E’ morto John Renbourn

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John Renbourn è stato uno dei componenti (assieme a Bert Jansch, Terry Cox, Jacqui McShee e Danny Thompson del gruppo inglese dei Pentangle, tra i più innovativi e completi della storia della musica.

Dopo la morte di Bert, che aveva spezzato il Pentacolo, se n’è andato anche John, mio modello e maestro.

Mi è impossibile riassumere la sua carriera chitarristica, John Renbourn ha rielaborato tutto, dalla musica medievale a quella tradizionale, dal jazz al blues, sia come solista che come fondatore di gruppi collegati al suo nome. Vi posso fare i titoli di quattro dischi, giusto per darvi solo una idea del suo genio e della sua abilità chitarristica: “Faro Annie”, “The Black Balloon”, “A maid in Bedlam” e “The enchanted garden” (gli ultimi due sotto il nome di “John Renbourn Group”).

Che fosse accompagnato da musicisti e cantanti di indubbio valore (Jacqui McShee fra tutte, voce inglese per eccellenza) o che suonasse da solo Renbourn ha sempre dimostrato una incredibile versatilità con lo strumento, e ora che se n’è andato, questa giornata grigia di fancazzismo è, se possibile, ancora più acida da digerire. E non vi dico altro.