Liber Liber pubblica il Diario di Guerra e l’Autobiografia di Benito Mussolini

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Screenshot da www.liberliber.it
Screenshot da www.liberliber.it

Liber Liber ha messo in linea “La mia vita” e il “Diario di guerra” di Benito Mussolini.

Intendiamoci, i diritti d’autore delle opere (opere?) di Benito Mussolini sono scaduti il 1 gennaio del 2016, quindi chiunque ripubblichi i suoi scritti compie un’operazione legittima sotto il piano legale e della libertà editoriale.

Il motivo del contendere non è se Liber Liber poteva o non poteva ripubblicare Mussolini. Il punto è chiedersi se questa ripubblicazione è anche opportuna ed etica sotto il profilo morale.

Quelli di Liber Liber diranno subito che sì, loro sono una biblioteca, le biblioteche accettano tutto, anche Mussolini, e, quindi, se i loro volontari si sono dedicati a digitalizzare e rivedere l’opera del dittatore italiano, perché non pubblicarla? Perché Liber Liber non è una biblioteca ma un editore. Infatti realizzano opere inedite (le loro audioletture), le pongono in distribuzione (le traduzioni di Shakespeare realizzate appositamente per loro), vendono i loro prodotti (nel Liber Liber Shop, andatelo a vedere per rendervene conto). Una biblioteca non vende un bel niente, non fa attività editoriale e distribuisce solo testi già pubblicati.

Ma quanto è morale, invece, che un’opera di un dittatore sopravviva al tempo che passa con una riedizione in formato digitale, piuttosto che andarsene nel sonno dell’oblio, come invece meriterebbe. Ha senso ripubblicare e redistribuire Mussolini, premesso che Mussolini ha determinato lo sfacelo dell’Italia e che è stato il primo firmatario delle leggi razziali? Semplicemente no, non ha senso. Perché perpetua la memoria di un uomo già condannato dalla storia e non aggiunge nulla al valore etico di una sedicente “biblioteca” on line.

Ci eravamo occupati in questa sede anche della pubblicazione del “Manifesto del Partito Comunista” di Marx ed Engels da parte di Liber Liber partendo dall’edizione di riferimento della Silvio Berlusconi Editore, con autorizzazione espressa ed esplicitamente firmata da Marcello Dell’Utri. Qualcuno ha fatto spallucce e ha detto che la cosa non può tangere più di tanto, in fondo è sempre un’opera in più e poco importa se Dell’Utri sia stato condannato per mafia. E’ una questione di logiche, null’altro. Se Liber Liber dovesse distribuire testi in lingua originale (e l’idea di una biblioteca digitale di libri in lingua originale mi ha sempre solleticato, prima o poi mi dovrò decidere a metterne in piedi una) redistribuirebbe il “Mein Kampf” di Hitler?

Io spero sinceramente di no. Ma non ci scommetterei un centesimo.

La sentenza della trattativa stato-mafia è come un film in bianco e nero (ri)visto alla TV

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trattativa

E allora è stato definito finalmente da una sentenza di primo grado che sì, la trattativa stato-mafia ci fu, e che Dell’Utri, Mori, Subranni e De Donno debbono essere condannati a 12 anni di reclusione. L’ex senatore Mancino, invece, deve essere assolto. Il teorema regge e le ipotesi cominciano a trovare un fondamento giuridico, una radice profonda nelle sentenze di quei giudici che hanno sostanzialmente accolto l’impianto accusatorio dei pubblici ministeri. E’ stato proprio Di Matteo a dire: “Sanciti i rapporti col Berlusconi politico”. L’ex Cavaliere ha replicato: “Parole di una gravità senza precedenti”. E via schermeggiando.

Comunuque vada, non è una novità. Delle trattative stato-mafia si sapeva già da quando la sentenza contro Giulio Andreotti mise la pietra tombale della prescrizione su eventi antecedenti la primavera del 1980. Eventi che sono stati dimostrati, confermati e vagliati da tre gradi di giudizio. Non era vero nulla quello che urlava esultante l’allora più giovane avvocato Giulia Bongiorno nel comunicare al suo assistito l’esito favorevole della sentenza di Cassazione: “E’ finita, è finita per sempre!” Qui quello che resta per sempre sono fatti comprovati e inaccessibili per il decorrere del tempo dalla giustizia di stato.

In ogni modo, quello di oggi è un film già visto. Un film dell’orrore, s’intende.

