Paolo Attivissimo si è imbattuto in un problema di linguistica computazionale mica da ridere, è roba che farebbe tremare i polsi a chiunque non abbia la sua competenza linguistica e non sia un giornalista informatico come lui è, grazie all’iscrizione a un sindacato svizzero.
C’è un suo fan che gli ha segnalato, nientemeno, che se chiede a Google Translator di tradurre l’espressione “salsiccia e friarielli”, il marrano risponde con un “boh” lungo tre chilometri e mezzo. Bisogna capirlo, questo per una persona che la cosa più pericolosa che ha visto in vita sua è stato un complottista, che spende il suo tempo a cercare di convincere il prossimo che gli UFO non esistono (ma perché, gliene frega qualcosa a qualcuno se gli UFO non esistono??) e che è abituato a informarsi su Wikipedia, è un problema insormontabile, o, comunque, di una certa entità.
Ma Google Translator ha fatto semplicemente il suo modestissimo e sporco lavoro. Non sa cosa sono i friarielli, nessuno glielo ha insegnato, oltretutto non si tratta nemmeno di una parola italiana, ma importata direttamente e pedissequamente dalla lingua napoletana, è normale ricevere una risposta del genere da un accrocchio automatico e c’è solo di che ringraziare il cielo che qualche programmatore premuroso abbia fatto sì che il “Boh?” appaia ogni qual volta una parola o un’espressione non rientra nell’immenso database su cui si poggia l’accrocchio medesimo.
Ma c’è di più. Attivissimo riferisce che l’assistente vocale di Google, al contrario del suo confratello, fornisce la traduzione “Sausage and broccoli” e la definisce anche una traduzione abbastanza corretta. Ora, evidentemente Paolo Attivissimo non ha mai mangiato salsiccia e friarielli, perché si dà il caso che i broccoli stanno ai friarielli come io sto alla fisica quantistica. I broccoli sono cavoli, i friarielli sono rape. Lo scrive anche lui stesso su un suo post (perché, non vuoi dedicare un post a Google Translator che non sa tradurre “friarielli”? E’ proibito, forse?) riprendendo una definizione da Wikipedia (e da dove, se no?? Sulla Treccani? Ammesso che ci sia farebbe proprio brutto!). Quindi quella traduzione non è affatto accurata. Fine delle trasmissioni.
Invito Paolo Attivissimo a riconciliarsi al più presto con la cucina partenopea, davanti a una salsiccia e a una porzione di friarielli ripassati in padella come si deve. Assaggerà l’intraducibile. Con buona pace dei broccoli.
Sempre per la serie “Chi debunka i debunker?”, eccovi un preziosissimo intervento di Paolo Attivissimo sul suo account Twitter.
Si chiede, il Nostro, perché si dica /Monòpoli/ in italiano e /Monopòly/ in inglese. Ovvero perché l’italiano si sia permesso il lusso e l’ardire di spostare l’accento tonico della parola, facendola diventare sdrucciola, anziché mantenerla piana, rispettando doverosamente quanto atttestato nella lingua di Albione che Egli perfettamente conosce per essere bilingue (ha, inoltre, un diploma di Liceo Linguistico, unico titolo di studio ufficiale di cui si abbia una qualsivoglia notizia).
Ma sì, ma come si permettono le lingue nazionali, di venir meno a quanto dettato dal calco originale? Se l’accento era sulla o perché spostarlo? Per il semplice fatto che le lingue fanno quello che vogliono, prendono a prestito espressioni e parole da altre lingue, le adattano, se del caso, alle loro necessità, oppure ne coniano di proprie, senza chiedere il permesso a nessuno. Questa è la vera ragione. Non c’è nessuna spiegazione per cui in italiano si dica /xcògnac/ invece che /cognàc/, non siamo obbligati a seguire i francesi. Così come gli spagnoli non sono obbligati a seguire le altre lingue neolatine e dicono /farmàcia/ e non /farmacìa/. Qualcuno, più sommessamente e modestamente, gli fa notare che il nome del popolare gioco da tavolo, è stato importato in italiano in piena epoca fascista, quando i forestierismi erano banditi. E’ sembrato soddisfatto della spiegazione.
Resta, comunque, la venerazioni, quasi pedissequa, che Paolo Attivissimo nutre nei confronti della lingua inglese, che è solo UNA delle 6500/7000 lingue parlate nel mondo, e che sebbene sia lingua veicolare o parlata da milioni e milioni di cittadini nativi, non ha nessun diritto di affermarsi e di affermare le proprie regole sulle altre. Ognuna vive di vita propria. Sono cosette che qualsiasi studente di Lingue o Lettere che sostenga il primo esame di glottologia dovrebbe sapere. Non sono anomalie, è la vita.
Quando anche Paolo Attivissimo conseguirà un laurea (che per il momento mi risulta non abbia) e vincerà un regolare concorso per l’insegnamento dell’inglese nella scuola pubblica, allora potrà darci lezioni sugli accenti tonici. Viceversa, mi dispiace, ma anche no grazie. Non è colpa mia se sul suo blog ha estromesso dai commenti una utente dopo che aveva detto che non le piace l’inglese.
Guardate che queste, come diceva l’immenso Oliver Hardy, “sono cose che potrebbero far piangere anche un uomo grande”.
Il povero Paolo Attivissimo è stato coinvolto in una intollerabile provocazione nonché ingiustizia di burocrazia informatica e adesso mette, giustamente, a conoscenza dell’accaduto tutti i suoi fans e adepti. Perché vigilino in saecula saeculorum e stanghino a dovere chiunque si rivolga a loro con le stesse modalità operative.
