valeriodistefano.com querela solocase.cloud per violazione del diritto d’autore

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Ed ecco quello che volevo scrivere da giorni.

Sul sito solocase.cloud, e, più precisamente, all’indirizzo https://www.solocase.cloud/?s=valeriodistefano.com, vengono riportati estratti e titoli del blog, come è dimostrato qui:

Me ne sono accorto perché, facendo una ricerca su Google, la copia di solocase.cloud di un mio articolo era indicizzata prima dell’originale del mio blog. Maledetti aggregatori di news del cavolo!

Non mi è stata mai chiesta, né ho mai concesso alcuna autorizzazione a riprodurre, in tutto o in parte, i miei articoli su quel sito.

Eppure sullo screenshot che vi rappresento si parla di ben 122 articoli riportati, al momento in cui redigo queste note.

Pare che solocase.cloud non sia un sito che si occupa di informazione, come ce ne sono tanti che si avvalgono di aggregatori di feed RSS, ma una risorsa che si occupa di finanziamenti , agevolazioni, situazioni di sovraindebitamento, di difficoltà e di servizi di difesa giudiziale e tutela patrimoniale per cittadini ed imprese.

L’unico modo per contattarli è WhatsApp, o la compilazione di un modulo apposito per la richiesta di informazioni e di assistenza.

Cosa c’entra dunque il mio blog? Mi occupo di diffamazione, di cattivo giornalismo, di radioascolto, di difesa del copyright e del copyleft, di cultura libera, di scuola, di politica, di giustizia, di privacy e di mille altri temi che lì per lì mi vengono in mente.

Ma, soprattutto, con quale diritto questi signori mi ripubblicano? Lo dicono loro:

“La rete Adessonews è un aggregatore di news e replica gli articoli senza fini di lucro ma con finalità di critica, discussione od insegnamento, come previsto dall’art. 70 legge sul diritto d’autore e art. 41 della costituzione Italiana”

Io sono notoriamente un ignorante, cosa dirà mai l’art. 70 della legge sul diritto d’autore? Eccolo:

1. Il riassunto, la citazione o la riproduzione di brani o di parti di opera e la loro comunicazione al pubblico sono liberi se effettuati per uso di critica o di discussione, nei limiti giustificati da tali fini e purché non costituiscano concorrenza all’utilizzazione economica dell’opera; se effettuati a fini di insegnamento o di ricerca scientifica l’utilizzo deve inoltre avvenire per finalità illustrative e per fini non commerciali.
1-bis. E’ consentita la libera pubblicazione attraverso la rete internet, a titolo gratuito, di immagini e musiche a bassa risoluzione o degradate, per uso didattico o scientifico e solo nel caso in cui tale utilizzo non sia a scopo di lucro. Con decreto del Ministro per i beni e le attività culturali, sentiti il Ministro della pubblica istruzione e il Ministro dell’università e della ricerca, previo parere delle Commissioni parlamentari competenti, sono definiti i limiti all’uso didattico o scientifico di cui al presente comma.
2. Nelle antologie ad uso scolastico la riproduzione non può superare la misura determinata dal regolamento, il quale fissa la modalità per la determinazione dell’equo compenso.
3. Il riassunto, la citazione o la riproduzione debbono essere sempre accompagnati dalla menzione del titolo dell’opera, dei nomi dell’autore, dell’editore e, se si tratti di traduzione, del traduttore, qualora tali indicazioni figurino sull’opera riprodotta.

Si può, dunque, riprodurre un’opera o una parte di un’opera (e i miei articoli sono “opere dell’ingegno”, anche se il mio ingegno è estremamente limitato), deve essere fatta a scopo didattico (e non mi sembra questo il caso. qui non si insegna niente a nessuno), scientifico (e non mi sembra neanche questo il caso), di discussione o di critica. E non mi sembra questa la nostra circostanza, visto che, collegandosi con il sito, non appare nemmeno un modulo per lasciare commenti, annotazioni, reazioni. Non esistono un indirizzo mail, un indirizzo fisico, un’interfaccia su cui esprimere le proprie opinioni sull’estratto riportato. Gli articoli non vengono riportati con una dicitura del tipo “Valerio Di Stefano, sul suo blog afferma quanto segue, ma noi pensiamo, invece, questo, questo e quest’altro” (questo è lo scopo di critica). Gli estratti vengono riprodotti sic et simpliciter, senza ulterori orpelli, mezzi o contenuti di discussione.

