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Noi italiani abbiamo un retto senso della giustizia. Buon sangue non mente, giacché precede dalle ceneri del Verri e del Beccaria.
Per noi una persona è colpevole quando viene pronunciata la sentenza definitiva, ma se una donna muore siamo lieti di trattare da assassino il marito prima ancora della sentenza definitiva di cui sopra, perché tanto uno che ha quella faccia lì non ci piace. Per noi una circostanza non significa necessariamente responsabilità penale: uno che tradisce la moglie non è necessariamente il suo assassino, ma se lo fosse saremmo tanto, ma tanto più contenti.
Noi italiani, se veniamo raggiunti da un avviso di garanzia non facciamo altro che dichiararci “sereni”, dimentichi del fatto che la serenità è il vizio dei colpevoli e che quando hai un procedimento penale pendente sul capo sei tutto meno che sereno. Noi italiani abbiamo una cieca fiducia nell’operato della magistratura e siamo sicuri che in qualsivoglia frangent saprà fare del proprio meglio per accertare la verità e ristabilire la giustizia. Ma ci incazziamo se alla fine di un processo qualcuno viene assolto.
Dunque il processo cosiddetto “Eternit” si è concluso con la prescrizione e, quindi, senza che gli imputati venissero condannati. Tuttavia è stata riconosciuta la loro responsabilità oggettiva rispetto ai fatti che venivano loro contestati.
La prescrizione è un istituto giuridico sacrosanto. Vuol dire che lo Stato rinuncia a perseguire un furto di una scatoletta di tonno in un supermercato dopo un certo lasso di tempo perché arivati a quel punto quel furto non interessa più, ce lo siamo dimenticati, e se non siamo stati capaci di perseguirlo per tempo, buon per l’imputato che la farà franca e che, nel frattempo, si spera abbia smesso di sgraffignarsi le scatolette.
Voi mi direte che nel caso del processo “Eternit” non si tratta di scatolette di tonno, lì è morta della gente. E’ vero. Ma allora com’è che sono stati indagati, rinviati a giudizio, condannati in primo e secondo grado e prescritti in cassazione gli imputati del procedimento per “disastro ambientale”? Siamo sicuri che questo capo di imputazione sia esattamente quello che si confà alla fattispecie di reato commessa? Cioè, non è che se io ammazzo (per colpa o dolo) una persona e poi do fuoco al cadavere mi indagato per incendio doloso, no, mi becco l’imputazione per omicidio e per distruzione di cadavere.
Senza contare che a rassicurare i parenti delle vittime è arrivato lo stesso Guariniello, comunicando che una successiva indagine porterebbe a un Eternit-bis, le cui contestazioni di addebito si trasformerebbero in omicidio volontario, reato che non ha prescrizione.
E farlo prima no, eh?
Perché la procura in tutti questi anni non ha trovato elementi a favore di ipotesi di reato più gravi? E dov’è, dove risiede lo spettro della prescrizione se non in una gestione quanto meno disattenta dell’interesse dei cittadini a veder assicurati alla giustizia gli imputati, alla fine di un giusto ed equo processo?
Renzi, da buon tennista della politica, ha colto subito la palla al balzo. Con la logica del “ghe pensi mi”, cara al suo alleato di sempre, Berlusconi, ha comunicato che il governo delle Illustri Costituzionaliste e delle mangiatrici di gelato riformerà la delicata materia della prescrizione in men che non si dica e che i maramaldi saranno assicurati alla giustizia. E’ solo uno show propagandistico, come è logico, perché se c’è una categoria a cui la prescrizione sta bene così com’è è proprio la classe politica.
Grasso e la Boldrini faranno in modo che si siano i tempi per la discussione, dimenticando che alcune proposte di legge in materia giacciono nei cassetti degli uffici delle due Camere in avanzato stato di decomposizione.
Il punto non è cambiare i tempi di prescrizione, quello sono buoni tutti a farlo. Il punto è fare in modo che i processi possano concludersi in tempi che garantiscano al Paese la certezza della pena.
E uno strumento potrebbe essere proprio quello di rinsaldare la responsabilità dei magistrati per negligenza, dimenticando che non è possibile che se le cose vanno bene il merito sia dei giudici, mentre se le cose vanno male il demerito non sia di nessuno.