Pensate che un istituto di credito a cui il Nostro si era rivolto (e di cui NON fa il nome) ha avuto l’ardire e la sfacciataggine di chiedergli un modulo sottoscritto in formato PDF. Cioè, cose che non si sono mai viste prima d’ora nella storia disgraziata dello sventurato genere umano. Lui fornisce quanto richiesto con la diligenza e l’attenzione che da sempre lo contraddistinguono. Fornisce fronte e retro del documento in DUE files PDF separati. Solo che la banca ha da ridire (hhhsssss!!! Come osa??) perché, a suo parere e secondo le regole che si è data, questa documentazione deve essere fornita in fronte-retro sì, ma in UN solo file PDF.
E’ ovvio che una richiesta del genere non poteva che mandare su tutte le furie il Superlativo, il quale ha dedicato all’argomento ben cinque tweet, se no l’argomento non sarebbe stato sufficientemente elucubrato, a perenne monito delle generazioni future, come se le sue parole fossero scolpite sul granito. Un lascito per l’eternità.
Cosa può fare a questo punto il Nostro? “Spiegare al funzionario che la garanzia di autenticità non funziona nemmeno lontanamente così e che non sono l’ultimo arrivato in informatica”. Già, perché glielo spiegherebbe LUI come stanno le cose al suo interlocutore, perché evidentemente non le sa. Del resto non è colpa sua se mettono dei totali incapaci al servizio del pubblico. E già che c’è gli spiegherebbe anche che LUI non è esattamente l’ultimo venuto in fatto di informatica, anche se ha un blog e un account Twitter che corrispondono alla denominazione “Disinformatico” (e se lui si autodichiara tale, non vedo perché non credergli).
Glielo spiegherebbe, ma non lo fa. E perché non lo fa? Ce lo dice lo stesso Superlativo: “Non ha senso cercare di educare l’inetto in un momento del genere (è una procedura delicata e personale, ci sono altri coinvolti). Se questo è il suo livello di comprensione dell’informatica, non sarà certo un mio spiegone a fargli vedere la luce.”
E certo, perché una persona che svolge il proprio lavoro, per il solo fatto di chiedere un documento digitalizzato in un certo modo, è automaticamente un inetto. Attenzione, NON è una persona che applica le direttive dell’istituto di credito in cui lavora. E’ un inetto, punto e basta. Perché lo dice lui. E ora si capisce anche perché non ha fatto il nome della banca. Perché se l'”inetto” si fosse riconosciuto o potesse essere identificabile attraverso le sue informazioni, Attivissimo avrebbe rischiato una bella querela per diffamazione (e non sarebbe la prima).
Insomma, Attivissimo scende dalla cattedra, rinuncia alla sua funzione di docente (per la quale mi risulta non possegga nessun titolo o abilitazione specifica, conseguita mediante regolare concorso) e accetta di accontentare l'”inetto” inviadogli in maniera compassionevole il file compilato secondo gli standard richiesti. Il file va bene.
Tutto finito?? Ma no, neanche per sogno. Qualcuno si è azzardato impunemente a dare al Nostro dei consigli informatici per risolvere il suo problema. Sapete com’è, la gente ha il maledetto vizio di commentare, è una cosa bruttissima, ma purtroppo esiste la libertà di pensiero e di opinione, nonché la possibilità di esprimerla dovunque uno creda. E, come se non bastasse, purtroppo c’è sempre qualcuno che ne sa più di noi. Dannazione. Ma Paolo Attivissimo ha una soluzione per tutto: “Aggiornamento: ho silenziato tutti quelli che si sono sentiti in dovere di farmi lezioni d’informatica.”
Bravo, per Dio, così si fa! Che la gente non si permetta mai più, e che questo rimanga a monito dei posteri.
C’è poco da fare, comunque la si giri aveva sempre ragione Oliver Hardy.
Insomma, stanotte ci tocca stare attentini perché un cazzino di razzo cinese potrebbe, in via del tutto ipotetica, frantumarsi e venire a cadere sui nostri pur capienti ceppioni.
Dalle 2,36 ora italiana, la Protezione Civile ci ha consigliato di starcene tutti in casa stoppinati e ha messo in stato di allerta anche la Regione Abruzzo, tra le altre regioni del Centro-Sud Italia. Rischio assolutamente minimo, per carità, però la possibilità di ritrovarsi un bullone cinese nel giardino di casa c’è. Questo perché non si sa bene che cosa lancino su per aria e, soprattutto, cosa ci ritorni sulla terra quando quel troiaio avrà finito di bruciarsi nell’impatto contro l’atmosfera terrestre.
Naturalmente, anche di fronte a quello che dice la Protezione Civile, c’è chi minimizza. Il solerte Paolo Attivissimo lancia la sua inevitabile crociata contro le bufale (povere bestie!) e contro gli allarmismi, dichiarando seraficamente che i detriti di questo razzo-spazzatura andranno a finire nell’Oceano Pacifico. Beh, un po’ distantino l’Oceano Pacifico dall’Italia centro-meridionale. Se ha dati così aggiornati e precisi, perché la Protezione Civile ci avrebbe imposto un coprifuoco nel coprifuoco?
Il Nostro, infatti, scrive, tra l’altro: “Chiunque dica che rischia di cadere in un luogo preciso sta dicendo una stupidaggine.” Se ne deduce che la Protezione Civile stia dicendo una stupidaggine, visto che il Superlativo usa scientemente, alla stregua del codice penale, il “chiunque” di ordinanza. Naturalmente ne sa molto più lui della Protezione Civile, tant’è che chiosa: “Non c’è nessun pericolo significativo: la storia è una patetica montatura costruita da ciarlatani, acchiappaclic e incompetenti.” Beh, lui che ciarlatano non è, e che non è, tanto meno, incompetente o acchiappaclic ci chiarisce che “le probabilità che frammenti significativi colpiscano qualcuno sono microscopiche; quelle che colpisca proprio voi ancora più infinitesimali”.
