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Secondo un articolo de “Il Riformista”, che potete leggere qui, cominciano a vedersi gli effetti dei ricorsi presso il Tribunale della Libertà presentati dai legali degli oltre 300 arrestati in Calabria nel blitz denominato “Rinascita Scott” del Procuratore Gratteri.
Già una decina di persone sono state rimesse in libertà o collocate agli arresti domiciliari per effetto di decisioni emesse o dallo stesso Tribunale della Libertà o dal Giudice per l’Udienza Preliminare, tra di loro Luigi Incarnato, assessore regionale ai Lavori Pubblici della Regione Calabria.
Tra le persone che hanno visto riveduto e corretto il decreto di privazione della libertà personale, figura un certo signor P., accusato di estorsione. Ora, per le accuse riguardanti il reato di estorsione l’arresto è obbligatorio, e fin qui nulla da eccepire. Ma si dà il caso che il signor P. avrebbe “estorto” nientemeno che una torta, alcuni pasticcini e una bottiglia di spumante. Un reato dagli effetti catastrofici, come si può vedere, che grida vendetta e il cui presunto autore deve attendere il relativo procedimento direttamente in carcere, secondo i pubblici ministeri. Ma peccato che, nel più totale silenzio stampa, fatta eccezione per le voci dei soliti noti, la costruzione di mattoncini Lego della Procura di Catanzaro si stia sgretolando lentamente (altre decisioni in merito sono attese per la prossima settimana). La metafora dei mattoncini Lego era stata usata dallo stesso Gratteri all’indomani della massiccia operazione di arresti condotta dalla DDA.
Dice uno: “ma allora ce l’hai con Gratteri?” No, io non ce l’ho con nessuno. Vorrei solo che una così grande operazione di arresti trovasse conferme nelle decisioni dei tribunali del riesame e dei giudici per l’udienza preliminare. 10 persone su 340 per le quali la misura della restrizione della libertà personale in carcere è stata revocata sono già troppe, comunque vadano a finire i relativi processi. Perché se è vero che una remissione in libertà non significa necessariamente innocenza è anche vero che la misura cautelare dell’arresto non significa necessariamente colpevolezza. E in dubio pro reo, su questo non ci piove.
Su questa vicenda c’è solo da fare meno clamore massmediologico, più informazione capillare e, soprattutto, un rispettoso silenzio verso la vicenda processuale di chi verrà assolto. Perché non è vero il teorema Davigo secondo il quale gli unici errori giudiziari sono le assoluzioni, e la vittima è solo il magistrato.
Per fortuna.