annuncio di Berlusconi sull’espulsione di Fini dal PDL

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PDL: dichiarazioni alla stampa di Silvio Berlusconi sull’espulsione dal Partito di Gianfranco Fini (Roma, 29 luglio 2010)

Il video e l’audio sono tratti dal sito di www.radioradicale.it e sono diffusi e redistribuiti secondo la licenza Creative Commons.

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Lettera al Presidente della Camera

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E alla fine hanno litigato. Come Bibì e Bibò, come Tom e Jerry, come Ginxi e Pixi, l’uno che rincorre l’altro con la scopa e quello che salta all’ultimo momento per evitare il colpo.

Da parte mia ho inviato una lettera al Presidente della Camera che qui vi riporto. E se mi sono ridotto a scrivere a Fini e a rendergli quanto meno l’onore delle armi, è segno che sono conciato proprio male. e che la democrazia in Italia è conciata, se possibile, anche peggio.


Signor Presidente,

sono un cittadino che non ha mai votato per Lei come politico e che, con ogni probabilità, non La voterà mai.

Ritengo comunque doveroso, nel clima istituzionale di questi giorni, rivolgermi a Lei nelle vesti di Presidente della Camera, dunque di figura di garanzia "super partes", per esprimerLe la mia solidarietà personale, per quello che vale, per gli inauditi attacchi ricevuti all’interno della Sua coalizione politica.

Sono convinto che, sia pur eccessivamente tardiva, la Sua posizione fortemente critica e di dissenso nei confronti di alcune logiche operative del centro-destra in generale e del Partito delle Libertà in particolare, abbia contribuito a segnalare all’opinione pubblica l’importanza della critica e del dissenso come valori democratici imprescindibili e che nessuno possa o debba essere messo alla porta per le opinioni che esprime, soprattutto quando sono in contrasto, anche aspro e stridente, rispetto ad una presunta armonia preesistente.

E’ mia profonda convinzione che negli ultimi anni si sia assistito, nel nostro Paese, ad un appiattimento barbaro ed inesorabile della diversità delle opinioni, dei punti di vista e delle posizioni dialettiche, per quanto opposte.

Il diritto di criticare viene troppo spesso scambiato per il diritto di insulto, quello di non aderire a una linea maggioritaria, quando va bene, per il classico "remare contro" interessi precostituiti. Lei ha indubbiamente dimostrato che tutto ciò è falso anche se, me lo consentirà, dovrebbe trattarsi di valori ampiamente recepiti dalla pubblica opinione.

La logica disgustosa per cui un’alta carica istituzionale non possa interagire con il dialogo politico, poi, è pericolosa e mortale per la concezione democratica di uno Stato di diritto e di diritti. Spiace che questa logica sia stata condivisa dal Presidente del Senato che, invece, non è stato minimamente criticato per questa presa di posizione.

Lei ha avuto il solo "torto" di ragionare con la Sua testa, è abbastanza consequenziale che questo dia fastidio alla "maggioranza" ossequiosa e silente e che quest’ultima si trinceri dietro documenti ampiamente condivisi in cui chi non aderisce alle linee è fuori.

Non posso, dunque, che rinnovarLe la mia solidarietà. Le cronache delle ultime ore parlano di dichiarazioni secondo le quali si andrebbe "Verso la fine dell’alleanza PDL-Lega". Come elettore non posso che auspicarlo. Come cittadino devo prendere atto che la Democrazia, quella che dovrebbe permettere anche al mio avversario politico più duro e tenace di esprimere il proprio dissenso, è ben lungi dal venire.

E mi auguro davvero che si sia alle comiche finali, per riprendere una Sua espressione.

Le invio, signor Presidente, le espressioni del mio saluto.

Internet e’ liberta’ (forse) – Perche’ dobbiamo difendere la rete (mah!)

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Internet e’ liberta’ from Valerio Di Stefano on Vimeo.

