Se fai politica a scuola poi Salvini se ne accorge

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Un(‘) insegnante di Castel del Rio (Bologna) ha assegnato dei compiti ai suoi scolari. Tra domande di facile e banale risoluzione tipo “Come guarire molte malattie?” e “Come risolvere le desertificazioni?” c’è anche “Come facciamo a cacciare Salvini??“.

E allora Salvini si incazza. Si dichiara profondamente indignato, l’insegnante gliela deve pagare a tutti i costi, non ci vuole credere (e fa bene!) e promette ai suoi adepti di andare fino in fondo, di volere la testa del Battista e che quel marrano che ha osato dare dei compiti di simil fatta gliela pagherà e la pagherà all’intero popolo italiano che Salvini l’ha votato, oh, se la pagherà!

Solo che non era vero niente. Era una fake news. Però la reazione di Salvini era vera. Che, voglio dire, Salvini avrà pure degli strumenti molto più raffinati, come ministro dell’interno, per verificare la veridicità o meno di una notizia. E invece stavolta ci è cascato con tutte le scarpe.

Non è detto che le fake news siano tutte inutili. Qualcuna funziona da cartina di tornasole per evidenziare la suscettibilità delle persone. Propongo un premio speciale per chi ha messo in giro la bufala in questione che, guarda caso, non è stata sputtanata dai soliti debunker di stato. E c’è solo da chiedersene il perché.

Butac.it è di nuovo tornato on line

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butac

E’ di nuovo raggiungibile il sito butac.it (“Bufale Un Tanto Al Chilo”), sequestrato preventivamente la mattina di venerdì scorso. Resta sequestrato soltanto l’articolo oggetto del contendere, salvaguardando le esigenze del procedimento in corso e quelle del diritto a fare informazione.

La notizia, di per sé, è già più che datata e non sono certo arrivato primo. Ma questo è un blog di opinione, non di informazione, quindi possiamo permetterci qualche valutazione supplementare a bocce ferme.

In primo luogo sgomberiamo il campo da ogni fratintendimento: si tratta di una notizia positiva che riequilibra i diritti che ha qualunque cittadino di fare informazione e di far circolare il proprio pensiero nelle forme che ritiene più opportune e quelle di una misura che si era rivelata troppo drastica e radicale (dunqie inefficace) come quella del sequestro preventivo di TUTTO il sito, quando ad essere coinvolto nella querela per diffamazione era soltanto un articolo.

Ma la gioia finisce qui e non va oltre. Infatti, il procedimento per diffamazione prosegue, e il dissequestro della risorsa web e la sua conseguente ritrovata raggiungibilità in rete non significano affatto che sia venuto meno il processo penale a carico dei responsabili. Anzi, quello persiste, purtroppo, e ha già visto, come è evidente, il “vantaggio” del querelante che si è visto non solo accogliere le doglianze, che non sono state archiviate, ma che continua a vincere contro Butac.it per 1-0 perché, si veda il caso, il sequestro si è “ristretto”, sì, al solo articolo presuntamente diffamatorio, ma non è stato minimamente annullato, c’è chi dovrà rispondere di quello che ha scritto, a meno che non offra un adeguato risarcimento prima dell’apertura del dibattimento e prima che si dichiari il non luogo a procedere.

Lo ripeto: è vero, è un ottimo risultato quello del dissequestro del sito, Butac.it potrà far valere in sede giudiziaria tutte le proprie ragioni, nessuno può essere giudicato colpevole fino a sentenza definitiva passata in giudicato, non c’è stato nessun giudizio, nemmeno di primo grado, la partita non è ancora finita, ma intanto il querelante l’ha insaccata in porta e il pallone torna al centro del campo.

