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C’è una sorta di perfida retorica nell’informazione generalista (e generalizzata) che ha seguito l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica (nuovo come Capo dello Stato sì, ma di antica e vecchia appartenenza democristiana), quella che lo ha descritto come persona di integerrima rettitudine, onesto, con la schiena dritta (altra espressione dei giornali odiosa e vacua) e profondo conoscitore della Costituzione.
Ora, io queste doti non le definirei una vera e propria notizia a sé stante. Perché che il Presidente della Repubblica sia una persona seria, onesta e di spiccato rigore morale me lo aspetto già dal ruolo che di lì a poco sarà chiamato a svolgere. In breve, mi aspetto che sia migliore almeno di tutti i parlamentari che lo hanno eletto, di quelli radiati dal Parlamento, di quelli che il Parlamento lo hanno preso come un notaio di mera esecuzione dei propri decreti legge, o di quelli che dall’alto del loro scranno bacchettano ora questo ora quello in nome di una morale che si pretende essere elevata a regolamento dell’aula. Non solo mi aspetto tutto questo, ma ESIGO addirittura che il Presidente della Repubblica conosca a menadito la Costituzione, visto che ne è il Garante e visto che deve difenderne i principii anche in nome e per conto di quella parte di Italia a cui lui non piace (voglio dire, dovrà mica piacere per forza, no?).
Sono doti scontate, così come scontato appare questo giornalismo di maniera, questo linguaggio sempre uguale da testata a testata, questo neolecchinismo spicciolo che fa di un evento assolutamente ordinario un articolo di giornale strombazzato in prima pagina.