Ragazzi, io questi contenuti ve li distribuisco, ma sentire Fini che invoca il Nober per la Pace per la rete mi sembra come sentir suonare un si e un do insieme e pretendere di far credere che facciano armonia.

Lo Stato italiano considera la rete pericolosa e continua ad avere una visione distorta dei processi di interazione e interagibilità dei contenuti. La democrazia di Internet non si perfeziona, come vogliono farci credere, con l’accesso alle risorse e alle informazioni, ma con la possibilità di crearne, di esercitare il sacrosanto diritto di critica contrapposta a quanto viene distribuito e fatto passare come sacrosanto. E questo in Italia non esiste. Fini ha un bel dire che il web rende tutti uguali e che è un’opportunità irrinunciabile per la pace nel mondo, in Italia siamo pronti a scannarci l’uno con l’altro per far vedere, possibilmente con la voce grossa e la faccia tosta dei prepotenti, che in Internet comanda più Tizio di Caio, e per creare una società in cui il superiore controlla l’inferiore. Insomma, la stessa solfa da milioni di anni.

I lavori sono aperti dal Presidente della Camera, Gianfranco Fini. Segue la Lectio magistralis su “Il web e la trasparenza tra ideali e realtà” di Lawrence Lessig dell’Università di Harvard. Intervengono: Franco Bernabè (Amministratore delegato di Telecom Italia), Umberto Croppi (Assessore alle Politiche culturali e della comunicazione del Comune di Roma), Fiorello Cortiana (Responsabile Innovazione della Provincia di Milano), Juan Carlos De Martin (Responsabile Creative Commons Italia), Paolo Gentiloni (Deputato del Partito Democratico), Stefano Quintarelli (Presidente di Replay), Paolo Romani (Viceministro allo Sviluppo economico). Modera Riccardo Luna, Direttore di Wired.

da: www.radioradicale.it
Licenza: http://creativecommons.org/licenses/by/2.5/it/

Scarica l’audio in formato MP3:

MP542860.mp3

Gianfranco Fini: Nessuno “stronzo” e’ lontano

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Gianfranco Fini è andato a visitare un gruppo di bambini (e sottolineo bambini) di origine straniera dell’Associazione "Nessun luogo è lontano".

Gesto nobile, soprattutto da parte di un Presidente della Camera che ha dalla sua la firma di una delle leggi più repressive sull’immigrazione, vergata di pugno assieme al suo degno compare Bossi.

Ha detto che chi li prende in giro per la loro provenienza, cultura, religione o colore della pelle è uno "stronzo".

Ha detto proprio così, "stronzo", facendo assurgere la parolaccia alla dignità del palazzo che lui rappresenta, volgarità parlamentare allo stato puro.

Ora, io insegno in una scuola pubblica che ha fatto una fatica boia per organizzare i corsi di italiano per gli alunni stranieri, a frequenza obbligatoria, per dare loro degli strumenti ulteriori di inserimento linguistico e culturale nel famoso e famigerato "tessuto sociale", che, poveretto, non è che sia poi questo gran che, diciamocelo apertamente. Sono corsi che vengono pagati con i soldi pubblici.

Stiamo cercando di stabilire un contatto tra noi e lo "straniero", il "diverso", non stiamo cercando di attirarli verso di noi, stiamo solo cercando di offrire loro qualcosa, per creare un canale di contatto vero, autentico, un codice, magari minimale, minimalissimo, perché poi, alla fine, questi alunni devono poter leggere e scrivere in italiano.

Ed è arrivato Fini a creare questo clima al limite tra il goliardico e il compagnone, a dire che l’intollerante è, in primo luogo "Stronzo".

Ci sarebbe stato di che sprofondare davati ai bambini indiani, cinesi, sudamericani, filippini, albanesi che stavano assistendo con gli occhietti sgranati, assieme ai bambini di religione musulmana accompagnati dalle loro madri col velo.