Grazie tante, ma personalmente preferisco non rischiare. Se proprio ci tiene che ci vada lui in giro di notte per la Svizzera (che, oltretutto, è piccola, e con un buon passo, di notte, si gira quasi tutta) a non rischiare (oltretutto mi risulta che il territorio svizzero non sia tra le zone a “rischio”). Se no venga a mangiarsi una cofana di arrosticini (che tanto non li sputa!) in Abruzzo e se ne stia a pancia satolla a guardare le stelle ed il cielo, nessuno glielo impedisce.
Si lamenta che la stampa riferisca di “scienziati” che preannuncerebbero “ingenti danni e pioggia di detriti”. Io non lo so se questo sarà vero o no, non sono uno scienziato. E non lo è nemmeno lui. Quindi come si permette, dall’alto del suo diploma di liceo linguistico, di rassicurare il suo popolo di lettori? Con quali basi scientifiche? Ce lo dice subito lui, citando Aerospace.org, l’astronomo Phil Plait, l’EU Space Surveillance and Tracking, e Space-track.org. Quanto è bello fare gli oroscopi per sentito dire. Un po’ come quelli che “io non so niente ma l’ha detto mio cugino”. Ed eccola, la previsione: “Probabilmente finirà nel Pacifico, semplicemente perché il Pacifico è immenso e copre gran parte della Terra.” Insomma, se il Pacifico occupa la maggior parte della Terra ha più possibilità di azzeccarci. E’ chiaro che Attivissimo non vi dirà mai che, probabilmente, l’accrocchio cinese andrà a finire in Liechtenstein. O nel Principato di Andorra. O nello Stato della Città del Vaticano. E’ come dire che c’è un’altissima possibilità che un essere umano su tre sia di nazionalità cinese (e grazie tante, i cinesi sono quasi tre miliardi di persone!).
Ma, come vi ripeto, io credo di più alla Protezione Civile che a uno col diploma di quinta superiore che va in giro con la Tesla. State in casa anche voi.
Sempre per la serie “chi debunka i debunker?”, ovvero il “chi controlla i controllori?” su cui dovrebbe basarsi ogni atto vagamente democratico, guardiamo un po’ in casa di Paolo Attivissimo, giusto per non dimenticarci dei superlativi.
Non è facile fargli i conti in tasca, i numeri che lui ufficializza a beneficio del seguito che ha, sono troppo scarsi e disomogenei fra di loro. Prendiamo, a puro titolo di esempio, il numero delle visualizzazioni del suo blog: fino a due giorni fa erano 102436684 (sì, avete letto bene, oltre 102 milioni di visualizzazioni dichiarate). Ma questo è un dato assolutamente sterile. Cosa vuol dire? Che 102 milioni e passa di utenti hanno cliccato per la prima volta sul suo blog o che, più verosimilmente, si tratta di un numero complessivo di visualizzazioni delle pagine, per cui, poniamo il caso, un singolo utente ha visitato 10 post? E da quanto tempo vengono raccolti questi 102 milioni? Dall’inizio del blog o dall’implementazione del contatore? Quanti visitatori di ritorno ha il blog di Attivissimo? Perché immagino che lo zoccolo duro di “aficionados” faccia la dovuta differenza. Sono tutte cose che non sappiamo. Né che Attivissimo, pignolino com’è, ci permette di sapere. Quindi registro l’imponente numero, sì, ma con dovuto beneficio di inventario.
Andiamo a vedere Twitter. Fino a due giorni fa i suoi follower erano 417.082. Un numero infinitamente minore rispetto ai 102 milioni dichiarati sul blog. Come mai? Non sappiamo neanche questo. Quello che sappiamo di certo è che il 56% del numero dei follower dell’account di Attivissimo corrisponde a persone REALI, mentre il resto sono fake o account fasulli. Mi baso, per l’analisi, sui dati forniti da www.twitteraudit,com, che ho già fornito, a suo tempo, qui:
E Instagram? Sì, perché il Nostro è anche su Instagram. Appena 3059 follower a tutt’oggi. Invero un po’ pochini, rispetto ai 102 milioni e spiccioli di visualizzazioni, ma anche ai 417 mila e rotti follower di Twitter, di cui non rappresentano nemmeno il 10% (e come si potrebbe avere il 10% su un numero costituito anche da account fake?). E che cosa posta Paolo Attivissimo di tanto interessante su Instagram? Bufale smentite? Foto dallo spazio? Difese d’ufficio di Samanta Cristoforetti? Immagini dello studio dove registra la sua trasmissione radio? No, gatti! Sempre gatti, solo gatti e fortissimamente gatti. Gatti, gattini, gatticelli, gattarroni. E’ roba interessante? Assolutamente no. Ma i numeri, che sono quelli che ci interessano davvero, non tornano e non sono convincenti. Qualcuno, prima o poi, si piglierà la briga di spiegarceli.
Paolo Attivissimo (“diploma in lingue”, secondo quanto riferito da Wikipedia), nel maldestro tentativo di denunciare cialtronaggine giornalistica nel trattare le cause della morte di Diego Armando Maradona (sì, è morto, però ora anche basta!), segnala che ANSA, RAI “e altre testate”, attribuirebbero il decesso del campione argentino a una “parata cardiorespiratoria”.
Brutto vizio quello di scrivere male, frettolosamente e di copiarsi l’un con l’altro le informazioni senza nemmeno dare loro un’occhiata, questo è fuor di dubbio.