E l’articolo 41 della Costituzione cosa c’entra? Per puro scrupolo vediamo anche quello:

L’iniziativa economica privata è libera.
Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.
La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali.

Cosa c’entra il mio blog con la libera iniziativa privata? Nulla. Se vogliono svolgere la loro attività sono liberissimi di farlo, ma senza ripubblicare estratti e citazioni dai miei articoli. E questo è (quasi) tutto.

Ma chi sono questi signori? Da una ricerca sul whois, la loro identità è ignota. Per motivi di privacy o di opportunità hanno omesso i loro dati (nome e cognome del registrante, mail di riferimento, numero di telefono del responsabile), ma sappiamo che il dominio è stato registrato presso Aruba S.p.a, dove risiedono l’indirizzo IP e i server della risorsa.

Con l’assistenza dell’Avvocato Laura Avolio del Foro di Teramo, abbiamo proposto denuncia-querela contro solocase.cloud, per violazione dell’articolo 171, lettera a-bis della legge sul diritto d’autore (reato perseguibile d’ufficio), riservandoci il diritto di costituirci parte civile ed opponendoci fin d’ora all’emissione di decreto penale di condanna. Vi terrò informati.


AGGIORNAMENTO DEL 14/07/2020: solocase.cloud ha ripubblicato questo articolo (che resterà in prima posizione sul blog per una decina di giorni) in forma di estratto sulla pagina che vi ho segnalato. Al peggio non c’è mai fine!


AGGIORNAMENTO DEL 23/07/2020:

Il nostro lettore Francesco Pellegrino mi fa notare che solocase.cloud ha un indirizzo apposito in cui chiedere di rimuovere i FeedRSS dall’indicizzazione e dalla pubblicazione dei post sul loro sito (reperibile al link https://www.solocase.cloud/cancella-articoli-dallaggregatore/). Mi dice che la questione è semplice e che sarebbe bastato che io avessi agito in questo modo.

No, la questione non è affatto semplice. Non sono io che devo richiedere la rimozione dei contenuti DOPO che LORO li hanno inseriti indebitamente. Sono LORO che PRIMA mi chiedono l’autorizzazione a farlo, poi, se io dico di sì, vanno avanti tranquilli. Una strategia analoga è anche quella utilizzata da docplayer.it. Insomma, questi intanto pubblicano di tutto e tutto quello che vogliono, grazie a queste ripubblicazioni guadagnano clic, salgono di posizione sui motori di ricerca (ve l’ho detto che su Google alcuni articoli miei vengono prima nella copia di solocase.cloud che dalla fonte originale), guadagnano con le inserzioni grazie ai contenuti altrui. Poi, se qualcuno si lagna, riempe un modulino, grazie tante e chi si è visto si è visto.

No, cazzo, non è così che funziona!

docplayer.it ripubblica abusivamente il mio “Difendere la privacy”

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Ho appena appreso che il sito docplayer.it ha ripubblicato, senza che io l’abbia minimamente caricato sul suo server, e senza la mia autorizzazione il mio libro “Difendere la privacy (e colpire gli scocciatori al portafoglio)”.

Qui la pagina che lo dimostra. La dicitura “Tutti i diritti riservati” è regolarmente (e sbadatamente) riportata nel titolo della pagina

in cui è visibile l’edizione PDF del file

Faccio presente che le mie inutili opere letterarie e non, inclusa “Difendere la privacy”, sono sotto Copyright. Non sono, cioè, liberamente riproducibili senza la mia specifica autorizzazione. Non sono sotto licenza Creative Commons, né, tanto meno, sotto licenza GNU. Le edizioni cartacee sono diponibili presso vari editori di self-made-booking (nel caso di “Difendere la privacy” è possibile acquistare il libro presso lulu.com). Le edizioni elettroniche sono tutte disponibili sulla mia biblioteca digitale classicistranieri.com. Sono gratuite, non voglio una lira per questo, chi vuole può scaricarli liberamente e senza nessun costo, ma non può, ad esempio, cederli ad altri, redistribuirli, metterli su altri siti (come è capitato con docplayer.it), includerli in biblioteche virtuali o cd e dvd rom, rivenderli, usarli a fini di lucro o di profitto a meno che io non glielo permetta.

