Nato ai bordi di Wikipedia

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Il 13 giugno 2012, sulla versione web de “La Stampa” di Torino appare un interessante articolo di Giuseppe Bottero.

Il titolo è La carica dei ‘bugiardi digitali’: la nuvola umana che falsa la Rete.
Ha molto poco, o quasi nulla a che vedere con Wikipedia, ma costituisce comunque un eccellente “specchio” (trattandosi de “La Stampa”) di come l’enciclopedia collettiva più consultata al mondo venga vista e recepita a livello di stampa specialistica. E di come questa ricezione (questa “vulgata”, per dirla in termini di letteratura) attecchisca nell’opinione pubblica.

L’articolo, dunque, si occupa della cosiddetta “fabbrica delle bugie” in rete. Di tutto quel movimento di forum, sondaggi, commenti sui Social Network, e-mail, raccolte di opinioni, che finisce per falsare un dato.
Qualcuno svolge un sondaggio tra i suoi lettori? Bene, si paga la gente perché faccia clic su una opzione del sondaggio in modo che appaia che il pubblico ha votato proprio in quel modo (e con percentuali molto alte).

Dopo una breve ma accurata disanima dei siti web che offrono questo tipo di “lavoro” a un gruppo di cyber-micro-lavoratori evidentemente disposti a tutto pur di guadagnare qualche soldo, nell’analisi di Bottero, vòlta a cercare di smascherare l’industria della bugia in rete in un inciso, si legge:

“Mentre migliaia di ragazzi costruiscono gratuitamente Wikipedia, un manipolo di cyber-precari (parecchio numerosi, in realtà) demoliscono la credibilità del web a colpi di menzogne. Pagate pochissimo, ma in questi mesi non si butta via nulla (…)”

Si tratta di una modalità di vedere Wikipedia molto diffusa. Cerchiamo di analizzarla in modo più dettagliato.

“Migliaia di ragazzi” ricorda l’immagine di un esercito, di una grande quantità di persone. Il fatto, poi, che si tratti di “ragazzi” dà un’immagine di giovinezza molto incoraggiante.
Ma è, appunto, un’immagine, un’astrazione, che non ha quasi nulla a che vedere con la realtà. Le persone che hanno maggiore dimestichezza con la rete sono quelle che se non l’hanno vista nascere, l’hanno almeno seguita nella sua evoluzione di diffusione “domestica”, praticamente dalla fine degli anni ’90 ad oggi. Sono persone che hanno dai 40 ai 50 anni.
Jimbo Wales, il fondatore dell’opera, è nato nel 1966. Chi ha visto internet dopo se l’è praticamente ritrovato già fatto. Un “giocattolino”, quello della rete, che permette a chiunque di divertirsi ma senza sapere che cosa c’è dentro.
Molti “ragazzi” usano la posta elettronica, ma non sanno, ad esempio, che cos’è un indirizzo SMTP, o che esiste un campo POP3, in software di gestione che si chiamavano, si veda il caso, “Eudora” (per la verità non credo che qualcuno continui ad usare Eudora) perché da quando esiste l’ADSL la mail si controlla direttamente via web, o, possibilmente, non la si controlla affatto, perché il suo uso, con l’avvento dei social network e la diffusione degli SMS, è diminuito in maniera netta.
E’ come se in Wikipedia, per immagine stereotipata, esistesse solo il giovane, magari dalle belle speranze e possibilmente disoccupato, che contribuisce al sapere collettivo e universale.
Non esiste l’idea che il grosso dei contributi a Wikipedia, dal punto di vista dei contenuti (ma anche da quello del software di gestione) possa avere un po’ di pancia e un filino di colesterolo. Perché sostituire l’immagine delle “migliaia di ragazzi” con quella di una fiera armata che ha già passato gli -anta non rende l’idea. Si sa, come dice il Poeta, che nella fantasia “gli eroi son tutti giovani e belli”. O, se si preferiscono altri modelli che consiglio un po’ meno, la giovinezza è “primavera di bellezza” per eccellenza. Ma il prodotto non cambia.

“Costruiscono gratuitamente” fornisce a sua volta due idee distinte: il “costruire” è il contrario esatto del distruggere, ha in sé qualcosa di positivo. Anche se, indubbiamente, dal punto di vista strettamente edilizio si può costruire un cosiddetto “ecomostro”. Dunque non è detto che questa valenza positiva sia comune a tutte le accezioni del verbo.
Ma quello dei giovani che “costruiscono” è, a sua volta, un tipo di suggestione che ricorda molto l’iconografia del socialismo reale. Giovani pieni di speranza che vanno a costruire il loro avvenire. Col sorriso sulle labbra, ma, soprattutto “gratuitamente”, ovvero, senza nemmeno essere pagati, al contrario di quelli che vanno a d alimentare il sistema delle bugie in rete, che parrebbero lucrare, oltre che sulla loro personale miseria, anche sulla fiducia che saremmo portati a riporre nei giovani wikipediani (perché la fiducia nei giovani è sacra).

Quindi, da una parte abbiamo i buoni che sono buoni non in quanto tali, ma perché sono giovani, volontari, disinteressati e, soprattutto, “costruiscono” una cosa altrettanto buona come Wikipedia.
Se ci fate caso, quasi chiunque compia un gesto di bontà diventa buono. A meno che si tratti di Bernardo Provenzano o di Totò Riina, il fare qualcosa di buono per gli altri ha sempre una valenza di redenzione.
Dall’altra parte ci sono i cattivi, che vendono per denaro un clic, le loro idee o la loro dignità, e si prestano alla diffusione di notizie falsate o verità che non corrispondono ai fatti.

Per cui, se i cattivi fabbricano menzogne, Wikipedia fabbrica per forza cose vere.
Ma Wikipedia è anche caratterizzata da una forte presenza del cosiddetto “vandalismo”. Notizie false, voci su personaggi inesistenti, incursioni nelle voci per diffamare ora questo ora quell’altro personaggio, litigi in sede di discussione, singole informazioni non rispondenti alla verità, link esterni inseriti per puro spirito pubblicitario. E’ logico che sia così, in una risorsa “enciclopedica” liberamente modificabile da chiunque. Se qualcuno modifica la voce del Tale scrivendo che è un “pirla” è molto probabile che quella modifica resti in linea poco tempo. Ma è possibile che molte persone la vedano, prima che qualcuno si prenda la briga di correggere nuovamente il testo.

“Bravi ragazzi” che stupiscono il mondo. Gli alti sono nati ai bordi di Wikipedia.