Ma nel farlo, il Superlativo, spiega così l’errore commesso:
“Questa disastrosa cialtroneria collettiva deriva probabilmente dal fatto che in spagnolo l’arresto cardiaco si chiama “paro cardiorrespiratório” o “parada cardiorrespiratória”.”
Peccato che in spagnolo “cardiorespiratoria” si scriva senza accento, e che la lingua che, invece, l’accento lo vuole sia il portoghese. Chissà da dove diavolo è andato a copiare e incollare! Ve lo dico io, da Google. Andando a cercare “parada cardiorespiratoria”, questi sono i risultati:
Sui suggerimenti ci sono le due versioni. Quella con l’accento si riferisce (appunto) a pagine in portoghese dove l’aggettivo “cardiorrespiratório” si scrive con l’accento, sì, ma anche con la -rr- (doppia r!!). Insomma, questo castigatore dei giornalisti “cialtroni”, fa un pasticcio incredibile sia a livello ortografico che squisitamente linguistico.
Lui che raccomanda di rileggere sempre quello che si scrive, scivola su queste inezie e banalità.
Stavolta, però, anche noi abbiamo avuto lo scrupolo di salvare in copia permanente il suo scritto (non sia mai che legga questo blog, o che qualcuno glielo segnali, e che corregga gli errori). Lo trovate qui:
Era un bel po’ che non vi parlavo più di Paolo Attivissimo. Davvero, sono passati mesi. Oggi mi sento decisamente più diligente. Tanto è lui che parla di sé.
Paolo Attivissimo è stato in quarantena e ne è uscito, con la sua famiglia, i suoi adorati gatti e tutto il caseggiato che egli ama chiamare “Maniero Digitale”. Nulla di cui preoccuparsi, dunque, per la salute dei diretti congiunti del Nostro. E neanche per Lui (ché da buon superlativo ci vuole la majuscola), per fortuna, perché, parlando una volta sul serio, il male non si augura a nessuno e preferiamo continuare a parlarne per quello che dice e che scrive e non saperlo sofferente o in condizioni di difficoltà, questo mi dispiacerebbe moltissimo. Chiusa la parentesi seria, torniamo al faceto.
Cos’è successo, in pratica? Nulla, è stato a contatto con una persona positiva, la app svizzera (Paolo Attivissimo vive in Svizzera, non lo sapevate? E ha anche una Tesla, non lo sapevate?? Dovreste saperlo….) corrispondente al nostro “Immuni”, lo ha segnalato e ha ricevuto una lettera dal medico cantonale che gli prescriveva la quarantena, appunto. Che è finita.
Cosa c’è di strano in tutto questo? Nulla. A parte il fatto che lui non si limita, come fanno tanti cittadini svizzeri, a prendere atto della sua situazione, e a mettere in pratica i preziosi consigli del medico, per la salvaguardia sua e della sua famiglia, no, lui non è contento finché questa circostanza non l’ha raccontata all’universo mondo. Insomma, tutti devono sapere, attraverso il suo blog, che lui è stato sottoposto a quarantena.
Ma, voglio dire: è una notizia? No, si tratta solo di un particolare sulla salute di un privato cittadino (svizzero, perché non so se sapete che Attivissimo vive e lavora in Svizzera), che casualmente ha un blogghino, che costituisce un dato sensibile, e che riguarda non soltanto lui, ma anche la “Dama del Maniero”, come affettuosamente chiama sua moglie.
L’occasione ha dato il “la” per una dissertazione sul funzionamento dell’app svizzera (perché non so se ve l’ho ancora detto che lui vive in Svizzera) per il tracciamento dei contatti delle persone positive (funziona bene? Ci fa piacere!) e per pubblicare la lettera del medico succitata.
Cioè, non solo “cui prodest?”, ma soprattutto “who cares??” Voglio dire, io sono stato in ospedale per due mesi e poi per altri quattro in clinica riabilitativa, eppure non ho mai messo in linea uno straccio di documento medico che mi riguardasse, nemmeno il foglio fanale delle dimissioni con la scritta “Tutto bene, sono tornato a casa”. Semplicemente ho quasi interrotto le pubblicazioni del blog, salvo qualche raro e sporadico intervento, e poi bon, finita lì. A chi interessava (o doveva interessare) il certificato del mio medico curante che mi imponeva di stare a riposo? A nessuno, appunto.
Perché Paolo Attivissimo NON E’ un personaggio pubblico. Ha scritto diverse cose, è diventato famosetto, lo chiamano in televisione sulla Nove per metterlo in onda alle 23,30 (così fa concorrenza a “Un giorno in pretura”), lo chiamano di qua e di là per tenere quelle che lui chiama “conferenze”, ha una voce su Wikipedia in cui si dichiara che ha un diploma in lingue (titolo che in Italia non esiste, tutt’al più un diploma di liceo linguistico, che non è la stessa cosa), probabilmente se può permettersi una Tesla usata invece che una Panda nuova a benzina guadagna anche diversi soldini più di me. Ma è e rimane un PRIVATO cittadino. Che una volta scriveva via mail dei gattini messi nella bottiglie, delle truffe via posta elettronica. Insegnava agli imbecilli come me a installare Linux, a come difendersi dai virus… poi, d’improvviso è cambiato. L’11 settembre, sulla Luna ci siamo andati, la fantascienza, le imprese nello spazio, Astroquello, Astroquellaltro, e lui che conosce gli astronauti quindi sa quello che dice, si è fatto un account Twitter che ha una buona percentuale di followers di dubbia provenienza (insomma, non si sa bene se siano bot o human beings), litiga con Burioni che gli dice (giustamente) che la cosa più grave che ha visto in vita sua è stato un complottista, scrive alle redazioni dei giornali per ogni nonnulla qualificandosi come “giornalista informatico” (in Svizzera -perché non so se lo sapete, ma il Nostro vive in Svizzera-, basta iscriversi a un sindacato per avere questa qualifica, non come da noi che c’è un ordine che vigila, e va a finire che ciascuno scrive un po’ quello che gli pare), come per esempio l’aver pubblicato una pubblicità mascherata da notizia. Che, voglio dire, basta guardare in fondo a un articolo qualsiasi e ci sono un sacco di link pubblicitari a notizie o pseudotali che l’utente medio spesso può confondere, e invece sono solo i feed di Taboola. E invece no, se la prende, con “OggiTreviso”, che gli ha anche intimato di mettere off line IMMEDIATAMENTE l’articolo in cui il Nostro denunciava questa piramidale nequizia, ma Lui gli ha fatto maramèo e se l’è messa alle spalle, tanto lui risponde solo alle leggi svizzere (ve lo avevo già detto che vive in Svizzera? Ah, sì??). Voglio dire, un po’ di notorietà non si nega a nessuno, ma qui si esagera.