L’articolo 171 della legge sul diritto d’autore recita:

Salvo quanto previsto dall’art. 171-bis e dall’articolo 171-ter è punito con la multa da euro 51 (lire 100.000) a euro 2.065 (lire 4 milioni) chiunque senza averne diritto, a qualsiasi scopo e in qualsiasi forma:
a) riproduce, trascrive, recita in pubblico, diffonde, vende o mette in vendita o pone altrimenti in commercio un’opera altrui o ne rivela il contenuto prima che sia reso pubblico, o introduce e mette in circolazione nello Stato esemplari prodotti all’estero contrariamente alla legge italiana;
a-bis) mette a disposizione del pubblico, immettendola in un sistema di reti telematiche, mediante connessioni di qualsiasi genere, un’opera dell’ingegno protetta, o parte di essa;
b) rappresenta, esegue o recita in pubblico o diffonde, con o senza variazioni od aggiunte, un’opera altrui adatta a pubblico spettacolo od una composizione musicale. La rappresentazione o esecuzione comprende la proiezione pubblica dell’opera cinematografica, l’esecuzione in pubblico delle composizioni musicali inserite nelle opere cinematografiche e la radiodiffusione mediante altoparlante azionato in pubblico;
c) compie i fatti indicati nelle precedenti lettere mediante una delle forme di elaborazione previste da questa legge;
d) riproduce un numero di esemplari o esegue o rappresenta un numero di esecuzioni o di rappresentazioni maggiore di quello che aveva il diritto rispettivamente di riprodurre o di rappresentare;
e) riproduce con qualsiasi processo di duplicazione dischi o altri apparecchi analoghi o li smercia, ovvero introduce nel territorio dello Stato le riproduzioni così fatte all’estero;
f) in violazione dell’art. 79 ritrasmette su filo o per radio o registra in dischi fonografici o altri apparecchi analoghi le trasmissioni o ritrasmissioni radiofoniche o smercia i dischi fonografici o altri apparecchi indebitamente registrati.
Chiunque commette la violazione di cui al primo comma, lettera a-bis), è ammesso a pagare, prima dell’apertura del dibattimento, ovvero prima dell’emissione del decreto penale di condanna, una somma corrispondente alla metà del massimo della pena stabilita dal primo comma per il reato commesso, oltre le spese del procedimento. Il pagamento estingue il reato.
La pena è della reclusione fino ad un anno o della multa non inferiore a euro 516 (lire 1.000.000), se i reati di cui sopra sono commessi sopra un’opera altrui non destinata alla pubblicità ovvero con usurpazione della paternità dell’opera, ovvero con deformazione, mutilazione o altra modificazione dell’opera medesima, qualora ne risulti offesa all’onere od alla reputazione dell’autore.
La violazione delle disposizioni di cui al terzo ed al quarto comma dell’articolo 68 comporta la sospensione della attività di fotocopia, xerocopia o analogo sistema di riproduzione da sei mesi ad un anno nonché la sanzione amministrativa pecuniaria da euro 1.032 a euro 5.164 (due a dieci milioni di lire).

Sarà difficile farlo valere nei confronti della società che ha resistrato il dominio docplayer.it, visto che si trova nel Regno Unito:

ma forse sarà possibile ottenere l’oscuramento della pagina, se non dell’intero sito, per il pubblico italiano, così come è successo per quei poveracci del gutenberg.org, che di reati non ne hanno proprio commessi. Staremo a vedere, certo è che non me ne starò con le mani in mano, anzi, vi preannuncio, a tempo debito, la pubblicazione di un articolo per un fatto analogo, di cui, però, per ora non vi posso dire nulla. Sì, mi girano i coglioni. Ma a volano.


AGGIORNAMENTO DEL 13/07/2020: Per il tramite del mio legale, l’Avv. Laura Avolio del Foro di Teramo, abbiamo inviato all’intestatario del sito, con sede nel Regno Unito, la seguente lettera di diffida:

Download (PDF, 55KB)


AGGIORNAMENTO DEL 15/07/2020:

Il libro è ancora ospitato e illecitamente riprodotto sulle pagine di docplayer.it (il link è questo: https://docplayer.it/1059945-Valerio-di-stefano-difendere-la-privacy-e-colpire-gli-scocciatori-al-portafoglio-2009-tutti-i-diritti-riservati.html), e reperibile anche tramite la ricerca su Google, come dimostrato dal seguente screenshot:

Ma chi sono quelli di docplayer.it? Di che cosa si occupano? Dicono di loro:

“Forniamo gli strumenti comodi e gratuiti per pubblicare e scambiare le informazioni.” (…) “Tramite il nostro sito troverete i libri per gli esami, temi scritti e diversi manuali autodidattici. La biblioteca del sito calcola migliaia di libri e articoli dedicati a diverse discipline.”

