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Il po’ero “Pistola” a Vada si chiamava “Pistola il Vecchio”.
Questo perché c’era anche un “Pistola” il Giovane. E questo lo faceva a buon diritto appartenere a quella società patriarcale di artisti, come è accaduto con Plinio, Alexandre Dumas e Johann Strauss.
Del perché lo chiamassero “Pistola” non lo so, ma si chiamava anche Amerigo.
Era il classico lupo di mare che la sapeva lunga, molto lunga. Conosceva il mare palmo a palmo, e stai sicuro che se ti diceva qualcosa lui era vera per forza.
“Amerigoooo, come butta il tempo?”
“O Palle, o come vuoi che metta? Mette acqua.”
“Ma se c’è un sole che spacca le pietre!”
“Come ti pare a te!”
E si accendeva una sigaretta. Poi, naturalmente, dopo poche ore una buriana da diluvio universale, e lui che restava a casa ad accudire, per quel che poteva, la moglie ammalata, la po’era Siria, che soffriva tanto e urlava sempre, senza che nessuno potesse farci nulla.
Le sigarette che fumava Pistola erano le nazionali esportazione senza filtro, pacchetto verde. Le teneva nelle tasche dei pantaloni e gli si torcevano, sicché quando ne estraeva una se la metteva in bocca che pendeva all’ingiù, e l’accendeva coi fiammiferi svedesi, per cui prima del puzzo di tabaccaccio made in Italyu, si veniva sempre raggiunti da una zaffata solforosa.
Pistola si cominciò a spegnere come le cicche delle sue sigarette. Mi diceva ancora “O Palle”, ma sempre più distrattamente. Lo seppellirono sulla destra del vialino principale del cimitero di Vada. Poi non lo trovai più nemmen lì.