Un’ultima annotazione: alcuni siti di debunking (indovinate quali), durante la (delicata) vicenda sel sequestro totale, per evitare difficoltà agli avvocati di Butac.it nell’ottenere quello che era giusto (e cioè un sequestro “chirurgico” fatto col bisturi e non con la mannaia), hanno deciso di non fare il nome del querelante e di respingere al mittente tutti i commenti che lo riportassero o che contenessero link a pagine che potevano facilitarne l’identificazione. Quando tutto si è sbloccato e il sito è tornato on line, come per miracolo è apparso il nome del querelante destinato alla vista e alla cognizione dei più. E’ un modo di fare blogging giornalistico scorretto e di pessima qualità. Io posso capire la simpatia istintuale che si prova verso un sito che si è visto oscurato per quattro o cinque giorni da un provvedimento oggettivamente smisurato, ma porca paletta, voglio dire, ci sono anche dei lettori che hanno diritto al giusto equilibrio, e che se da un lato il sito è stato penalizzato, dall’altra ci sono le legittime richieste di un querelante che reclama il suo. E sarebbe anche ora di darne contezza in modo quando meno equilibrato. Ma l’equilibrio nel giornalismo in rete è un’utopia. Si è faziosi e di parte. E questo posso permettermelo tutt’al più io, che non ho nessuna tessera di giornalista e me ne vanto. I giornalisti veri, o quelli che si vantano come tali, facciano semplicemente il loro brutto e sporco mestiere.

Sotto sequestro il sito “Bufale Un Tanto Al Chilo”

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Mi è appena arrivata la notizia che questa mattina, su disposizione della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Bologna è stato sequestrato il sito www.butac.it (“Bufale Un Tanto Al Chilo”), a seguito della querela di un privato per un articolo risalente a due anni e mezzo fa.

L’elemento che colpisce è che, per la prima volta nella sua storia (e dire che il sito di interventi giudiziari ne aveva avuti altri in passato) il sito è stato sequestrato per intero. Non si è agito, cioè, sul singolo articolo che aveva determinato la querela e, quindi, l’azione giudiziaria, ma si è oscurato TUTTO il sito, con più di 3000 articoli, tutti probabilmente con nessuna o scarsissima attinenza alla materia del contendere.

Viene quindi a mancare un elemento fondamentale per l’informazione, giacché la risorsa si occupava di fake news e lo faceva anche collaborando con la stessa polizia postale che ha operato il sequestro. Non si conoscono per il momento gli estremi di reato contestati all’owner del sito (probabilmente si tratta di diffamazione), né quali comportamenti sarebbero oggetto di specifica indagine. Si tratta decisamente di un atto radicale che fa in modo che questo sito web che non sia più in grado di pubblicare le proprie inchieste, i propri articoli e le proprie deduzioni. Per curare un brufolo si è tagliata la testa intera. E questo è, semplicemente, abnorme.

Sequestrano sempre i siti di debunking sbagliati.

 

AGGIORNAMENTO DEL 7/4/2018: Secondo quanto pubblicato da varie testate on line questa mattina, il sequestro del sito “Bufale Un Tanto Al Chilo” sarebbe dovuto al rischio di recidiva, ovvero al fatto che l’evento possa ripetersi (non sarebbe comunque la prima volta che l’iniziativa viene querelata). Spesso si sente dire, altresì, che il querelante non avrebbe espressamente richiesto in querela il sequestro del blog in questione. Pare una obiezione debole, perché il Pubblico Ministero (è un Pubblico Ministero che ha disposto il sequestro, non un giudice) nel suo operato non deve, come è logico, essere sottomesso alle richieste (o, come in questo caso, alle non-richieste) di nessuno.

Il potere e la gloria

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ilpotereelagloria

L’atteggiamento sminuente di Renzi si concretizza soprattutto quando il Nostro si trova faccia a faccia con il dissenso.

