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El Ferrocarril de Canfranc è una cattedrale nel deserto.
Canfranc è un paesino che si trova a pochi chilometri dal confine francese, una volta era veramente un pugno di case, con un bar, un ufficio di cambio e, molto più tardi, un ufficio turistico. Niente altro. A parte i Pirenei intorno, un vento che quando tira ti fa restare intirizzito lì anche a luglio, ma, soprattutto, la “Estacion internacional”.
Inaugurata da Alfonso XIII nel 1928, e da quell’anima buona del dittatore Primo de Rivera, la stazione è un edificio di dimensioni assolutamente imponenti, ciclopiche e gigantesche.
Solo che è da svariati decenni completamente abbandonata. 20 anni fa ci passavano otto treni al giorno (quattro partivano e quattro arrivavano). Quest’anno ce ne passano quattro (due all’andata e due al ritorno). Nient’altro.
Naturalmente si tratta di una stazione terminale, oltre Canfranc, verso la Francia, c’è il nulla ferroviario, la terra di nessuno, e i collegamenti interrotti ormai dalla guerra civile 1936-1939, nota per i Wikipediani, gli ignoranti e i pisani, entità che spesso coincidono).
Dedico questa icona al degno compare e puzzone Mancinelli Enio (o Falaschi Rutelio), che a Canfranc patì una delle esperienze più travagliata della propria esistenza (quasi peggio di uno stranguglione di tortilla de chorizo…).
Canfranc è un paesino che si trova a pochi chilometri dal confine francese, una volta era veramente un pugno di case, con un bar, un ufficio di cambio e, molto più tardi, un ufficio turistico. Niente altro. A parte i Pirenei intorno, un vento che quando tira ti fa restare intirizzito lì anche a luglio, ma, soprattutto, la “Estacion internacional”.
Inaugurata da Alfonso XIII nel 1928, e da quell’anima buona del dittatore Primo de Rivera, la stazione è un edificio di dimensioni assolutamente imponenti, ciclopiche e gigantesche.
Solo che è da svariati decenni completamente abbandonata. 20 anni fa ci passavano otto treni al giorno (quattro partivano e quattro arrivavano). Quest’anno ce ne passano quattro (due all’andata e due al ritorno). Nient’altro.
Naturalmente si tratta di una stazione terminale, oltre Canfranc, verso la Francia, c’è il nulla ferroviario, la terra di nessuno, e i collegamenti interrotti ormai dalla guerra civile 1936-1939, nota per i Wikipediani, gli ignoranti e i pisani, entità che spesso coincidono).
Dedico questa icona al degno compare e puzzone Mancinelli Enio (o Falaschi Rutelio), che a Canfranc patì una delle esperienze più travagliata della propria esistenza (quasi peggio di uno stranguglione di tortilla de chorizo…).