Non stai bene se non hai WhatsApp

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Ieri ho divorziato da WhatsApp.

Oh, per carità, nulla di grave, non è una cosa che fa male, è come quando due persone che sono state insieme solo per sesso (cioè per puro e reciproco interesse) decidono che è venuto il momento di allontanarsi. Magari lì per lì ci si rimane anche un po’ malino, ma si sopravvive.

Semplicemente trovo che WhatsApp non faccia (più) per me. L’ho usato per più di un anno, ne ho sfruttato le potenzialità, ho anche pagato 0,89 euro alla neoproprietaria Microsoft, e infine ho stabilito che non ne ho (più) bisogno.

Eccola, non ne ho bisogno. E il non aver bisogno di qualcosa è un sentimento assai rivoluzionario, a quanto pare.

Per cui ho disiscritto il mio account. Poi ho disinstallato l’applicazione. Tempo totale dell’operazione: due minuti

Mia moglie mi ha chiesto subito se fosse per caso “successo qualcosa”. Forse aveva ragione, nel senso che qualcosa era effettivamente successo: mi sono reso conto che non c’è nulla che io facessi con WhatsApp che non possa fare con quello che avevo prima ancor prima dell’avvento di WhatsApp e che continuo, sia detto per inciso, ancora ad avere.

Poi mi è arrivato un SMS inquietante: “Non ti vedo più su WhatsApp, ti senti bene?”. Ora voi come cazzo lo leggete un messaggio del genere? “Siccome non ti vedo più su WhatsApp sono preoccupato per la tua salute (sottinteso anche mentale)“? E cosa si dovrebbe rispondere? Che so “In effetti ieri ho disinstallato WhatsApp e ho cominciato a soffrire di una fastidiosa forma di reflusso gastroesofageo“, oppure “No, sai, avevo un po’ di febbricola ieri sera, giusto 37,5 allora ho deciso di non fare più uso di WhatsApp”??

Perché, è ovvio, se non sei parte dell’immenso esercito che uso l’applicazioncina per mandarsi i selfies, come minimo ti senti male.

E poi c’è sempre chi ti dice che “Così ti precludi la possibilità di contattare più amici che possono raggiungerti ‘gratis‘”. Ora, se è gente che non è nemmeno disposta a spendere pochi centesimi per mandarmi un SMS vorrei sapere di che razza di “amici” si tratta. E poi una volta Arbore cantava “meno siamo meglio stiamo e ne siamo fieri” e io sono d’accordo con lui.