Ma tutto questo Alice non lo sa

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Alice Munro teikna av Andreas Vartdal - This file is licensed under the Creative Commons Attribution-Share Alike 1.0 Generic license

Forse gli ultimi due “grandi” a ricevere il Premio Nobel per la Letteratura sono stati Gabriel García Márquez e Harold Pinter. A parte loro calma piatta, tranne, forse, il sussulto di dignità che si deve a José Saramago e alla sua opera.

Gli italiani non si ricordano nemmeno il nome dei loro connazionali scrittori che sono stati insigniti di questa onoreficenza. Dario Fo è vagamente rammentato, Eugenio Montale è già ormai tristemente e ingiustamente messo da parte, di Pirandello giusto “Il Fu Mattia Pascal” “perché è nella lista dei libri da comprare”, Carducci è ridotto a un paio di versi da mandare a memori, e tra alberi a cui tendevi la pargoletta mano non c’è più l’ombra di un Quasimodo troppo imbarazzante per portarselo appresso.

Il Premio Nobel per la Letteratura è una sorta di lotteria per gli editori. Chi si è assicurato i diritti di traduzione vince una paccata di denari. In fondo basta ritirare fuori un file e un titolo che veniva dato per esaurito da anni riappare con una fascettina rossa sui banchi delle librerie solo perché l’autore ha vinto il Nobel.

Qualche intellettaloide da prima serata dirà che, quest’anno, il fatto che un Nobel sia stato assegnato a una donna (Alice Munro) è un segnale assolutamente positivo (perché c’è gente così!). Herta Müller (2009), Doris Lessing (2007), Elfriede Jelinek (2004) non se li ricorda nessuno. Eppure abbiamo comprato i loro libri nel momento in cui sono state insignite del premio (perché se vince il Nobel deve essere brava per forza!) e Wisława Szymborska è rimasto solo Roberto Saviano a citarla.

Siamo così falsamente femministicamente protesi verso il nuovo, che mettiamo da parte il fatto che nel 1926 fu una donna italiana a vincere il Nobel, Grazia Deledda. Oggi la rivendiamo negli e-book a 0,99 euro.