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Torno volentieri sul caso di Samuele Riva, il blogger che è stato raggiunto da una comunicazione della Boiron che preannunciava azioni legali se lo stesso Riva non avesse eliminato alcuni contenuti riteniti lesivi dell’omeopatia e di un suo prodotto dalla sua risorsa telematica.
Lo faccio perché il caso, che nel frattempo ha raggiunto una eco piuttosto vasta, anche al di fuori dei confini nazionali (ne ha parlato il British Medical Journal), viene riportato dalla versione on line del quotidiano “Repubblica”, in un modo che ha dello sconcertante. E vi prego di leggermi fino in fondo, anche se questo post vi apparirà lungo e noioso.
Cominciamo dal titolo di “Repubblica”:
“Omeopatia, blogger contro multinazionale” risulta quanto meno un titolo che può destare numerosi e legittimi interrogativi.
E’ stata la multinazionale a preannunciare la possibilità di una querela contro il blogger, non il contrario.
Il blogger si è semplicemente limitato a esprimere i suoi giudizi, il suo parere e la sua esperienza sull’uso dell’omeopatia in generale e in particolare su un prodotto della Boiron che si chiama “Oscillococcinum”.
Se questi giudizi siano o no lesivi dell’altrui onorabilità non è questione da affrontare in questa sede.
Personalmente ritengo che non lo siano.
Ma si dà il caso che in Italia un’opinione, specie se contraria, venga percepita come un’offesa.
Ecco, dunque, che è stata fatta partire la comunicazione preventiva della stessa Boiron.
Con tanto di citazione dell’articolo 595 che corrisponde al reato di diffamazione.
E adesso torno a formulare alcune mie personali opinioni su questo tipo di tutela giuridica:
Ritengo che il reato di diffamazione, non per come è previsto nel nostro ordinamento, ma per come viene utilizzato, sia una delle macchine per far soldi più riuscite di tutto il sistema giudiziario italiano.
In Inghilterra è stato depenalizzato. Lì se sei citato in giudizio per diffamazione se ne occupa un Ente amministrativo.
Se hai ragione il diffamatore ti paga una cifra astronomica, ma se hai torto la paghi tu a lui per averlo ingiustamente trascinato in un procedimento.
L’idea di poter dover pagare cifre considerevoli di risarcimento funziona molto bene da deterrente. La gente è invogliata a non diffamare e le vittime ci pensano su prima di trascinare in causa una persona, perché sanno che potrebbero perdere.
In Italia una querela non costa nulla, basta andare dai carabinieri, non dichiarare il falso, mettere nero su bianco i fatti poi ci penserà il magistrato. A questo punto entri nell’ingranaggio, e se ne esci assolto hai comunque pagato fior di avvocati perché difendersi è obbligatorio. Se sei condannato in via definitiva se ne occupa poi il tribunale civile che deve stabilire equamente l’entità del risarcimento (previo tentativo di conciliazione).
Ma torniamo ai fatti: nella lettera inviata da Boiron a Samuele Riva e pubblicata qui (non la ripubblico perché l’interezza del documento non è pertinente con il mio intento di critica) e firmata dalla Dottoressa Silvia Nencioni si legge:
“La pubblicazione tramite Internet dei suddetti messaggi inveritieri e spregiativi sia dell’omeopatia, sia della nostra società e del nostro medicinale offende gravemente la reputazione della nostra Società, integrando gli estremi di reato di diffamazione di cui all’art. 595 del codice penale e producendo ingenti danni alla nostra immagine risarcibili in sede civile.”
Questo è l’elemento che ha accentrato l’attenzione della rete. Ma ritengo che ci sia qualcosa di cui non si è parlato abbastanza o, se lo si è fatto, è stato in misura minore: nel documento, la Dottoressa Silvia Nencioni rivolgendosi al provider che ha in hosting il blog di Samuele Riva, afferma:
“La intimiamo infine a impedire ogni accesso a <
Cioè, ammesso e non concesso che quegli articoli fossero effettivamente diffamatori Samuele Riva non avrebbe più potuto accedere al suo blog, con una evidente limitazione della sua libertà di espressione e di critica.