E tornato dalla quarantena dove va? A Focus Live, per un incontro sul tema “Non condividete ca**ate”. Lo scrive proprio così, con due asterischi, come quelli su Facebook che non vogliono farsi bannare o che, peggio ancora, tirano il sasso e vogliono ritirare la mano (“Eh, ma io non l’ho detta una parolaccia, ci sono due asterischi in mezzo, gnè gnè gnè…”). E ci mette anche la sua faccia. Va be’ per carità, uno la faccia la mette dove vuole, ma bisognerebbe tranquillizzarlo, il Nostro, perché la Corte di Cassazione, già nel 2009 aveva sbolognato il termine “cazzate” dal penalmente rilevante. Che, poi, voglio dire, le cose o si dicono (e ci se ne assume tutta la responsabilità) o non si dicono. Che cosa mi viene a significare “ca**ate”?? Voleva forse scrivere “cassate” (plurale dei dolci siciliani)? Voleva dire “cannate” (dicesi di persone che si sono fatte le canne o che risultano in stato di obnubilamento)?? No, voleva proprio dire “cazzate”. Ma, siccome, l’appuntamento era previsto per le 1445, fascia oraria in cui anche i minori sono lì a guardare, forse avrà voluto, non dico di no, preservarli un pochino. Ma non è che i minori sono scemi, hanno capito benissimo dove si vuole andare a parare, voglio dire, le parolacce sono i loro argomenti preferiti, assieme alla curiosità per il sesso, al telefonino e alla Playtèscion.
Ma “ca**ate”, abbiate pazienza, non si può soffrire.
Mi fa piacere esprimere la massima soddisfazione per l’operato della Polizia Postale, sezione di Imperia, che su mandato della Procura della Repubblica ha sequestrato gli account social (sicuramente quelli di Facebook) di Rosario Marcianò. E in particolare risultano sequestrati l’account YouTube, la pagina personale di Facebook, e quella denominata “Tanker Enemy”. C’è da dire che nonostante l’iconografia che vi riporto in testa a queste note campeggi indisturbata come un vessillo sulla pagina Facebook incriminata, i post di Rosario Marcianò precedenti alla data del sequestro sono ancora visibili. Inoltre, su Facebook, è possibile inserire ancora dei commenti per cui il sequestro è un po’ a metà. Di certo Marcianò non può più esprimere le sue idee sulle scie chimiche e tutte le tesi complottiste che lo hanno visto, nel bene e nel male (ma soprattutto nel male) protagonista. Dopo svariate vicissitudini giudiziare, tra le quali mi preme ricordare il processo che lo ha visto soccombere con l’accusa di diffamazione nei confronti della giornalista Silvia Bencivelli (che Paolo Attivissimo chiama impropriamente “collega”, forse perché è lui che vorrebbe essere collega di una persona della levatura della Bencivelli). L’accusa per Marcianò è quella di avere postato un video, poi rimosso, in cui invita i suoi seguaci e la popolazione a negare l’esistenza del coronavirus e di scendere per le strade in modo da screare scompiglio nelle forze dell’ordine per intasare la macchina burocratica delle denunce e la magistratura inquirente:
“l’idea migliore sarebbe quella di uscire tutti per strada come facevamo prima in modo tale che poi Carabinieri e Polizia non sappiano più come fare per fermare tutti quanti e gli uffici giudiziari saranno intasati di denunce e non potranno più fare niente. Allora si che loro saranno paralizzati.”
Non è più questione di negare a qualcuno il diritto di opinione, o di esprimere le proprie convinzioni ancorché bislacche, ma di eliminare veri e propri reati dalla rete. In questo caso si parla di istigazione a delinquere. Saranno i magistrati a fare chiarezza sulle reali responsabilità di Marcianò, non certo io. L’essenziale è che questa persona sia stata messa nelle condizioni di non nuocere ulteriormente, anche se dubito che la cosa duri a lungo (sequestrato un account se ne fa sempre un altro).
(…) in realtà, «un po’ complottisti lo siamo tutti», dice Paolo Attivissimo, debunker, giornalista scientifico, da anni attento rivelatore di bufale e smascheratore di falsi complotti (il suo blog, il Disinformatico, è uno dei più seguiti). «Lo sono anche io», confessa.