Se qualcuno lo contesta alla Festa dell’Unità a Bologna, si tratta di pochi “fischi”. Se qualcuno lo contesta sul suo amatissimo Twitter sono dei “rosiconi”. Se i black bloc mettono a ferro e fuoco Milano si tratta comunque di “teppistelli” (e sappiamo molto bene che i milanesi riescono a sopportare tutto, appalti comprati, lauree truccate, cliniche degli orrori, politici ladri, infiltrazioni della malavita organizzatama non spaccare loro le porte e le vetrine delle banche perché si incazzano!) mentre di fronte agli scioperi degli insegnanti e degli studenti in sette città italiane ha detto che “Sì, va bene, su alcuni punti si può trattare!” Ma non ha detto che il testo della sua disgraziata riforma scolastica passerà alla Camera il 19 maggio prossimo, quindi la disponibilità al miglioramento durerà al massimo 13 giorni (immagino che dialogo!) e non riguarderà uno dei punti più controversi: il potere dato ai presidi di scegliere discrezionalmente i docenti da apposite liste.

Perché ciò che fa dei provvedimenti di Renzi dei provvedimenti vincenti nelle aule non è la bontà del provvedimento, ma la prepotenza. Un testo di legge come quello dell’Italicum è stato sottoposto a tre voti di fiducia. E sarebbe il caso che ci spiegassero lorsignori come è possibile che una legge elettorale con porti il contributo fattivo del maggior numero possibile delle parti politiche (come dovrebbe essere).

Potere, quindi, nient’altro che potere. Che è lo stesso che Renzi e i suoi stanno dando ai dirigenti scolastici. E poi, quando accanto al termine “potere” viene associato l’aggettivo “discrezionale” il potere ha un sapore ancora migliore, roba che il Chupa-Chups al latte e fragola diventa un sacchetto di bucce di baccelli (nòmansi “baccelli” a Livorno le pregevoli fave). Per questo non esiste e non può esistere ascolto dell’altro che la pensa in modo diverso, perché il potere è nelle mani di uno solo. Ci hanno fatto anche credere, ad esempio, che le leggi le faccia il Governo e non  il Parlamento. Perché se le facesse veramente il Parlamento non ci sarebbe questa tempistica così stretta e, probabilmente, qualcuno le leggi oltre che a scriverle le discuterebbe pure.

Daranno il contentino di una manciata di assunzioni in più in cambio della chiusura di un occhio sui finanziamenti alla scuola privata, e chi verrà assunto in ruolo sarà solo molto meno libero ma non lo saprà.

“Abbado chi?” (La classe politica italiana)

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Muore Abbado, e dopo sole tre ore e mezza dalla diffusione della notizia, la home page della versione web del Corriere della Sera la schiaffa nelle retrovie, dietro al contributo di Renzi all'”Italicum”, a un morto per l’allarme maltempo (oggi abbiamo avuto un morto per l’allarme cultura!), a una terospettiva storica dei meriti dello stesso Renzi, alla difesa di Sollecito che ne chiede l’assoluzione, e a un articolo su Fidel Castro e il golf strategico che, si veda il caso, piace tanto allo stesso Renzi. E tre. Insomma, abbiamo da parlare di un extraparlamentare che l’altro giorno ha incontrato un altro extraparlamentare, non vorremo mica parlare di un parlamentare vero che ci ha lasciati?

E invece Abbado muore e con lui muore il “Titano” dell’osare, per accompagnarne il ricordo con il suo amato Mahler.

Senatore a vita (una condizione durata pochissimo) aveva devoluto il suo stipendio parlamentare alla Scuola di Musica di Fiesole. Si dichiarò disposto a tornare a dirigere a Milano in cambio di 90000 alberi. Aveva diretto la Scala per 18 anni.

Aveva detto ”È compatibile che nella parte più antica e nel cuore culturale del continente europeo ci sia un uomo che controlla l’80 per cento dei mezzi di informazione e che per di più quest’uomo sia il primo ministro?”. Per aggiungere “Sono preoccupato. Nel mio Paese e nel mondo intero non si fa abbastanza per la cultura. Arrivano al potere persone ignoranti“.

Ha vissuto abbastanza da provare il dolore, probabilmente l’ultimo della sua vita, di vedersi sospendere l’attività dell’Orchestra Mozart, di cui era stato instancabile artefice e sostenitore.