E’ la logica del “siccome io suppongo che tu abbia un’arma in casa ti faccio sequestrare tutto l’appartamento, così non rientri in casa nemmeno per farti una doccia, pace a te se poi puzzi, non dovevi detenere quell’arma.”
Ma questo avrebbe valore se fosse il singolo magistrato a disporlo (e si tende a non disporlo più nemmeno in sede preventiva).
Non è possibile che un soggetto privato (una persona fisica o giuridica, non importa), si rivolga al provider di un sito internet e chieda l’inibizione dell’accesso a quel sito da parte dell’avente diritto solo perché ritiene che certi contenuti siano lesivi della propria dignità personale.
Le opinioni personali di chiunque sono indubbiamente degne, a seconda dei casi, di rispetto, di critica, di essere espresse e di essere contestate.
Il problema non è, dunque, il personale sentire della persona potenzialmente offesa (la Boiron), ma l’aver richiesto in via preventiva una azione che sarebbe stata pregiudizievole per il blogger che, se fosse stata accolta, non solo avrebbe impedito a Samuele Riva di informare i suoi lettori sull’evolversi della vicenda, ma non gli avrebbe permesso più di scriverci su qualsivoglia argomento.
Dunque “Repubblica” sbaglia completamente il messaggio informativo.
Perché se le richieste della Boiron di rimuovere alcuni contenuti potenzialmente diffamatori avevano un loro senso (bene o male la volontà di voler risolvere stragiudizialmente la questione), l’istanza al provider appare certamente abnorme rispetto agli effetti citati.
Sarà un caso? No di certo. Infatti “Repubblica” rilancia con un articolo del giornalista Guglielmo Pepe e pubblicato sul suo blog “Noi & Voi” (il titolo, giusto per sdrammatizzare e sorridere un po’ fra le righe, mi ricorda un po’ uno di quei varietà degli anni ’70 con Alighiero Noschese) intitolato:
“Facile accusare l’omeopatia”.
Vediamo cosa dice Guglielmo Pepe:
“Dunque: un giovane milanese blogger accusa una casa farmaceutica omeopatica la Boiron sostenendo che un suo prodotto è inefficace, e l’azienda minaccia interventi legali (poi ritrattati). E tutto questo finisce sul British Medical Journal.
C’è da stupirsi per tanta eco?
Cioè? Il blogger, un ingegnere informatico di 28 anni che dice di avere difficoltà (perfettamente legittime e comprensibili) a pagarsi le rate della macchina, avrebbe creato “ad arte” tutta questa storia per farsi minacciare di querela al solo scopo di “mettere in difficoltà la medicina omeopatica”?
E perché mai sarebbe la Boiron la “vittima poco accorta dei sistema mediatico”? Non è il blogger vittima (magari poco accorto anche lui, bisogna riconoscerlo) di una comunicazione sicuramente contaminata dal giuridichese e da toni sopra le righe, ma che risulta chiara, quanto meno nella sua redazione iniziale?
E’ un’informazione alla rovescia. Non perché il gioco sia riconoscere qual è la vittima e quale il carnefice (tutt’altro), ma perché esula dalla chiarezza dei messaggi e dei rispettivi mittenti
Ma è anche la testimonianza di quanto poco il giornalismo della carta stampata abbia recepito della rete. Un’azione del genere ha creato uno scompiglio e una reazione indignata tali per cui la Boiron ha ottenuto un ritorno d’immagine indubbiamente negativo da questa operazione. E’ quello che viene comunemente chiamato in rete l’“effetto Streisand.”
Prosegue Pepe:
“Ma come, un blogger mette sotto accusa un tuo prodotto, e tu azienda invece di produrre materiali scientifici che ne confermino la validità minacci azioni legali? Se non altro la Boiron dimostra di avere una scarsa capacità comunicativa. E poi perché solo ora invocare l’intervento degli avvocati? Da anni alcuni medici di chiara fama scrivono peste e corna dell’omeopatia e la Boiron non ha mai pensato alle vie legali, né tantomeno ha voluto sfidare in campo aperto gli oppositori producendo i risultati delle sue ricerche.”