Hanno una biblioteca di contributi notevolissima, non mi interessa sapere se siano in linea o no con le leggi italiane sul copyright, so solo che io non ho dato nessuna autorizzazione per la pubblicazione del MIO libro e tanto mi basta.

Chiunque può pubblicare un documento, anzi, ci tengono a far sapere che:

“Caricate tutto quello che volete! La dimensione dei file non è limitata. Potete pubblicare qualunque quantità dei documenti in formato PDF, Microsoft Word e PowerPoint. (…) Tutti i file caricati sul sito vengono automaticamente adattati per la loro visualizzaizone su iPad, iPhone, Android ed altre piattoforme. (…) Possibilità di mostrare documenti senza scaricarli direttament nel browser’s window. E’ molto comodo”

A parte lo svarione dei “browser’s” (non è un genitivo sassone, nè un’apocope della terza persona singolare del presente indicativo del verbo “to be”, per dirla alla Paolo Attivissimo), è da presumere che CHIUNQUE possa caricare QUALSIASI cosa. E questo non va decisamente bene. Il Wikipedia-pensiero sta facendo danni, il fatto che chiunque possa fare quello che vuole e contribuire alla realizzazione di qualunque sito fa male alla conoscenza, alla cultura libera (ma libera veramente), ai diritti intellettuali, alle Creative Commons e al web.

Ma abbiamo visto e documentato che docplayer.it è un sito intestato a 101domain.com, una società che ha sede nel Regno Unito, a cui il mio legale ha inviato una lettera di segnalazione. Ma che cos’è 101domain? E’ semplice, è un seller e reseller (un venditore, in sostanza) di domini:

Andiamo a cercare la stringa “docplayer.it” ed ecco quello a cui si arriva:

Il sito è in vendita per 149 dollari USA. Nemmeno tanto. Il mio lavoro e quello di tanti altri valgono SOLO 149 dollari. Quasi quasi me lo comprerei per svuotarlo di tutto e per mettere una pagina di avviso di violazione del diritto d’autore, se ne avessi voglia, tempo e dedizione. I soldi non sono un problema, ho dato 10.000 euro a Liber Liber, posso dare 149 dollari anche a loro. Ma preferisco spendere il mio denaro in cose più interessanti e divertenti, sigari, libri, fare la spesa, gelati, cocacola, birra, aperitivi con gli amici, connessione internet. Non ne vale certo la pena.

149 dollari per ripubblicare il lavoro degli altri. E io che gestisco una biblioteca virtuale cercando di stare attento anche alle pagliuzze e alle travi negli occhi del fratello!


AGGIORNAMENTO DEL 21/07/2020:

Il nostro lettore Andrea Lanzarotto mi comunica che il sito docplayer.it sarebbe intestato a un russo, tale Vladimir Nesterenko. Si sa che i russi sono particolarmente specializzati nelle violazioni del copyright e ormai non c’è più da stupirsi di niente. Ma sto cercando di risolvere il problema ALLA RADICE e vi terrò informati di questo. Stay tuned.


AGGIORNAMENTO DEL 23/07/2020:

Ho pubblicato il risultato delle mie ulteriori indagini informatiche sull’articolo:

Aggiornamenti sul caso docplayer.it e 101domain.com

La lobby di Wikipedia vince ancora

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Cattura

Così tutto è finito a tarallucci e vino. Il Parlamento Europeo ha votato a larga maggioranza l’approvazione della Link Tax e delle altre norme di riforma del copyright ma ha lasciato fuori dall’applicabilità di questi articoli di legge i “progetti collaborativi”. In pratica Wikipedia.

Era già tutto largamente previsto, tant’è che nel mio post di ieri avevo già largamente profetizzato (scusate se me la tiro un po’) che Wikipedia sarebbe uscita perfettamente indenne dalla tenzone per cui aveva addirittura minacciato il pericolo di chiusura.

