L’avviso di garanzia a Conte

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Non ci sono dubbi che il Primo Ministro Giuseppe Conte abbia ricevuto un avviso di garanzia. E non ci sono dubbi che questa circostanza non gli faccia dormire sonni tranquilli, lo capisco.

Quello che, invece, non capisco, è lo strillonismo incondizionato del web, che porta a titolare, come nel caso di Mondo Today, un blog ospitato da Altervista (neanche uno straccio di WordPress e un minimo di server MySQL? Eppure Aruba esiste!)

Inutile che andiate a googlare questo titolo per leggere il contenuto dell’articolo. Il blog è molto scarsamente indicizzato sui motori di ricerca, io l’ho trovato perché l’ha linkato una utente di Facebook. Ma non è questo il punto. Il punto è questa smania acchiappaclick che coinvolge l’informazione italiana. L’ergastolo? Ma l’ergastolo per cosa? Il quotidiano “La Stampa” parla di “duecento denunce di cittadini e associazioni dei consumatori” (non di “migliaia di italiani”). Assieme a Conte sarebbero indagati anche i ministri Alfonso Bonafede, Luigi Di Maio, Roberto Gualtieri, Lorenzo Guerini, Luciana Lamorgese e Roberto Speranza.

Le accuse “vanno dall’omicidio colposo fino all’attentato contro la Costituzione” (Avvenire su questo punto è un po’ più dettagliato e parla di “reati di epidemia e delitti colposi contro la salute, omicidio colposo, abuso d’ufficio, attentato contro la Costituzione, attentato contro i diritti politici del cittadino”). In prima fila le denunce presentate dall’Avvocato Carlo Taormina, cal Codacons, e dalla associazione “Noi denunceremo”.

Un avviso di garanzia è un atto dovuto, come sottolinea lo stesso Conte, così come la trasmissione degli atti al Tribunale dei Ministri.

Quello che certo giornalismo, invece, non rivela, sono le dichiarazioni dei Pubblici Ministeri Eugenio Albamonte e Giorgio Orano che hanno definito le querele «infondate e quindi da archiviare».

Conte si difende su Facebook (su Facebook? Ma non ci sono le aule di giustizia??):

«Ci siamo sempre assunti la responsabilità, in primis “politica”, delle decisioni adottate. Abbiamo sempre agito in scienza e coscienza, senza la pretesa di essere infallibili, ma nella consapevolezza di dover sbagliare il meno possibile per preservare al meglio gli interessi della intera comunità nazionale»

Dov’è il problema, dunque? Il problema è che certe realtà del web tendono ad amplificare eccessivamente le notizie (le duecento e passa denunce che diventano addirittura “migliaia”, il rischio della condanna all’ergastolo addirittura) per guadagnare click, dando un’informazione di parte (la loro, evidentemente) ma, soprattutto, incompleta.

E’ il caso di informare così i cittadini?

Quello che resta è la replica del comitato “Noi denunceremo”: “Le nostre denunce non saranno archiviate, si basano su presupposti diversi”. Hanno tutto il diritto di opporsi alla richiesta di archiviazione dei Pubblici Ministeri, ma davanti al GIP, non nelle dichiarazioni pubbliche. Su questa vicenda si è speculato fin troppo.

La bella addormentata nei Boschi

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E allora il Ministro per i Rapporti con il Parlamento Maria Elena Boschi ha stabilito, in Parlamento, che per il momento “Il governo non chiede dimissioni di ministri o sottosegretari sulla base di un avviso di garanzia”.

Ecco qua, voilà, c’est l’unique question, come scriveva Albert Camus ne “Lo straniero”.

“Abbiamo giurato sulla Costituzione, che contempla il principio fondamentale della presunzione di innocenza; l’avviso di garanzia è un atto dovuto a tutela dell’indagato e non una anticipazione della condanna.

Lo sapete qual è il grande difetto di questo tipo di ragionamento? Che non fa una grinza. Perché è vero che la Costituzione prevede la presunzione di innocenza fino a sentenza definitiva passata in giudicato (e, quindi, non è il solo avviso di garanzia a non costituire prova di colpevolezza, ma, a questo punto, neanche il rinvio a giudizio, neanche la sentenza di primo grado, neanche la sentenza di secondo grado). E’ sacrosanto che l’informazione di garanzia non costituisce alcuna anticipazione di condanna (e ci mancherebbe solo che fosse così!). Sì, sì, è proprio così.

Però una grinza la fa: un insegnante può ricevere un avviso di garanzia in cui gli si contestano reati sessuali nei confronti di minori. Per la Costituzione non è colpevole, ma non per questo la gente continua a mandare i propri figli da quell’insegnante (“Vài, vài pure cara, c’è la presunzione di innocenza, non potrà farti niente!“), e quell’insegnante, se non proprio dopo l’avviso di garanzia, viene sospeso dal servizio in attesa che una sentenza chiarisca la sua colpevolezza o meno. Un insegnante.

“Rispettiamo la scelta del Pd”, dice Alfano. Quando “rispettare” vuol dire “non criticare”.