Non fanno che parlare di questo. La gente viene invasa da tonnellate e-mail intimidatorie inviate da sedicenti hacker che chiedono soldi per non divulgare ai propri contatti i segreti che ognuno di noi inevitabilmente ha navigando sul web (solitamente visitare siti porno). Sono delle grandissime coglionature, sappiatelo. Non c’è bisogno che ve lo dica Paolo Attivissimo o che ve lo segnali la Polizia di Stato (il modello della mail che vi propongo come illustrazione di questo post è tratto proprio da un loro tweet di questa mattina), basta leggere. E’ una mail sgrammaticata, scritta male, con un sacco di parentesi quadre che non hanno nessun senso logico se non confondere il destinatario. Ci sono frasi senza senso (come “Trasferischi 300 sul nostro portafoglio di criptovaluta” -“trasferischi”? Ma come parlano questi, come Fantozzi?? e poi dovrei “trasferiscare” 300 cosa? Euro? Rubli?? Yen giapponesi???), italiano stentato (“Dio mio che gusti, che passioni tu hai” -sembra fiorentino-) oppure assurdità del tipo “Ti abbiamo registrato con la webcam del tuo dispositivo” (il mio dispositivo non ha nessuna webcam, cazzo volete??). Basta questo per cestinare. E invece no. E invece la gente ci crede, ci casca, si inquieta.
O, più semplicemente ha paura. Perché, si veda il caso, c’è sempre chi ha guardato un sito porno e non vuol farlo sapere a moglie, amici, parenti, amanti e figli, per non passarci da guardone depravato e avere così tutta una vita familiare compromessa. Magari è un insegnante che pensa di poter fare quello che vuole nel suo sacrosanto privato (incluso guardare qualche zoccola) e ne ha tutto il diritto, che alla fine va in panico perché la sua onorabilità potrebbe venir meno davanti alla comunità scolastica che lo ospita. Oppure, senza arrivare a questi livelli, uno può avere sul suo computer materiale politico di un certo schieramento che, si veda il caso, è quello avverso del proprio datore di lavoro che potrebbe, se lo venisse a sapere, licenziarlo su due piedi (e non ditemi che non è già successo!), per cui basta molto meno della consultazione di un sito con contenuti pornografici per far scatenare quei meccanismi per cui comunque sia è meglio pagare, non si sa mai, questa è gente di cui non bisogna fidarsi. Il che è anche vero, ma più che altro questa è gente che non bisogna assolutamente prendere sul serio.
Perché se è vero come è vero che solo uno sprovveduto telematico può abboccare a questa roba, poi come si può pretendere che questi sprovveduti sappiano fare una transazione in bitcoin o in qualsiasi altra valuta legalmente riconosciuta? Non si sa. Fatto sta che vanno tutti da Babbo Attivissimo (e questo è un male) o alla Polizia Postale (e in questo caso fanno benissimo), magari vergognandosi e confessando che sì, l’hanno veramente guardato un sito porno, ma loro non sapevano, non credevano, non erano a conoscenza, non avrebbero mai immaginato, figuratevi, io, un onesto padre di famiglia, è stato più per curiosità che per altro, è che poi alla fine internet mi ha preso la mano, non ditelo a mia moglie, per favore, ho sempre lavorato dalla mattina alla sera, e poi un povero diavolo deve pur averne di svaghi, nevvero Marescià’?, io e lei siamo gente di mondo, ma ora io tutti questi soldi non li ho, ho paura, per me, per la mia famiglia, per i miei figli che non si meritano di sapere di avere un padre voyeur, ma poi si figuri, dovrebbero andare a prendere i pedofili con le webcam mica la gente onesta… [svenimento del convenuto]
Tra ieri e oggi (circa 24 ore, da pomeriggio a pomeriggio), l’articolo “Paolo Attivissimo mi ha censurato. Vittoria su tutti i fronti” è stato cliccato 167 volte. 1091 clic lo hanno “visto” sulla home page.
E un certo Nicola, con dati falsi (ma l’indirizzo IP è vero) mi ha detto che avrei dei “seri problemi”. Io l’ho detto ieri e lo ripeto oggi, queste non sono critiche, sono medaglie al merito! :-)
Sono stato per anni un grande fan di Paolo Attivissimo.
Di lui mi piacevano la chiarezza espositiva, l’innegabile capacità di fare divulgazione e un sottile sense of humor che non guastava mai. Una volta, mi ricordo, spesi 42000 lire per il suo libro “Da Windows a Linux”. Mi sembrarono un bòtto allora e mi sembrano un bòtto ancora oggi. Ma ho come attenuante il fatto che allora fossi molto giovane (e scemo).
Ultimamente, però, trovo che abbia pisciato fuori dal vaso diverse volte. Ho provato a farglielo notare con tutti i mezzi, dai più delicati ai più virulenti, ma non c’è stato verso. Fino a che non ha censurato un mio commento sul suo blog (sì, avete letto bene) e mi ha impedito l’accesso ai suoi post su Twitter (sì, avete letto ancora bene).
Chiarito che considero la censura di Paolo Attivissimo alla stregua di una medaglia al valore lasciate che vi spieghi tutto da principio:
Attivissimo, sul suo blog, si è offerto di fare operazione di debunking di un film “lunacomplottista” (è nota l’avversione di Attivissimo per i complottisti, ma questi sono esclusivamente fatti suoi), per l’esattezza “American Moon” di Massimo Mazzucco, dietro donazione volontaria di una cifra (non prestabilita) di denaro a favore di Medici Senza Frontiere. Ho fatto presente a Paolo Attivissimo che su una pagina del Corriere si evince che l’associazione ha ammesso 24 casi di molestie e abusi sessuali al proprio interno, con 146 denunce e 19 licenziamenti. Apriti cielo e spalancati terra! Risponde Attivissimo: “E quindi? Vogliamo tirar letame anche addosso a tutti i loro membri onesti che curano malattie a migliaia di persone in condizioni spaventose?” Che, voglio dire, vista così non è che sia una di quelle risposte che ti convincono a primo impatto, perché dànno per scontato il fatto che anche se si è verificato uno scandalo al proprio interno, MSF sia comunque una associazione degna di ricevere delle donazioni. Siccome io la penso in maniera diametralmente opposta, glielo ho fatto presente, ma mi sono sentito dare dell'”attaccabrighe” (beh, sempre meglio che “tirar letame”, anche se ho fatto notare che MSF il letame se l’è tirato addosso da sola, autodenunciandosi per i reati e i fatti già noti in materia sessuale). Perché guai a far notare la verità. E va beh, ho chiesto a Attivissimo se non provasse un po’ di imbarazzo nel richiedere donazioni liberali per il proprio lavoro a favore di un’associazione così vulnerabile dal punto di vista dell’etica, ma non ho ottenuto risposta. O, meglio, l’ho ottenuta, ma non da Attivissimo. Mi ha risposto un suo adepto lettore che non ho ben capito che cosa c’entri, ma va bene anche così, non è detto che si debba sempre essere coerenti nella vita.
