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Li hanno sorpresi a fare le loro cosine in un bagno dei maschi dell’Istituto per Geometri “Einaudi” di Bassano del Grappa (già, è successo di nuovo lì).
Due ragazzini quindicenni, Lui e Lei, sono stati sorpresi e sospesi, rispettivamente a un solo giorno Lui e a quattro giorni Lei. Si noti bene che il sesso lo si fa, solitamente, in due e in maniera consenziente. E che, in genere, si è corresponsabili quanod lo si fa in un luogo in cui non dovrebbe essere fatto.
Alcune fonti riferiscono che il motivo della disparità del trattamento risieda nel fatto che Lei per andare consumare si sia recata nel bagno dei maschi, dove non poteva entrare, mentre Lui si trovava già in un luogo di sua copulatoria pertinenza.
Altri ancora dicono che Lei è una ragazza un po’ inquieta e che è stata già raggiunta da provvedimenti disciplinari.
In ogni caso sono spiegazioni che non reggono.
Nella prima ipotesi perché non è possibile che entrare nel bagno degli uomini, per una ragazza costituisca una circostanza aggravante più grave del fatto stesso (la sospensione è data per aver fatto sesso a scuola, il fatto che l’atto sia avvenuto nel bagno dei maschi non ha nessuna rilevanza, poteva accadere in aula magna, in un laboratorio, per le scale, sull’uscita di sicurezza, in un corridoio. Quindi debbo arguire che se fosse accaduto in un luogo della scuola a cui la signorina avesse avuto libero accesso, avrebbe avuto una sanzione più lieve. Come dire che fare sesso nello stanzino delle scope della scuola NON E’ come fare sesso nel bagno dei maschi, o delle femmine.
E poi che c’entra se la ragazzina ha avuto altri richiami e provvedimenti disciplinari? Li avrà avuti perché, magari, faccio un’ipotesi, sarà arrivata spesso, in ritardo, non si sarà comportata in modo impeccabile, magari avrà disturbato le lezioni, non perché fosse recidiva a fare sesso a scuola. Voglio dire, il concetto della “recidiva” è specifico e riguarda un singolo e determinato comportamento. Per cui, perché far pagare un “cumulo” ingiusto di comportamenti discutibili?
Comunque c’è di più. “Repubblica” riporta il commento di Vincenza Morena Martini, assessore della provincia di Vicenza:
“Conosco troppo bene il preside, è una persona che non si lascia trascinare dall’emotività per questo penso che nella diversa punizione inflitta ai due ragazzini si sia tenuto conto anche di altre cose.”
Peccato che un provvedimento di sospensione non sia un atto autonomo di pertinenza del Dirigente Scolastico, ma del Consiglio di Classe nella sua componente più ampia (devono essere convocati anche i rappresentanti dei genitori e degli alunni, gli insegnanti di religione e/o quelli di materia alternativa, eventuali insegnanti di sostegno -che sono di sostegno alla classe e non agli alunni-, almeno per la fase della discussione).
Brutta pagina di storia di costume scolastico, di cui tutti si dimenticheranno domattina.