Google, Facebook, Yahoo e altri giganti del web dovranno pagare un giusto compenso ai rispettivi editori per gli estratti dai giornali on line che pubblicano. Wikipedia no. Wikipedia è al di là della stessa legge, non può essere toccata, non deve essere interrotta nella sua infinita produzione di informazioni (spesso anche senza senso logico, o con grammatica e ortografia incerte), non può sborsare nemmeno un centesimo delle copiose donazioni dei suoi utenti per pagare quello che utilizza. E’ incredibile ma è così.

E questa lobby ha messo le mani su qualcosa di molto più grande della cultura, ha messo le mani sulla conoscenza. Siamo arrivati all’assurdo di credere che tutto ciò che non è scritto su Wikipedia non esiste e questo è di una tristezza somma.

Scriveva Eduardo: “‘O tiempo d’e ‘llacreme è fernuto. Mo’ è tiempo ‘e core mosso e faccia tosta“.

Le immagini oscurate di Wikipedia

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logo

 

A luglio pubblicai un post sul blog intitolato “Wikipedia rimandata a settembre”. In quell’occasione Wikipedia aveva oscurato tutte le sue pagine in italiano per protestare contro l’approvazione degli articoli 11 e 13 della nuova direttiva sul copyright in discussione presso il Parlamento Europeo dichiarando di essere addirittura nelle condizioni di dover chiudere se i testi dell’articolato fossero stati approvati così com’erano. Il risultato finale fu che la discussione fu rimandata a settembre, come i ragazzini più discoli e meno studiosi, Wikipedia ha ripreso a pubblicare tutti i suoi contenuti e la gente che aveva protestato perché non aveva voglia di andare in biblioteca a consultare dei sani libri di carta ha tirato un sospiro di sollievo.

Ora siamo di nuovo a settembre. Impressioni di settembre, settembre poi verrà ma non ti troverà, september morn. Oggi è in discussione quello che è stato semplicemente rimandato a luglio. Wikipedia cosa decide di fare? Oscura TUTTE le sue immagini per chiedere l’approvazione della Libertà di panorama (sul banner wikipediano è scritto con tanto di hashtag). La libertà di panorama? Ma come, a luglio c’era il rischio chiusura e oggi si preoccupano delle foto di palazzi e monumenti?? Eppure è così:

striscia

Invitano anche a scrivere una mail al proprio deputato europeo (che dev’essere un po’ come l’angelo custode, io il mio non so nemmeno chi sia) in cui, con un modello precostituito, si invita a votare a favore della protezione del pubblico dominio (che dovrebbe essere già protetto di per sé, proprio in quanto pubblico dominio, e nessuno dovrebbe poter dubitare che un’opera sia liberamente fruibile da tutti se sono passati i termini di legge), le eccezioni per i contenuti generati dagli utenti (ma ogni contenuto che abbia un minimo di creatività ed originalità è di per sé e per diritto naturale coperto dal diritto d’autore, e l’autore decide anche che cosa possano fare gli altri dei propri contenuti, spiacente ma in Italia funziona così), le eccezioni per l’estrazione di testo e di dati (che è il punto su cui Wikipedia potrebbe avere dei seri problemi, ma non lo dicono).

La protesta di Wikipedia, dunque, appare incredibilmente debole e blanda (anche se, prevista inizialmente per la sola giornata di martedì, continua anche in quella di mercoledì, giorno di votazione) rispetto all’allarme minacciato e paventato dalle iniziali premesse.

Come sempre la montagna ha partorito un topolino, e l’unico effetto di questa iniziativa saranno poche e-mail che intaseranno le pazienti caselle di posta elettronica dei deputati europei italiani. Perché se andate a vedere sulle altre versioni linguistiche, NON troverete tutta questa pappardella di cui vi ho parlato. Eppure il Parlamento Europeo legifera anche per paesi di lingua inglese (non credo che l’Irlanda sia esclusa), spagnola, portoghese, tedesca (su cui campeggia un semplice avviso che spiega che oggi i wiki saranno disponibili in sola lettura per massimo un’ora), francese e così via. Anzi, paradossalmente, se andate sulla versione inglese di Wikipedia trovate questo:

monuments

cioè un invito a fotografare panorami e monumenti. E’ il massimo del ridicolo e della contraddizione. La Wikipedia italiana  sta facendo una figura meschina davanti al mondo intero e ci sembra che sia una legittima protesta di una piazza virtuale che oggi si trova oscurate le immagini.