Lo scambio di battute è arrivato fino al punto in cui un mio commento (sempre senza insultare nessuno, ma sempre criticando, criticando, criticando -ed è questo che dà fastidio!-) non è stato fatto passare dal fitto colino della moderazione del blog “Disinformatico” (dove, pure, avevo ricevuto serie ininterminabili di rampogne e accidenti vari dalle solite prime damigelle di corte), e, qualche ora dopo, provando ad accedere dal mio account Twitter all’account @disinformatico di Paolo Attivissimo, ecco la risposta:
Oh, ma questa è proprio una disdetta. E adesso come farò senza i lunacomplottismi del giorno? Facile! Basta disconnettersi da Twitter, cercare con Google la stringa “disinformatico twitter”, cliccare sul primo link dei risultati della ricerca e voilà:
L’account Twitter è perfettamente leggibile. Poco importa se non potrò dire quel che penso all’autore, ho sempre un blog.
Tra i tweet di Attivissimo che mi piace segnalare c’è questo:
La differenza fra l’Internet libera e Facebook è tutta in questa schermata. Se le dai fastidio, Facebook ti mette il bavaglio.
Non sei in piazza, dove valgono le leggi: sei in una proprietà privata, dove vale l’arbitrio del padrone di casa. https://t.co/2gDe6xZjSE
E’ bellissimo perché è di un Kitsch e di un surreale folle (oltre che a produrre un irresistibile umorismo involontario). Dice di Facebook: “Non sei in piazza, dove valgono le leggi: sei in una proprietà privata, dove vale l’arbitrio del padrone di casa.” E dopo 24 ore mi butta fuori. Giuro che se non lo stessi vivendo in prima persona non ci crederei. Perché quando ti impediscono di parlare hai sempre vinto. Non hanno argomenti, non ti attaccano più sulle tue idee ma sul personale. A conclusione di tutto questo, Paolo Attivissimo, sul suo blog, mi ha definito così:
Ce n’era bisogno? Era proprio indispensabile?? Io credo di no. Ma il gioco è appena cominciato, e sarà divertentissimo chiosare gli scritti di Attivissimo su questo blog.
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Aggiornamento del 20/3: Come ho scritto e dimostrato nell’articolo “Per una disamina del seguace medio di Paolo Attivissimo”, il mio post sul blog “Disinformatico” è stato sbloccato alcune ore più tardi.
Questa mattina, su Twitter, ho avuto un breve scambio di battute con Paolo Attivissimo.
Il tema, il peggioramento delle condizioni di Michael Schumacher e la situazione di coma in cui si trova.
La mia obiezione al “rilancio” del dato giornalistico da parte di Attivissimo è stata che si tratta di una “non-notizia”. Non ho detto che si tratti di una notizia non interessante. Ho detto proprio che non si tratta di una notizia in senso assoluto.
Paolo mi ha risposto “Per te forse no. Per molti sì.”
Il problema è proprio questo. Perché una notizia si possa chiamare tale deve avere un interesse generale. Non può essere una notizia per qualcuno e per qualcun altro no.
Michael Schumacher è un privato cittadino. Non più uno sportivo. un personaggio pubblico. Ha avuto un (brutto) incidente sciistico. Suppongo che esistano molte persone che versano in gravi condizioni a seguito di analoghi incidenti.
Questo è quello che (in questo caso) distingue la notizia dalla non-notizia. Posso capire che sia interessante “per molti”. Ma “per molti” chi?? Per i tifosi? Suppongo che anche Gino Bartali ne abbia avuti, ma la notizia della sua morte non ha raggiunto tutta questa espansione mediatica.
Quindi qual è la differenza? Che Bartali la sua vita da toscanaccio l’aveva vissuta, era anziano, malato e con la pelle aggrinzita. Schumacher rappresenta il mito, oltretutto giovane, bello, ricco, spericolato, macchina della sua stessa macchina, abbronzato, che si è fatto fermare da un incidente sugli sci.
E tutti parlano del fatto che Jean Todt sia a Grenoble. Ma io lo trovo normale che una persona in coma venga raggiunta da amici e colleghi, familiari e persone che gli vogliono bene. Molta gente è venuta a trovarmi quando io ero in coma farmacologico, anche se non potevo -ovviamente- avvertirne la presenza. La notizia è questa? Cosa c’è di strano?
E perché una notizia (intesa non come dato oggettivo, ma come comunicazione di un evento di interesse) deve essere per forza una questione di sensibilità individuale? Se tifo Schumacher il suo stato di coma è una notizia e se non lo tifo non lo è??
Non funziona così, e peccato che Paolo non mi abbia dato una risposta, a parte il suo “OK!” scritto dopo lo screenshot che vedete.