Tra poche ore la sentenza di Cassazione per Marcello Dell’Utri

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C’è qualcosa di strano nell’aria. Anzi, di normale.

Tra poche ore si avrà la sentenza di Cassazione per Marcello Dell’Utri, condannato in appello a sette anni di reclusione, dopo la più pesante condanna di primo grado.

Questione di ore, dicevo. Ore che sembrano quelle di ogni giorno, ore che sanno della stessa rassegnazione con cui l’opinione pubblica ha vissuto questi 16 anni. Pensando che tanto non succede niente, che i potenti la fanno sempre franca, che la giustizia non funziona, che è troppo tardi.

Ecco, ora l’arrivo della giustizia è questione di ore. Conferma della sentenza di secondo grado (Dell’Utri va in carcere), annullamento senza rinvio (le sentenze precedenti diventano carta straccia), annullamento con rinvio (si deve fare un nuovo processo tenendo conto di determinati elementi). Tre ipotesi su cui poggiano le non-attese degli italiani.

Perché gli italiani non attendono più. Non hanno più la rabbia di 16 anni fa. Sono disattenti, distratti, quasi insofferenti.

Come se la bufera che, comunque vada, sta per abbattersi sulla storia, neanche li riguardasse più.

Marcello Dell’Utri condannato in appello a sette anni di reclusione

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"L’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva"

(Costituzione Italiana)

…intanto c’è la registrazione della lettura della sentenza che potete ascoltare attraverso il nostro lettore virtuale di MP3.
(da: www.radioradicale.it, licenza Creative Commons)
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Le dichiarazioni del pentito Gaspare Spatuzza al processo d’appello contro Marcello Dell’Utri

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"Ho riferito quello che sapevo su Berlusconi e Dell’Utri solo il 16 giugno del 2009 ai magistrati di Firenze perché, prima, temevo che si potesse dire che tiravo in ballo i politici per accreditarmi come pentito".

Scarica l’audio dell’udienza odierna con le dichiarazioni di Spatuzza:

MP533642.mp3  34,542,983  12/04/09  9:00 pm
MP533643.mp3  65,250,460  12/04/09  9:11 pm
MP533644.mp3  30,606,434  12/04/09  9:03 pm
MP533645.mp3  2,562,009  12/04/09  4:38 pm

da: www.radioradicale.it – Licenza: Creative Commons

Mussolini era un uomo buono

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"Trovo Mussolini un uomo straordinario e di grande cultura. Un grande scrittore, alla Montanelli, i suoi diari sembrano cronache di un inviato speciale, con frasi brevi e aggettivazioni efficaci come raramente ho letto."

"Non è colpa di Mussolini se il fascismo diventò un orrendo regime. Ci sono testimonianze autografe del duce in cui critica i suoi uomini che hanno falsato il fascismo, costruendosene uno a proprio modo, basato sul ricatto e sulla violenza. Il suo fascismo era di natura socialista."

"Io non ho alcuna intenzione di fare apologia né del fascismo né di Mussolini. Ho scoperto nei diari di Mussolini la figura di un grande uomo. Ha commesso errori ed è già stato condannato dalla storia. Ma da questi scritti viene fuori una figura diversa da quella che ci è stata propinata dagli storici dei vincitori, non era un buffone, non era un ignorante e tantomeno un sanguinario. Era un uomo buono. Mussolini era solo una brava persona che ha fatto degli errori."

(Marcello Dell’Utri)

Jeppe Kofod e la quindicenne

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Questo signorino qui si chiama Jeppe Kofod.

E’ un parlamentare danese, vicepresidente della Commissione Affari Esteri del Partito dei Socialdemocratici, che ha avuto un rapporto sessuale con una quindicenne.

Aveva una carriera politica davanti, dal basso dei suoi 34 anni di età.

Lo hanno beccato e si è sputtanato per tutta la vita.

Non ha commesso un reato, perché in Danimarca fare sesso con una ragazza quindicenne non è reato se la minore è consenziente.

Ma intanto si toglie dai piedi e subito.
Ha detto «Ho tenuto una condotta moralmente inappropriata», «Sono il solo responsabile dell’accaduto». E fuori dai tre passi.

Niente più politica per lui.

Dell’Utri, Cuffaro e compagnia cantante sono lì a tenere una condotta moralmente più che appropriata e soprattutto a NON essere i responsabili dell’accaduto.