Io che sono un insegnante, se sento un mio alunno italiano trattare male un compagno straniero, non posso dargli dello "stronzo" come magari vorrei, e come mi suggerisce il Presidente della Camera, terza carica dello Stato, come minimo subirei un provvedimento disciplinare, se non addirittura un processo penale, perché il bullo che disprezza lo straniero sarà stronzo, sì, ma deve essere protetto, integrato e rieducato almeno quanto e come lo stesso bambino straniero che è stato trattato male.

E allora vada pure per la condivisione della parolaccia, strizzata d’occhio tipica del bambino discolo verso i gli amichetti suoi.

Tanto, poi, se sono stronzi, ci pensa la scuola.

Il Secolo d’Italia: “Il Partito delle Liberta’ e’ becero!”

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Il quotidiano "Il Secolo d’Italia", ha scritto che il Partito dell Libertà sarebbe addirittura "becero".

Certo che se lo dicono loro dev’essere vero per forza.

Il perché lo dicano è chiaro: Fini sta per diventare il prossimo Presidente della Repubblica italiana. Una prece.

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Gianfranco Fini versa lacrime per spegnere la fiamma tricolore

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E Fini si è schiacciato un dito.

Certo, ha dimostrato l’aplomb tipico dell’ultimo dei politici di vecchio stampo ancora rimasti in circolazione, ma non ci sono dubbi che ha dovuto ingoiarne di bile non appena ha scelto di mandare a nanna la fiamma tricolore.

Dopo una kermesse di Alleanza Nazionale iniziata con un video in ricordo del Caro Leader Giorgio Almirante, e un battage mediatico mai visto (quelli di Repubblica, per fare la cronaca minuto per minuto, hanno scomodato perfino Twitter), si sono finalmente decisi ad appendere il moschetto al chiodo, per confluire in qualcosa che all’opinione pubblica non è chiaro cosa sia, e che a loro che la costituiscono, non è chiaro dove sia diretta.

E’ bello avere le idee chiare, è bello andare verso il nulla assieme a Gasparri, Matteoli, La Russa e compagnia cantante.

Le mani sul paese valgono bene qualche lacrima.

Fini in un’intervista a “El Pais”: Berlusconi sara’ Presidente della Repubblica

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E’ così, Berlusconi sarà il prossimo Presidente della Repubblica.

Lo sapevamo già che sarebbe arrivato al Quirinale, prima o poi.

Ma oggi ci ha pensato Gianfranco Fini a ribadirlo, nonostante nel pomeriggio abbia rifiutato in blocco l’idea del Nano di far votare solo i capigruppo nelle aule parlamentari. Come dire che anche il futuro Presidente della Repubblica può commettere qualche svarione.

Per dire che Berlusconi ha la strada spianata verso la più alta carica dello Stato, Fini sceglie la tribuna del quotidiano spagnolo "El País". Mossa strategicamente astuta e politicamente ineccepibile, da ultimo politico che ha attraversato pressoché indenne la prima, la seconda, ed è approdato incolume alla terza repubblica.

Traduco i passi più importanti dell’intervista, che riporto nello ScreenShot:



D: Lei, che è il delfino di Berlusconi…

R: Guardi, aspetti un momento [si alza e va a cercare una foto che lo ritrae sott’acqua con uno squalo]; i delfini stanno in mare e questo è uno squalo, non un delfino. Inoltre io sono un repubblicano, e Berlusconi non è un re con erede al trono… La politica è un’altra cosa… Le leadership si affermano se ci sono capacità e condizioni. E questo non devo dirlo io…

D: Berlusconi sarà presidente della Repubblica

R: Certamente, oggi gode di un appoggio personale e popolare che converte l’ipotesi in molto più di una stravaganza.

D: E Lei come si vede come primo ministro?