E’ indubbio, e sono d’accordo con Pepe, che la Boiron possa aver dimostrato “una scarsa capacità comunicativa” (ripeto, troppo fuori le righe la richiesta al provider).
Ma se le aziende famaceutiche omeopatiche non hanno mai prodotto i risultati delle ricerche scientifiche (e il fatto che l’acqua porti il ricordo non è un dato scientificamente dimostrato) e preannuncino di passare direttamente alle vie legali è per un solo motivo: “Allo stato attuale, nessuno studio scientifico, pubblicato su riviste di valore riconosciuto, ha potuto dimostrare che l’omeopatia presenti una seppur minima efficacia per una qualsiasi malattia.” La citazione non è mia, è tratta dalla voce “Omeopatia” di Wikipedia (già…), e, per quanto ne so, non è mai stata smentita.
In Italia per alcune specialità omeopatiche è vietato fare pubblicità alla radio e alla televisione citando direttamente il nome del prodotto.
Cioè, non si può dire “Prendete l’Oscillococcinum che vi fa bene per l’influenza” ma si deve dire “Chiedete al vostro farmacista il rimedio Boiron per curare i sintomi e prevenire l’influenza di stagione”. E’ diverso.
In Italia non si possono scrivere sulla confezione le indicazioni terapeutiche di un rimedio omeopatico. Non si può dire “Sindrome influenzale o da raffreddamento”. Personalmente trovo molto giusto che sia così.
In una confezione di un “rimedio” omeopatico che costituisca specialità a sé in Italia non troverete mai il foglietto illustrativo. E qualche ragione ci sarà.
Guglielmo Pepe, a mio giudizio, sbaglia il tiro in questo passaggio:
“Dico questo da difensore dell’omeopatia e dell’Oscillococcinum, il prodotto messo all’indice dal blogger, avendone verificato l’efficacia, non su di me che pratico la medicina integrata (scelgo, in base ai consigli medici, tra farmaci allopatici e MNC) bensì sui miei familiari. E da anni l’Oscillococcinum è nell’armadietto delle medicine di casa.”
Bene, nessuno impedisce al giornalista Pepe e ai suoi familiari di curarsi con cosa vogliono, se lo vogliono. Possono essere potentissime molecole chimiche dagli effetti secondari devastanti o medicine cosiddette “dolci”. Il punto è che la sua esperienza (come la mia, come quella di chiunque altro) non è un dato sufficiente né utilizzabile per garantire l’efficacia dell’omeopatia.
Se io mi curo la tosse con latte e cognac e trovo un miglioramento, vuol dire che la mia tosse stava già cominciando a sparire per cazzi suoi, perché l’efficacia terapeutica di latte e cognac sui sintomi della tosse non è mai stata dimostrata, quella della paracodina, ad esempio, invece, sì.
L’omeopatia, se funziona, non funziona perché la prende qualche mio familiare (peraltro mi risulta che mio padre faccia uso dell’Oscillococcinum, spero che questo dato faccia piacere alla Boiron). Se funziona funziona di per sé. Io posso non credere all’efficacia dei vaccini, ma se vengo vaccinato a mia insaputa io sono vaccinato lo stesso.
Concludo la disamina dell’articolo di Pepe con questo passaggio:
“Ma vorrei invitare il blogger che é riuscito a scatenare il caso e anche altri blogger ad esercitarsi sui farmaci allopatici: perché se il prodotto omeopatico non é efficace, almeno non é dannoso.”
Ma cosa vuol dire “almeno non è dannoso”? Vuol dire che se io do un rimedio omeopatico contro la nausea a una persona posso dirle tranquillamente “Non ti preoccupare, tutt’al più non ha nessun effetto”?
E possiamo davvero permetterci, ora che non siamo più ai tempi di Ippocrate, per cui primum non nocere di dire una cosa del genere a un malato? La medicina e la chimica hanno fatto passi da gigante, bisogna alleviare la sofferenza, perché la gente sta male sul serio.
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Aggiornamento del 20/08/2011:
Questa mattina la trasmissione “Pagina 3”, in onda su RAI RADIO 3, ha dedicato ampio spazio alla querelle tra la Boiron e Samuele Riva, ve ne ripropongo l’estratto pertinente a questo post:
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