Dovremmo mantenere questa notizia in prima pagina per giorni. Ma c’è Renzi da ossequiare, in un modo o nell’altro. Si rende conto in che casino siamo combinati noi che restiamo Suoi orfani, Maestro Abbado?

Quel gossippaccio brutto dei funerali di Lucio Dalla

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Devo dire che quando “difendo” persone o entità con cui non ho un particolare feeling (per ragioni le più svariate, sia detto tra parentesi), mi gaso all’ennesima potenza.

In fondo, l’idea di prendere le parti dei diritti di chi non è mai stato particolarmente nelle nostre grazie ci fa sentire tanto Voltaire quando diceva “Non condivido le tue idee ma lotterò fino alla morte affinché tu abbia la possibilità di esprimerle liberamente.”

Ecco a cosa mi sono ridotto: a diventare una Giovanna D’Arco de noàntri, e ad immortalarmi sull’altare dei diritti di ciascuno a farsi gli affari propri e a vivere come meglio crede, nonché a pensarla in modo diverso (che, invece, dovrebbe essere un concetto acquisito e non più trattabile della nostra democrazia).

L’ho fatto con Wikimedia Italia quando ho espresso a questa associazione la mia solidarietà per essere stata citata a rispondere in giudizio per dei contenuti di Wikipedia di cui, oggettivamente, non era e non poteva essere responsabile.

E lo faccio oggi, nauseato da tutti gli strascichi che hanno seguìto il funerale di Lucio Dalla, e da tutte le voci che tendevano ad assodare il fatto che sì, Lucio Dalla aveva una relazione omosessuale.

La gente è rimasta di stucco: ma come, Lucio Dalla era omosessuale? Sì, lo era. E allora? Cambia qualcosa?? C’è forse da farne un caso nazionale se un artista (la cui produzione non mi piaceva gran che, l’ho già detto e lo ribadisco) ha vissuto la SUA vita affettiva e/o sessuale come meglio credeva? Solo noi italiani siamo riusciti a farlo, in qualsiasi altro paese del mondo avrebbero zittito chiunque con un velo di indignazione e di gelo. Ghiaccio intellettuale che annichilisce i calori del gossip e delle malelingue striscianti e lecchine.

E poi si è detto: “Ma come, era omosessuale e non lo ha mai dichiarato pubblicamente!!” Eccoci come siamo retorici e maligni. Cosa doveva fare, le pubblicazioni? Stampare un libro con una autobiografia personale? Mettere i manifesti con il risultato del suo outing ovunque?? Cedere, magari, a quella insopportabile gaiezza che fa dell’omosessuale un esaltato che corre per ogni dove a dichiarare il frutto del proprio amore??? Questo avrebbe dovuto fare il signor Dalla??? Ma stiamo scherzando, vero?

No, non stiamo scherzando, tanto che qualcuno ha perfino notato che “Il suo compagno al funerale era addolorato e disperato!” Chissà cosa si aspettava la gente, che facesse le capriole dalla contentezza? Ma certo che era disperato e addolorato. Il dolore per la perdita della persona amata è quanto di più insopportabile ci sia per un essere umano. Ma stiamo scherzando??

E la Chiesa Cattolica, che accoglie il “cantautore di Dio” nel ventre di San Petronio a Bologna, che trova spazio sull’altare per il dolore privato di una persona, non solo accoglie Lucio Dalla e chi gli è stato vicino, ma soprattutto regala a chi guarda uno spettacolo di contraddizione tra la morte della persona nota e la benevolenza nei suoi confronti e la condanna unilaterale dell’omosessualità perpetrata attraverso la sofferenza, quella sì, silenziosa, di molte persone omosessuali private del conforto religioso e stigmatizzate non per ciò che fanno ma per ciò che sono.

Dimenticando, o, forse, non sapendo per niente, che “chi-ama-chi” sono sempre fatti personali di chi ama.