R: Oltre a come uno si vede allo specchio, la politica è realismo e strategia. Credo di aver contribuito a una strategia che ha portato la cultura politica della destra italiana a integrarsi pienamente nel sistema politico, grazie anche ad alcuni amici spagnoli, tra cui Aznar, prima di chiunque altro in Europa. (…)


Perche’ non si puo’ non stare con Di Pietro

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Non si può non stare con Di Pietro.

Non si può cedere alla retorica di Fini e Veltroni che dicono la stessa cosa e che vorrebbero abolire il diritto di critica in nome di un rispetto istituzionale che non esiste e non può esistere senza i diritti riconosciuti dalla Costituzione.

C’è una differenza sottile tra l’offesa pura e gratuita al capo dello Stato, e il dire che il silenzio delle isttuzioni è un atteggiamento omertoso, e, quindi, mafioso.

E’ mafioso l’atteggiamento, non chi lo tiene.

Fini e Veltroni stanno giocando come quelli che, da giovani, amavano i Beatles (come me) e quelli che amavano i Rolling Stones (come me) e si massacravano di santa ragione.

Non si può cedere alla condanna della libertà di opinione in nome di un purismo di Stato. Le massime cariche dello stato non si toccano, l’avevamo capito con il Lodo Alfano.

Fini ha detto che

Ad Usum del Fini

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Gianfranco Fini ha detto che se il Governo dovesse abusare della decretazione legislativa d’urgenza, la Camera dei Deputati che lui presiede potrebbe far sentire la sua voce.

In breve, Berlusconi la deve smettere di interferire sul Parlamento e obbligarlo a convertire in tempi rapidissimi i testi di legge, secondo il suo personale arbitrio.

Ora, però, se un Presidente della Camera che ripudia il fascismo ma che da giovane ha collezionato una militanza nell’MSI nonché il titolo di erede di Almirante, ha ripreso il suo compagnuccio di merende vuol dire che siamo veramente al collasso cardiocircolatorio delle istituzioni.

(Questo post è un’idea della Signora Di Stefano)

Neofascisti di Padania

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Bravi ragazzi.
Tutti di buona famiglia.
Visi puliti o, al limite, ancora brufolosi di gioventù.
Insomma, dei delinquenti neanche tanto potenziali.

Il ricco Nord-Est si è espresso nella violenza in nome di una ideologia bislacca e strampalata: guerra al diverso a tutti i costi alla luce di bandiere e di appartenenze di estrema destra. Non sono le ronde leghiste, questi sono ancora peggiori.

Non sono violenze che nascono dal nulla, questi tre bravi ragazzi della Verona bene avevano già  minacciato un ragazzo che indossava una maglietta del Lecce (eh, diàmine, come si permette, a Verona, poi…), preso a sprangate due ragazzi di un centro sociale. Stesso trattamento per un ragazzino che non sapeva andare troppo bene sullo skateboard e per un altro giovane che si era seduto sulla scalinata di Piazza delle Erbe (la piazza del mercato) a farsi i fatti suoi. Intollerabile.

Come intollerabile è sentirsi rifiutare una sigaretta.

E allora "vài che lo amasso", chè poi ci pensa Gianfranco Fini (Presidente della Camera, miga bàe) a dire che l’episodio non ha alcun "riferimento ideologico", ed è perfino meno grave dei fatti di violenza dei centri sociali torinesi contro la Fiera del Libro.

Come se non ci fosse scappato il morto.

Come se fossero davvero dei bravi ragazzi.

Il parlamento prossimo venturo: Gianfranco Fini (Presidente della Camera)

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"Il Cavaliere (Berlusconi, ndr) ha distrutto la CdL (Casa delle Libertà, ndr), e ora dovremmo bussare alla sua porta con il cappello in mano e la cenere in testa? Non siamo postulanti. Io tornare all’ovile? Sono il presidente di AN, non una pecora!"
(Gianfranco Fini, 16 dicembre 2007)

Gianfranco Fini sarà il prossimo Presidente della Camera

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