Il ricercatore e antropologo italiano Stefano Portelli (@stafe76) è stato trattenuto e denunciato a Barcellona per resistenza ai Mossos. Ecco quanto riferisce Portelli nei suoi Tweet:
“Appena arrivato a #Barna oggi pomeriggio, la sera stessa mi ritrovo trattenuto per un’ora senza ragione da un cordone di Mossos, poi trascinato per il collo da 4 energumeni, identificato e denunciato per resistenza.”
e ancora
“Questa secondo loro sarebbe “resistenza”. Energumeni armati mi sbattono a terra mi trascinano per il collo, si rifiutano di darmi numero identificativo, né niente di scritto e poi dicono “Puoi andare, sei stato denunciato.” (…)
“Berlinermauer” di Noir dal de.wikipedia.org. Con licenza CC BY-SA 3.0 tramite Wikimedia Commons – http://commons.wikimedia.org/wiki/File:Berlinermauer.jpg#/media/File:Berlinermauer.jpg
Io Juventus-Barcellona l’ho vista sulla ZDF, il secondo canale televisivo tedesco.
Onde evitare di dovermi appisolare di fronte al pacato e compito andamento teutonico della telecronaca, ho abbassato completamente l’audio del satellite e ho alzato quello della radio sintonizzata su Radio Uno. L’effetto era che la radio dava notizia dei gol, ma con le immagini li vedevo con quei 5-6 secondi di ritardo.
Poi il mio solerte lettore Malfanti Aristide mi ha fatto sapere che trasmettevano il tutto su Canale 5, ma non importa, mi sono creato il mio servizio pubblico personalizzato e tanto fa.
Se ne parla ancora di questa partita in cui mi sono ritrovato a tifare Barça perché non se ne poteva più, perché una lezione alla Juventus dei miracoli e dei colpi di culo ci voleva. Se ne parla ancora, dicevo, perché c’è ancora chi vuol dire che la Juventus ha perso, sì, ma è uscita dal campo a testa alta (che io questa cosa qui mica la capisco tanto bene, uno può uscire con la testa un po’ come gli pare ma se ha perso ha perso), che si sono visti sprazzi di bel gioco (sì, ma quello che conta è il pallone che entra in rete) e che il migliore in campo è stato senza dubbio Buffon (che infatti si è visto passare quattro gol di cui cui uno annullato).
Se si va avanti così vorrà dire che la Juventus avrà vinto un pochino di partita, che gli altri sono stati bravissimi, imbattibile, ma anche la Juve ha giovato con il cuore, tant’è vero che Pirlo ha pianto. Hanno fatto una buona partita, potevano anche vincerla se le cose fossero andare in un altro modo (questa è una delle frasi calcistiche più spese di tutto il lessico dell’inutilità di cui il calcio è permeato), complimenti agli avversari ma gli juventini non sono stati da meno. Già, solo che hanno perso.
E sarebbe anche l’ora di stenderci un velo pietosetto, che una partita non è pane e i discorsi intorno ad essa non sono filosofia. Oggiù.
Íñigo Domínguez è un giornalista e scrittore che lavora al quotidiano “El Correo” come corrispondente da Roma.
L’Instituto Cervantes è l’organismo di diffusione di lingua e cultura spagnola più accreditato nel mondo.
Íñigo Domínguez ha pubblicato un bel libro intitolato “Crónicas de la mafia” che ripercorre storicamente tutte le tappe del fenomeno mafioso dall’ottocento ai giorni nostri. E’ un libro scritto con attenzione, scrupolo e verità. E’ stato presentato a Madrid, Barcellona, Oviedo e Santander e ha venduto oltre 5000 copie.
L’ultimo capitolo è dedicato a Berlusconi e ai suoi rapporti con Marcello Dell’Utri e Cosa Nostra.
E’ stata organizzata una presentazione del libro a beneficio degli spagnoli che vivono a Roma, ma l’Instituto Cervantes fa un passo indietro. La presentazione non si fa più. Il saggio di Íñigo Domínguez è scomodo, rischia di compromettere i rapporti con l’Italia (la verità compromette i rapporti?). L’ambasciata spagnola a Roma dichiara che “L’Istituto Cervantes deve fare promozione culturale. Un libro sulla mafia è controverso, scomodo e il Cervantes non deve entrare in certi argomenti. E’ come se l’Alliance Française (Istituto di cultura francese ndr) presentasse a Madrid un libro sull’Eta scritto in francese da un giornalista francese” (fonte: il Fatto Quotidiano).
L’Instituto Cervantes che applica la censura nei confronti di un’opera più che dignitosa non può portare nella sua denominazione il cognome dell’autore del Chisciotte, faro di letteratura universale. La censura non è e non può essere patrimonio comune e universale da associare all’opera del Sommo. E anche gli spagnoli hanno il diritto di sapere che cos’è la mafia.