
370 total views, 1 views today

Dalla trasmissione di “Report” di domenica 30 settembre 2013:
MILENA GABANELLI “Il nostro Bernardo Iovene ha perso un po’ l’aplomb. Ma in nessun paese al mondo un politico si permette di replicare ad un giornalista che sta facendo domande legittime “mi dica chi la sta pagando per venire fin qui”. Allora stiamo parlando di Campobasso, da Roma, non dai Caraibi. Allora, la linea editoriale la decido in autonomia dentro al servizio pubblico, che non vuol dire essere al vostro servizio. Bernardo Iovene non è un dipendente Rai, ha impiegato 4 mesi a realizzare questa inchiesta e l’ha realizzata con mezzi propri, anticipandosi le spese e poi emette fattura. Come tutti gli autori, che lavorano su questo programma, il cui costo complessivo, inclusi il mio compenso, gli stipendi della redazione, il costo di edizione, finanche dei fax e dei telefoni è di 180.000 euro, a puntata. Su ogni singola puntata la Rai incassa di pubblicità netti 190.000 euro. Al cittadino, che paga il canone e ha il diritto di sapere quanto costa il prodotto che sta guardando, che gli piaccia oppure no, noi costiamo zero.”
La Gabanelli è andata oltre le righe. Solo perché il giornalista Bernardo Iovine è stato chiaramente assalito dalla prosopopea di una sottosegretaria di governo si sente in dovere di rispondere con l’arma della trasparenza a una insinuazione infondata fin dal suo primo formularsi. Sarebbe bastato dire che Bernardo Iovine, come tutti coloro che lavorano per Report, non sono dipendenti RAI. Punto, fine.
Invece eccoci, una puntata di “Report” costa 180.000 euro. Ora lo sappiamo. E sappiamo anche che non sono pochi. Oddio, certamente una puntata di un varietà televisivo del sabato sera costa molto, ma molto di più, tette e culi non sono a buon mercato rispetto al reporter rampante con la telecamerina sul tavolo puntata contro il potente di turno, ma con la logica del “c’è ben di peggio” si va poco lontano.
180.000 euro, dunque e apprendiamo che questa cifra include anche il “compenso” della Gabanelli. Già, ma non sappiamo A QUANTO ammonti lo stipendio della Gabanelli. La logica del “tutto compreso” non permette di vedere quali sono le varie voci di spesa e a quanto ammontano. Si fa un bella pentola di minestrone, si dà una cifra e tanti saluti e sono.
“Fax e telefoni” rientrano nel pentolone. Ma chi è che li usa ancora i fax? Probabilmente l’asilo infantile Mariuccia qui all’angolo e forse neanche loro. Chi deve mandare un documento fa una scansione e lo manda via mail. Se sono cose importanti usa la PEC che costa 6,05 euro ALL’ANNO a chiunque (quindi anche a Report). Per le telefonate a voce tra i componenti della redazione si può usare Skype. Oppure VoipStunt. Con WhatsApp si mandano messaggi vocali, con Viber si possono fare delle telefonate, il tutto GRATIS (o, meglio, sfruttando la connessione internet disponibile).
E ci tiene, la Gabanelli, a dirci che a noi telespettatori, sia che la sua trasmissione ci piaccia o non ci piaccia, quella trasmissione non costa una lira perché la pubblicità della RAI incassa 190.000 euro e, quindi, i costi originari sono ripagati con un margine di guadagno per l’azienda.
Ma che importanza ha? E’ veramente un punto di merito? Io non lo so. E sinceramente non mi importa molto sapere se al momento in cui si liquidano i costi di una puntata si va ad attingere dai soldi che pago anch’io o da quelli che pagano un formaggino e un pinguino col telefono all’orecchio. Io non la voglio una trasmissione di pubblico interesse pagata da qualche azienda commerciale, neanche gratis. Se una trasmissione fa effettivamente informazione, la RAI che la trasmette e che è servizio pubblico me la deve dare anche se ci rimette, anche se nessuna crema rinfrescante vaginale investe un solo euro per trasmettervi i suoi spot. Tanto più che “la linea editoriale la decido in autonomia dentro al servizio pubblico” e, quindi, se si decide una linea editoriale DENTRO al servizio pubblico si fa servizio pubblico anche se non si è dipendenti RAI.
E chi se ne frega di quanto spendi.