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Il babbo di Matteino il Renzi, indagato (il su’ babbo, no Matteino), ha detto ai giornalisti che lui, facendo fede ad un famoso hashtag del pargolo twittante, è “sereno”.
Oggi Denis Verdini è stato rinviato a giudizio con l’ipotesi di finanziamento illecito ma si è affrettato a dichiararsi “sereno” anche lui, nel mentre che la giustizia fa il suo corso.
Tutti sotto il giogo di pubblici ministeri, giudici per le indagini preliminari e magistratura giudicante di merito, tutti pronti ad affrontare, se serve, il giudizio fino alla Cassazione, eppure son tutti sereni come un cielo blu.
Ho sempre pensato che chi si ritrova addosso anche solo un avviso di garanzia dovrebbe essere tutto men che sereno. Può essere incredulo, stizzito, incazzato, impaurito, terrorizzato, ma sereno no. Soprattutto se è effettivamente innocente rispetto a ciò di cui lo si accusa. La risposta alla domanda dei giornalisti “Come si sente dopo questo atto della magistratura?” potrebbe essere “Eh, mi cào addosso!“, non “Sono sereno!” Cazzo c’entra la serenità? Con una pendenza giudiziaria una persona onesta non ci dorme la notte. “Ha fiducia nel lavoro della magistratura??” “Ma no di certo. E’ chiaro che se hanno inquisito una persona innocente del loro lavoro c’è solo di che aver paura. Sereno io? Sereno una bella sega!”
E invece questa ostentata calma serafica, questo ridicoleggiare le accuse, questo mostrarsi al di sopra di ogni psicosomatico sciogliersi del corpo non fanno altro che alimentare la rabbia dell’opinione pubblica, la stessa che, come me, aveva lasciato l’aggettivo qualificativo “serena” attaccato a una canzone di Gilda Giuliani.