Se Wikipedia dovesse chiudere a seguito delle legislazioni votate oggi, non sarebbe un gran male. Ma noi sappiamo tutti benissimo che non chiuderà.

#ioleggoperché non mi va di partecipare a #ioleggoperché

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Immagine ripresa dal sito http://www.comune.massa.ms.it/ che l'ha ripresa a sua volta da chissà dove
Immagine ripresa dal sito http://www.comune.massa.ms.it/ che l’avrà ripresa a sua volta da chissà dove, so assai io…

Oggi è la giornata mondiale del libro. Sì, ogni tanto ne istituiscono una. E’ un po’ come il mio onomastico: ho scoperto che esistono sette o otto San Valerio sul calendario, siccché ogni tanto me lo ritrovo tra i coglioni.

Pensare al libro e a quanto faccia bene leggere è cosa da considerarsi sol che positiva. Il problema è che non è soltanto la giornata del libro, è anche quella del diritto d’autore e della proprietà intellettuale. Che, poi, sono la stessa cosa.

In Italia abbiamo una delle leggi sul diritto d’autore più liberticide d’Europa. L’impianto è del 1941: pensate che in piena guerra il regime di Mussolini trovò il tempo per mettere in piedi una normativa che proteggesse l’opera dell’ingegno e i diritti ad essa connessi.

Oggi, secondo una delle tante toppe e secondo i tanti aggiornamenti che sono stati fatti di quel testo, rischia una condanna fino a tre anni anche lo studente che, per esempio, si installa un software commerciale per farci la tesi di laurea, perché in Italia non è vietata solo la riproduzione a scopo di lucro (che avrebbe tenuto lo studente fuori dal penale) ma anche quella a scopo di profitto (e profitto è, ad esempio, quando lo studente di cui sopra risparmia il prezzo dell’acquisto del software in questione). Con un gioco di sostituzione di una sola parola hanno creato una legione straniera di possibili delinquenti.

Come se non bastasse, recentemente le prime incisioni di un brano che cadevano in pubblico dominio dopo 50 anni, sono state portate, dietro la spinta dell’Unione Europea, a cadere in pubblico dominio dopo 70 anni.

Non vedo proprio cosa ci sia da festeggiare! E’ un’ecatombe liberticida. Oggi, specialmente sulla rete, si va sempre di più verso il modello aperto (come i contenuti pubblicati sotto licenza Creative Commons, come le condizioni della GPL che ha permesso di diffondere un miracolo come Linux e molti dei suoi software) e i testi di legge vigenti nelle nazioni dell’UE ormai non bastano più, stanno diventando come la coperta corta che lascia scoperta la testa o i piedi. Per non parlare del concetto del “fair use” statunitense, che qui da noi è pura utopia.

Così ci accontentiamo di un hashtag come #ioleggoperché, sponsorizzato dalla TIM. Ecco, non appena c’è qualcosa di mondialmente rilevante la gente rilancia con degli hashatag e va beh, così sia, il giorno dopo non se ne ricorderà più nessuno.

AGCOM: in vigore il regolamento sul copyright

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Da oggi siamo tutti molto meno liberi.

Si sono levati scudi di incostituzionalità, proteste, obiezioni, ma il Regolamento AGCOM sul copyright è in pieno vigore.

E se lo scopo, pur nobile, quello di combattere la pirateria massiccia, può essere condivisibile, non è da condividere il metodo per cui il detentore dei diritti di un’opera qualsiasi possa chiederne la rimozione o possa fare istanza di sequestro del sito attraverso l’Authority. Per quello ci sono i giudici ordinari.

E non è che uno dice “io non ho mai fatto nulla, sicché…”. Alzi la mano chi non ha mai fatto l’upload di un video su YouTube, magari una scena del film preferito, o un brano musicale camuffato da video come ce ne sono tanti. O chi, semplicemente, ha messo in linea il filmato del proprio matrimonio con il sottofondo dell’Ave Maria di Schubert preso da qualche disco. O, ancora più terra-terra, chi non abbia preso una foto da una testata giornalistica e l’abbia messa a disposizione su Facebook ai suoi cosiddetti “amichi”.

