Magistratura vo’ cercando

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E son di nuovo tutti ancora lì a dirci che non dobbiamo perdere la fiducia nella magistratura, che la magistratura non va delegittimata, che è al servizio del paese e che, in $oldoni, ha sempre ragione anche quando sbaglia.

L’ultimo caso in ordine di tempo è quello della sentenza della Corte di Strasburgo che sanziona l’Italia perché Contrada non doveva essere condannato per concorso esterno in associazione mafiosa. Un danno morale per 10.000 euro (briciole, rispetto al danno morale effettivamente patito) e lo spunto per una revisione del processo.

Già, ma com’è che i magistrati di primo grado, di appello e di Cassazione non se ne sono accorti? Non basterebbe questo per creare quanto meno un clima di legittimo sospetto tra l’opinione pubblica e chi aveva il compito di verificare tutte le condizioni di condannabilità di un uomo?? Perché, minchia, c’è una bella differenza tra una condanna e una sentenza che afferma che qualla condanna non doveva essere comminata. E se questa differenza non la vedono i magistrati chi dovrebbe vederla, il pizzicagnolo all’angolo? E’ a loro che ci affidiamo per far andare avanti la giustizia, non vogliamo dire che possano esserci anche delle sentenze diverse e perfino contrapposte, vogliamo solo dire che questo squilibrio non può essere degno di uno stato democratico e di diritto.

Facciamo un salto indietro. Ai tempi di Mani Pulite la magistratura aveva addosso il sacro crisma dell’unzione da parte dell’opinione pubblica con tanto di invito a non fermarsi. E finché a cadere nel pentolone erano i Craxi e i Forlani tutti erano contenti: era uno shakerare in continuazione la classe politica italiana, finché qualche pera marcia non cadeva giù dall’albero.
E la gente voleva che questi magistrati non si fermassero, a tal punto che quando anziché il pezzo grosso, cadeva nel pentolone il pesce piccolo, il pesce piccolo si meravigliava. Del resto lui non faceva politica, ma magari aveva una fabrichètta e dava i dané, sì, insomma, la bustarèla, la stècca, all’assessore del comune di Legnate sul Groppone per beccarsi l’appalto e vedersi assegnati i lavori di ritinteggiatura dei cancelli degli edifici pubblici. E allora cosa vogliono da noi, che non stiam minga a scaldar le sédie, té, ciapa là, l’è propi ‘nsci che va la vita, e alle elezioni successive il voto era per Berlusconi.

Ecco, io son convinto che non è che la gente che ha votato Berlusconi abbia visto in lui una persona capace e politicamente formata, anzi, penso proprio che a quella gente lì della preparazione politica di Berlusconi non gliene potesse fregare una mazza: chi ha votato Berlusconi ha votato un simbolo, quello dell’imprenditore che ha tante ma tante svànziche e che è riuscito a non farsi mai beccare. Alla gente non piaceva Berlusconi, piaceva l’impunità che lui rappresentava.
Riusciva a metterseli tutti nel sacco, lui, e quando non ci riusciva tutto era colpa dei magistrati comunisti, colpevoli di far politica a colpi di sentenze.

Poi un bel dì l’han condannato pure lui e allora, anziché acquistare fiducia nella magistratura la gente ne ha persa ancora di più. Fino ad arrivare al folle che ha sparato al suo giudice.

Senza arrivare ad aberrazioni del genere, basterebbe essere consapevoli del fatto che la magistratura e le sentenze che emette possono essere oggetto di critica come qualunque altro potere o espressione del pensiero e di esercizio della legge al mondo. A qualcuno andrebbe via la voglia di ammazzare, ad altri quella di sentirsi protetti qualunque cosa dicano o facciano.