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Sul “Corriere” on line di oggi è stato pubblicato un (interessante) articolo di Camilla Baresani intitolato “Se il sapere di Wikipedia è al 91% degli uomini”.
Pare che Jimmy Wales abbia segnalato un dato che la giornalista definisce “francamente sconfortante”, ovvero che su 100 collaboratori volontari a Wikipedia, 91 siano di sesso maschile.
Naturalmente, sottolinea la Baresani, non c’è, in questo dato, alcun tipo di lettura sessista e/o razzista. Non può essere insita nel dato una “discriminazione oggettiva” (che non esiste) e che quindi, la percentuale deve essere letta in modo neutro. Ossia: se su 100 volontari 91 sono uomini non è per scarsa disponibilità delle “quote rosa” in Wikipedia, ma perché, semplicemente, è così. E’ come dire che in un determinato comune ci sono più individui di sesso maschile che di sesso femminile, o che ci sono più maiali che mucche.
Appunto, allora se è così, se un dato è un dato, perché la Baresani lo definisce “francamente sconfortante”?
Vediamo un po’. Tutto nasce dall’inserimento su Wikipedia di una voce (presumo sull’edizione in lingua inglese) sul vestito di nozze di Kate Middleton da parte di una donna (il 9% esiste!). Un “collaboratore/revisore” (già, quando è che su Wikipedia il volontario cessa di essere volontario proponente e diventa volontario giudicante?) ha cancellato la voce motivando il gesto con lo scarso interesse enciclopedico (la giornalista scrive “ritenendola ininfluente”). Ne è nata una discussione e la voce è stata ripristinata: l’umanità conoscerà i dettagli del vestito di Kate, perché, è stato deciso che questo sia un dato fondamentale per la cultura e l’enciclopedismo, perché, se in Wikipedia sono ospitate voci come «Episodi di South Park (tredicesima stagione)» o «Anello di purezza» non si vede perché non debba esserlo l’abito da sposa della Middleton. Ma non si dice, invece, che sono di scarso interesse tutte e tre, indipendentemente da chi le ha proposte, discusse, rifiutate o accettate.
Ritengo che il “casus belli” non sia il fatto che su Wikipedia sia stata scritta una voce poco interessante, ma che questa voce sia stata scritta da una donna e poi censurata (sia pure temporaneamente) da un uomo.
La Baresani, dunque, spiega il tutto affermando che “il Web 2.0 è profondamente maschile, perché sono maschi quelli che l’hanno progettato”. E va beh, ma una cosa è progettare l’ossatura di un progetto (ad esempio il software che permette a tutti di immettere contenuti e di correggerli) altra cosa sono i contenuti. Il contenuto (un articolo, una biografia, una bibliografia) non ha nulla a che vedere con il web 2.0. Può essere anche una pagina in HTML puro scritta dieci anni fa e lasciata lì.
Se Wikipedia è maschile non è detto che lo siano anche i suoi contenuti. Che possono essere anche incredibilmente maschilisti. O femministi si veda il caso. Il problema non sono i dati e le percentuali, ma quello che le persone che quei dati e quelle percentuali rappresentano fanno e scrivono. E il problema, come al solito, è vedere cosa venga considerato cultura libera e cosa no. Wikipedia ha un grandissimo potere, e non è solo quello di respingere o accettare le voci su un abito di nozze.