Guadagnare con un sito internet, guadagnare online, fare soldi con un sito, diventare ricco con un blog

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Quelle di cui al titolo sono solo alcune delle chiavi di ricerca di Internet più diffuse.

Sembra che la websfera sia piena di persone che vogliono divertare ricche sfondate con un blog o, comunque, far quattrini usando Internet, e, possibilmente, durano fatica il meno possibile.

Il sogno è sempre quello, avere un qualcosa on line che lavori al posto nostro mentre noi cazzeggiamo con il nuovo cellulare,  facciamo i fregnetti, e ci illudiamo di avere veramente trovato la gallina dalle uova d’oro che ci porterà tanti bei soldini nelle tasche.

Se siete arrivati su questo articolo cercando una di queste opzioni di ricerca, ve lo dico subito: andate a lavorare. Non esiste niente che possa farvi ricchi in questo modo solo mantenendo un blog, e Internet non è il campo dei miracoli in cui seminare le monete d’oro di Mangiafoco.

Sì, certo, il PPC (“Pay per click”) funziona.
Nel senso che è vero che voi vi iscrivete a un circuito qualsiasi (indovinate quale?)che preveda il pagamento per ogni clic ricevuto sulle pubblicità esposte e voi venite accreditati. Ma di quanti centesimi? Pochissimi, solitamente. Due, tre, cinque. Quando va bene dieci. Intendiamoci, la botta di culo dell’annuncio da 90 centesimi può sempre starci.
Ma è, appunto, una botta di culo. Una ogni tanto.

Alcuni dati. I miei siti ormai si sono stabilizzati su un clic da 0,09 euro ogni 100 “visualizzazioni” calcolate dal programma. E non “guadagnano” più quello che “guadagnavano” nel 2008. Insomma, non ci vivete di certo con quei soldi lì.

Certo, se invece di guardare alla vostra ricchezza personale guardaste a quella dell’economia del sito con ogni probabilità vi accorgereste che, se non ci guadagnate, in fondo all’anno avete almeno ripreso i soldini dell’hosting (ma dovete avere un certo traffico).
Sono soddisfazioni, certo, e in fondo è anche bellino andare ogni volta a vedere il contagiri dei centesimi che vi porta verso il vostro primo caffè (pagato a babbo morto, quando avrete raggiunto il minimo importo pagabile, e vi assicuro che all’inizio è dura), in fondo avrete “lavorato” sì e no una mezz’oretta.

Però smettetela di credere a Babbo Natale, ok?

Oggi i tuoi libri usati valgono perfino un euro e ci stai largo…

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Ma sì, in fondo cosa te ne fai della

CULTURA®??

Sei una persona giovane, attiva & dinamica che usa menare il giorno su Facebook cercando di NON comunicare con i tuoi simili??

Hai qualche libro in casa e ti senti invaso da tutti quegli acari che rendono insalubre il tuo snack pomeridiano a base di merendine confezionate, sofficini, patatine fritte in sacchetto e bibite gaSSSSSssate a gogò???

Allora fai anche tu un gesto di liberazione.

VENDILI A UN EURO L’UNO!!!

Sì, anche tu puoi usare questi soldi per ricaricare la tua purtuttavia inutile scheda telefonica vendendo nell’ordine le tue copie consunte e polverose de:

a) la Bibbia
b) la Divina Commedia
c) l’Iliade
d) l’Odissea
e) il Don Chisciotte

Pensa, una ricarica di ben cinque euro (tanto valgono i tuoi libri inutilizzati!), e perfino più spazio, meno malattie respiratorie, e la certezza della supevalutazione del tuo usato.

Ora vivrai più felice, grazie ai consigli di Facebook!!!

“La” 50 euro di Wind tra Natale e Santo Stefano

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Telefonare al servizio clienti Wind la mattina di Santo Stefano non è che sia una delle esperienze più esaltanti e glorificanti né per il cliente né per l’addetto al costumer care.

Un po’ perché il centralinista ha i coglioni girati per il fatto di dover lavorare in un giorno festivo, un po’ perché è costretto a farlo tra orde di clienti che chiamano perché il telefonino ricevuto per Natale non riceve gli MMS, non si attiva con il Blue Tooth e in sottofondo è tutto un affannarsi di call-centriste sclerate.

Il ragazzo che mi rispoinde è piuttosto gentile anche se sbrigativon (lavora a numero di chiamate, evidentemente), ma ha un pessimo italiano. Chiedo quando mi verranno riaccreditati 50 euro a cui ho diritto per aver partecipato a una promozione (una di quelle operazioni di routine che però ti fanno sentire tanto benvoluto). Mi risponde che l’operazione è in coda (e fin qui tutto bene" e che "le riaccrediteremo la 50 euro entro le prossime 48 ore".

"La 50 euro"… è bellissimo. Pensavo che "euro" fosse un sostantivo maschile invariabile al plurale. Invece ora è femminile. Stupendo.

In effetti al Sud c’è una tradizione molto diffusa: si diceva "la 50.000 lire", "la 1000 lire", per dire "la banconota da 50.000 lire" e "la banconota da 1000". "S’ha rubbato ‘a ciche lire ‘a coppa ‘a culunnetta!", diceva Eduardo nei panni di Luca Cupiello maledicendo il figlio Nennillo che gli aveva rubato la banconota che gli serviva per comprare i pastori del presepio.

In un mondo di tecnologia, "la" 50 euro sopravvive.