Gioventù lassativa

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domenico

Quello che la stampa ci sta raccontando è che un giovane studente, apparentemente in buona salute fisica e psichica e senza problemi familiari o affettivi è morto durante un viaggio scolastico per le conseguenze di uno scherzo.

Ora, uno “scherzo” è quando si ride CON gli altri, non quando si ride DEGLI altri. Se tu ti diverti ma io mi rompo i coglioni, anzi, sono in uno stato di completa prostrazione rispetto a te che ti diverti non si sta scherzando.

Invece parrebbe che qualcuno (di cui si saprebbe già il nome, come hanno anticipato alcuni quotidiani locali veneti) durante un’uscita goliardica gli abbia sciolto del lassativo nella birra, fenomenale e anomalo concetto di “goliardia”. Probabilmente il ragazzo sarebbe uscito dalla stanza e non avrebbe più potuto rientrarci. Lo studente è morto per essere precipitato dal quinto piano dell’albergo in cui si trovava. Forse stava cercando di raggiungere la finestra che dava sull’esterno, vai a sapere. Tutto perché stava male, presumibilmente dopo aver bevuto il lassativo che i suoi compagni burloni gli hanno mescolato all’alcolico “per scherzo”. Come sempre sono circostanze per il momento “supposte”, si aspettano gli esiti degli esami tossicologici.

Scherzo del cazzo, comunque, sia che venga confermato sia che venga smentito, roba che non si faceva neanche alle “spine” durante il servizio militare. Lo hanno ritrovato la mattina dopo e gli inservienti dell’albergo hanno mostrato il cadavere ai professori ripreso da uno smartphone, come si usa fare tra le personcine ipertecnologiche che solo per avere un cazzettino che fa le foto nelle tasche si sentono in dovere di usarlo anche quando la cortesia vorrebbe che si prendessero gli interessati da parte. Un insegnante appena saputa la notizia sviene. Per la morte del ragazzo ma anche, presumo, per la responsabilità di chi avrebbe dovuto vigilare (magari, poveraccio, dormiva) e non l’ha fatto.

Cioè, voglio dire, c’è gente che se le prepara queste robe qui, perché nessuno mi venga a dire che questi avrebbero trovato, per puro caso (anzi, per “scherzo”, come direbbero loro) il flacone del lassativo e abbiano detto “Ma dài, che figata, adesso glielo facciamo bere tutto mischiato con la birra così ci divertiamo!” no, quella è gente che ha preso, è andata in farmacia, ha chiesto un flacone di Cagarapid, l’ha pagato, l’ha portato in “gita” (dovrebbero abolirlo questo vocabolo, in gita ci vai con i tuoi genitori, non con la scuola a fare le pirlate) e ha aspettato il momento buono e la persona più adatta per somministrarlo. E’ un fatto premeditato. Non che da quella premeditazione fosse possibile prevedere che il ragazzo sarebbe morto, ma che sarebbe stato male magari quello sì.

E davanti alla scuola che frequentava c’è ancora chi ha il coraggio di dire: «Domenico è morto. È un fatto. Ma adesso lasciateci in pace…» E’ un fatto, sì. Ed è un fatto di una gravità estrema. Un ragazzo esce di casa, viene affidato allo Stato (in quel caso rappresentato dall’istituzione scolastica) e ritorna cadavere perché qualcuno gli ha fatto uno “scherzo” e voi volete anche non parlarne più? “Oh, è morto!” Così. Puro constatazionismo. Senso critico zero. Magari, che so, un “mi dispiace”. Macché, neanche quello.

E’ la gioventù “lassativa”. Quella del muro di gomma che si illude che qualsiasi responsabilità possa essere rimbalzata, quella che vede -perché qualcuno ha visto!- un compagno cadere giù e non dà l’allarme. Gioventù omertosa e ostinata che ritroveremo, insensibile e asentimentale, nella gestione della “cosa pubblica” di domani e di cui io ho molta ma molta paura.

gazzettino