“Miserabile moralista” e la cacca nel corridoio come volontà e rappresentazione

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Accidenti a me e a tutte le volte in cui decido di parlare di notizie di cronaca.

Perché la cronaca ha il singolare effetto di dividere in due l’opinione pubblica. Come il calcio. O gli insegnanti. Ci sono colpevolisti e innocentisti, esperti in dinamiche giudiziarie e mammisti ad oltranza. Poi ci sono quelli che rompono i coglioni a me sul blog e mi dànno del “miserabile moralista” attraverso l’interfaccia Facebook.

Ho tolto quel commento (cosa che faccio assai di rado, in 11 anni di esistenza del blog sarà sì e no la terza volta che mi accade) perché sia che io sia un “miserabile moralista”, sia che non lo sia, evidentemente questo spazio è mio e ci farò un po’ il moralista (o il non moralista, si veda il caso) quanto cazzo mi pare. E’ inutile che me la meniate, finché commentate il mio blog siete miei ospiti e soggiacete alle mie repentine mutazioni d’umore. Cosicché se io mi alzo col piede storto (espressione di autoironia, questa, che avranno còlto in due) e decido di prendermela coi vostri commenti e cancellarli lo faccio senza comunicarvelo previamente. Punto e morta lì.

L’oggetto del contendere era l’articolo “Gioventù lassativa“, dedicato alla morte del giovane Domenico Maurantonio (in quell’articolo non ne facevo il nome). Sostenevo in quella sede (ma potete anche andare a leggervelo, se avete bisogno di un riscontro, non è mica proibito) e, soprattutto, in quel momento, la singolare definizione di “scherzo” per l’ipotesi fatta dalla Procura competente, che a causare la morte del giovane sia stata la somministrazione di una forte dose di lassativo e una serie di circostanze che gli avrebbero fatto perdere l’equilibrio e lo avrebbero fatto cadere mentre cercava di raggiungere la finestra della sua camera.
E me la prendevo con questa gioventù neodefinita “lassativa”, omertosa e poco intelligente, disposta soltanto a salvaguardare se stessa anziché dare agli inquirenti una versione credibile di quanto era veramente accaduto (perché se c’è una cosa incontrovertibile è che quando il giovane è precipitato qualcuno era con lui, e per “qualcuno” intendo proprio i suoi compagni di scuola).

Mi sono, sostanzialmente, sentito dare del “miserabile moralista” perché nel frattempo sarebbe intervenuto un altro elemento che farebbe pendere l’ago della bilancia a favore di un’altra tesi, un WhatsApp (Dìo mìo come siete antipatici con questo linguaggio del pìffero. “Un WhatsApp” come se fosse “uno Stravecchio”! O “un Dombairo”…) spedito da non si sa chi (e, vero o falso che ne sia il contenuto, qualcuno deve averlo spedito per forza) con questo testo: “L’altra sera dei ragazzi di una scuola di Padova son venuti da noi in hotel… di notte si sono ubriacati da fare schifo e hanno deciso di fare degli scherzoni sui corridoi dell’hotel. Il ‘migliore’ di questi scherzi è stato defecare per il corridoio del quinto piano… non contento, uno di questi per fare il figo decide di mettersi sul cornicione per farla dalla finestra… quindi si fa tenere per le braccia dagli amici e ad un certo punto vola giù. Morto. Gli amici non hanno detto nulla a nessuno e son tornati in stanza…”

A parte il fatto che il mio articolo è stato scritto quando del WhatsApp (questa sì che è un’espressione miserabile da fighetti della post-informatica di consumo!) non si sapeva ancora nulla, mi pare che non cambi proprio una virgola. Se è buona la tesi del lassativo il giovane deceduto sarebbe una vittima che però non ha preso parte volontariamente al gioco dei suoi compagnucci vigliacchetti, mentre se si fosse messo sul cornicione per defecare dalla finestra sarebbe stato ugualmente una vittima (perché proprio lui? Non poteva farsi penzolare dal cornicione uno di quelli che lo reggevano per le braccia? Così, tanto per vedere che aria tirava da quell’altezza) ma magari più coinvolto nelle dinamiche dello “scherzo”.

C’è qualcosa che colpisce in quel messaggio ed è la circostanza che i ragazzi si fossero messi a defecare nel corridoio per fare degli “scherzoni”. Eh. me lo immagino che razza di “scherzoni” devono aver fatto, si muore veramente dal ridere: il “migliore” è stato scagazzare per tutto il corridoio (chissà gli altri di minor pregevole fattura) ubriachi fradici è un gesto chiaramente liberatorio, oltre che del tratto intestinale, anche della catarsi psichica, per cui al ritorno dalla gita scolastica all’Expo, via, un bell’approfondimento di filosofia dal titolo “La cacca in corridoio come volontà e rappresentazione”.

E rimane, comunque, il fulcro del discorso: qualcuno lo ha tenuto per le braccia. Poi gli è scivolata la presa. E questi vigliacchetti imborghesiti dei suoi compagni invece di dire SUBITO agli insegnanti cosa era successo, sono rientrari come se nulla fosse accaduto, ubriachi e colpevoli di un atteggiamento odioso e omertoso. Chissà poi quali sanzioni a loro carico volevano evitare. Perché, voglio dire, tenersi un morto sulla coscienza anche se solo per poche ore è dura.

E così, via, per tutto questo, e per non aver scritto che il cadavere sarebbe stato ritrovato senza indumenti intimi addosso (particolare di rilevantissimo interesse, il faut le dire) mi sono beccato del “miserabile moralista”. La prossima volta un blog lo fare voi così ci vengo io a rompervi i coglioni con i commentini a culo.