Paolo Attivissimo è una brava persona. Sono stato in contatto con lui, anni fa, certo, lui non lo ricorderà neanche, ma pazienza, avere uno scambio di mail con una “vedette” di Internet è come avere una foto con il proprio cantante preferito, insomma, son soddisfazioni.
Ma con l’articolo “Bavaglio italiano al Web dal 6 luglio?”, pubblicato su Zeus News proprio oggi, e riguardante il pensiero dell’articolista-acrobata del Web sulla questione Copyright-AGCOM Attivissimo l’ha proprio buttata fuori. Cannata. Ciccata. O quel che volete.
Per carità, gli vogliamo bene lo stesso, ma proprio perché gli vogliamo bene non possiamo fare a meno di manifestagli tutto il nostro dissenso (sì, parlo al plurale majestatis, e allora?)
Attivissimo sottotitola: “Muore il Web italiano. Esagerati.” e il senso del suo articolo è proprio questo. Probabilmente pensa che si stia facendo troppo allarmismo o si dia troppa importanza alla faccenda AGCOM. O che, dietro questi allarmismi di una stampa non certo informatissima (ne convengo!) ci siano interpretazioni politiche.
Scrive: “La vicenda deriva subito sulla politica, con grida di complotto ordito da Berlusconi e Mediaset per sabotare Internet, vista come “minaccia al loro business”. Perché, non è vero, forse?Chissà chi è che può avere interesse a far sì che un organismo amministrativo nominato dai politici si sostituisca alla magistratura per dire cose è lecito pubblicare e cosa no, e magari far vedere i sorci verdi a un blogger che ha avuto l’unico torto di inserire un filmato della Medusa su YouTube ed usarlo in modalità “embedded”…
Ma, si sa, noi italiani siamo sempre quelli che gridano “Al fuoco!” Attivissimo prosegue: “Parliamoci chiaro: questo dell’Agcom, come ogni altro tentativo di imbavagliare la Rete, è destinato a fallire per motivi assolutamente fisiologici.”
Non conosciamo quali siano questi motivi fisiologici che porteranno al clamoroso fallimento della regolamentazione, probabilmente una diarrea fulminante di tutti i nostri parlamentari, perché il testo è stato difeso anche da Fini, e va beh, c’era di che aspettarselo, e proprio per questo non c’è da aspettarsi nulla di buono. Attivissimo ha un ottimismo della volontà che lascia sbigottiti. Sembra uno di quegli amici che quando ha qualche guaio ti dà una pacca sulla spalla e ti dice “Ma va’ là, figurati, che vuoi che accada! Ragiona, cosa potrà mai succedere?” e tu che te ne vai poco convinto, con un sorriso di circostanza e il dubbio addosso.
Il dubbio deriva da un imperativo anagrafico. Attivissimo è residente in Svizzera. Sì, è vero, ogni tanto viene in Italia, fa delle conferenze, ha contatti strettissimi con il Bel Paese ove il sì suona, ma, soprattutto, vive in una nazione in cui a nessuna persona sana di mente verrebbe mai in testa di sostituire al potere giudiziario quello amministrativo. E a nessuno in Svizzera girerebbe la ciribiricoccola di chiudere un procedimento per violazione del copyright in 2 + 5 = 7 giorni senza un normale e sacrosanto procedimento giudiziario con accusa e difesa sullo stesso piano e un giudice terzo che ascolta, valuta e decide. L’Italia è il paese delle anomalie, e lo è a tal punto che l’anomalia diventa la normalità. E fa bene Paolo a scrivere “Sapete bene che quando si tira in ballo la politica italiana mi vengono i conati di repulsione” ma sapesse a noi! E quindi, come si dice dalle mie parti, è meglio aver paura che buscarne. Anche se, sempre come dice lui:“Verrà dimostrata invece una sola cosa: che i governi non hanno la più pallida idea di come funzioni Internet e sono mentalmente fermi all’Ottocento. Ne pagheranno le conseguenze.” La premessa è vera. I governi, specialmente quello italiano, non hanno la più pallida idea di come funzioni internet e siamo ancora a un clima da pre-rivoluzione industriale, ma la conclusione è palesemente errata. Non ne pagheranno le conseguenze loro, ne pagheremo (e a caro prezzo!) le conseguenze noi utenti.
Tra i modi propositi da Attivissimo“per far fallire in modo elegante e civile quest’ennesimo giro di giostra” c’è quello di “sommergere l’Agcom di segnalazioni di presunte violazioni. Noi siamo in tanti; loro sono in pochi. Basta qualche decina di migliaia di segnalazioni per mandare in tilt il sistema.” E’ una ipotesi suggestiva, non c’è che dire, ma le segnalazioni all’AGCOM devono essere fatte (secondo il testo) dai detentori dei diritti, non dal cittadino qualunque, e sempre dopo un sommario e inutilmente democratico interpello previo. I reati in tema di copyright, in Italia, sono perseguibili d’ufficio, non su querela di parte. Nel mondo della magistratura funziona così. Per l’AGCOM no. Decine di migliaia di segnalazioni non farebbero altro che arricchire le poste italiane che fanno pagare una raccomandata semplice più di tre euro (perché Attivissimo non crederà mica che l’AGCOM si accontenti di una e-mail?) e creare un maggior quantitativo di carta per gli stracciaroli.
Finisce Attivissimo: “La resistenza civile ai tentativi di imporre leggi idiote non passa solo dai canali politici e dalla scheda elettorale: passa dal filo dell’ADSL che abbiamo in casa. “ Certo, ed è quello che stiamo facendo. Solo che in Italia c’è ancora chi l’ADSL in casa non ce l’ha, mentre Attivissimo continua a guardare le caprette che gli fanno ciao…