Voi mi direte, “ma non è reato, lo fanno tutti! Quindi a me non può succesdere nulla.” Invece non è così. Cioè, è vero che lo fanno tutti, non è vero che non sia reato.

Quindi siamo tutti nel calderone, e chi pensa di non esserci è semplicemente uno che non ha capito un cazzo della rete e della politica.

E’ certo che se a occuparsi di diritto d’autore fosse solo la magistratura si intaserebbero i tribunali, molto di più che con la diffamazione o con i procedimenti che riguardano i politici. Ma chi dovrebbe occuparsene, allora? Perché l’AGCOM? Chi è? Cosa mi rappresenta??

Nell’attesa di dare risposta a queste domande aspettiamo il primo che cade nella rete. “Sempre accusando, sempre cercando il responsabile, non certo io.”

Dalla Turchia con livore

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A seguito del mio articolo sull’oscuramento di Twitter in Turchia, mi sono arrivati commenti pubblici e mail private di un signore italiano che vive lì. E che ha cercato notizie su Kati Hirschem. Lo rassicuro, è un personaggio letterario.

Definisce il mio articolo “ridicolo e superficiale“. E fin qui è un suo diritto, non è certo questa la sede adatta per discuterne.

Mi segnala, inoltre, di non vedere “in esso nessuna analisi o conoscenza dei reali accadimenti qui in Turchia” e mi fa notare che mentre io me ne sto al calduccio nella placida democrazia italiana che mi permette qualunque libertà di espressione, in Turchia alcuni giornalisti languono nelle galere del Paese senza neanche un processo sommario (l’espressione che ha usato è, letteralmente, “senza processo“, quindi si intende “senza NESSUN tipo di processo” neanche quello sommario alla Ceausescu, per intenderci).

Partiamo da una premessa necessaria e indispensabile: Twitter, Facebook, YouTube e anche Wikipedia NON sono risorse democratiche della rete.
Appartengono a dei gruppi di interesse che vi versano fior di quattrini (o, in altri casi, li fanno versare dai donatori) e, quindi, il loro contenuto può essere censurato, elaborato, oscurato o mantenuto secondo i parametri che questi gruppi di interesse stabiliscono volta per volta per il loro esclusivo e personale tornaconto.
E’ il caso, ad esempio, della foto della donna africana che allattava a seno nudo oscurata da Facebook.
Non si sa quanti account al giorno vengano chiusi di iniziativa di Twitter, ma sappiamo che, a torto o a ragione, ci sono.
YouTube è il più grande contenitore di filmati e musiche protetti da diritti d’autore. Questo non vuol dire che YouTube sia illegale (il contenitore non può essere responsabile di chi immette i contenuti) ma significa che se si procedesse contro TUTTI coloro che immettono contenuti illegali su YouTube, YouTube crollerebbe.
Sulla non-democrazia in Wikipedia (autentica terra di nessuno) ho scritto così tanto che vi rimando alla sezione relativa.

Cosa so della situazione in Turchia?
Vediamo, so che il Primo Ministro si chiama Erdogan, che non è un signore esattamente tollerante (come Berlusconi), ma che è andato al potere perché una maggioranza del suo paese lo ha votato in elezioni regolari e definite “democratiche” alla vigilia, che ha condanne penali (come Berlusconi) e che sotto il suo governo sono state varate leggi che permettono di bypassare la funzione della magistratura, come è accaduto nei governi Berlusconi, ma stavolta in materia di censura. L’editto bulgaro su Biagi, Santoro e Luttazzi, insomma, come l’editto di Ankara contro Twitter. Solo che di Enzo Biagi si sono dimenticati tutti, mentre di Twitter in Turchia ci si dimenticherà fra due giorni.

Beninteso, la colpa non è solo di Berlusconi, che ha vinto anche lui delle elezioni democratiche, a differenza di Renzi. Il 1 aprile prossimo, in Italia, entrerà in vigore il regolamento dell’AGCOM che toglie alla magistratura il potere di stabilire, attraverso un regolare dibattimento processuale, cosa è coperto da diritto d’autore e cosa no, e di oscurare, eventualmente, i siti che ospitano questi materiali.

Alla faccia della democrazia italiana!

 

Grafica da: http://it.wikipedia.org/wiki/Turchia