E’ stata archiviata dall’ufficio del GIP di Roma, nella persona della dottoressa Paola De Nicola, la denuncia querela sporta a carico dello scrittore partenopeo Roberto Saviano dai quotidiani “Cronache di Napoli” e “Cronache di Caserta”. Saviano, in un articolo del 2015, aveva sostenuto che “Cronache di Napoli e Cronache di Caserta sono contigue alle organizzazioni criminali, che fungono da loro uffici stampa, e che sono organo di propaganda e di messaggi tra clan” .
Scrive inoltre Paola De Nicola: “Sussistono ulteriori e diversi elementi che fanno propendere per l’intrinseca veridicità e obiettività di quanto affermato da Saviano.” E inoltre: “Ad ulteriore contiguità dei sopracitati quotidiani con ambienti camorristici depone, altresì, la relazione della Commissione parlamentare d’inchiesta sulle mafie del 5/8/2015”.
Assieme all’autore di Gomorra è stata archiviata anche la posizione dell’allora direttore del quotidiano “Repubblica” Ezio Mauro.
Roberto Saviano è stato condannato per diffamazione nel 2018, assieme alla Mondadori Libri, per aver dichiarato nel suo romanzo “Gomorra” che Vincenzo Boccolato, imprenditore residente all’estero e incensurato. Il provvedimento è stato firmato dal giudice della prima sezione civile di Milano Angelo Claudio Ricciardi. (fonti: Wikipedia e ANSA)
L’altra sera, su Twitter, ho avuto uno scambio di messaggi con Paolo Attivissimo. E ora sono qui a pavoneggiarmi.
Lui aveva trovato un lancio dell’agenzia ANSA che riportava, nel titolo, un evidente refuso (“Trumo” per “Trump”). Pochi giorni dopo individuava un “Gualtierio” per “Gualtiero”. Piccole cose. Peccatucci di pochissimo conto. Che però per Paolo Attivissimo sono rivelatori di una pasticcioneria più diffusa che renderebbe sciatti perfino i contenuti. Ho difeso l’ANSA nella discussione perché mi sembravo veramente errorucci da poco, anche se nel titolo fanno un effetto maggiore che non nel corpo dell’articolo o in altre parti della pagina (“il refuso, quando è sistematico, è sintomo di sciatteria che si estende al resto del prodotto.”)
Il mondo del giornalismo italiano è pieno di queste ridicolaggini. Ma mi sono chiesto se questo tipo di errori, in posizioni strategiche, non siano solo il frutto di una banale disattenzione (in fondo la p di “Trump” è vicina alla o e scrive “Trumo” è veramente un batter d’occhio) ma siano addirittura volute per monitorare i siti on line dei giornali succhia-succhia, quelli che riprendono immediatamente il lancio d’agenzia e non fanno nemmeno un lavoro di verifica sulle fonti, sui fatti e, perché no, sull’ortografia.
In fondo, uno dei capisaldi dell’ecdotica, cioè della critica testuale è proprio il fatto che a separare o ad unire in una sola famiglia più fonti scritte è l’errore. Attraverso l’errore si può capire chi ha copiato da chi, per cui se io immetto un errore in un testo scritto per il web (come questo articolo, ad esempio) e voglio vedere in quanti me lo copiano con un semplice copia-incolla, dopo un po’ esce fuori che “Trumo” è stato copiato da una miriade di siti (fonte: Paolo Attivissimo via Twitter)
Oggi ho provato a fare una ricerca col solo termine “Trumo” e l’unica a non aver ancora corretto è stata proprio l’ANSA.
Sulla Torino-Bardonecchia un extracomunitario è stato fermato mentre stava procedendo in bicicletta. Il poliziotto che lo ha fermato lo ha ripreso in un filmato della durata di 51 secondi in cui si sentono, tra le altre, queste parole che riporto così come le ho trovate sul sito della agenzia ANSA (toh, poi dite che non vi dico le fonti di quello che scrivo!): “Risorse della Boldrini, ecco come finirà l’Italia: tutti su una Graziella in autostrada a comandare” “Voi che amate la Boldrini, voi che avete voluto questa gente di m… in Italia. Goditi questo panorama. Voi e tutta la Caserma: guardate qui. Un tipo che pedala sulla Graziella pensando che sia una strada normale, con le cuffiette in testa. Fosse arrivato un camion e gli avesse suonato, manco se ne sarebbe accorto. Condividete signori, condividete”. Lo hanno più che giustamente sospeso dal servizio. Nonostante questo sulle pagine dei quotidiani nazionali, sui forum, su Facebook, Twitter e quant’altro, che hanno riportato, rimbalzandola, la notizia ci sono opinioni, commenti e tweet di tenore sentitamente opposto. Cioè, per i lettori, il poliziotto non solo avrebbe fatto bene a dire quello che ha detto e fare quello che ha fatto (incluso l’insulto a un’alta carica dello Stato) ma che avrebbe dovuto meritare addirittura un encomio.
La notizia ormai è vecchia, ma i commenti restano sempre lì a dimostrare che gli hashtag #iostocon… sono in agguato, e che noi siamo un popolo in cui la normalità si è ormai definitivamente persa. Voglio dire, che un poliziotto che invece di reprimere un comportamento illecito e pericoloso, come quello di andare in bicicletta in autostrada, gioca a fare Spielberg creando un video per la diffusione a una serie indeterminata di soggetti, in cui getta discredito sulle più alte cariche dello Stato (dimostrando di non saper distinguere tra la carica in sé e la persona che quella carica ricopre), poi è normale che venga sospeso. Ma me lo aspetto che venga sospeso. Perché la normalità è questa. Se ti permetti queste uscite mentre sei in servizio, a svolgere una funzione per la quale sei pagato coi soldini di tutti il minimo che possa pioverti addosso è una bella lavata di capo dai superiori. E non c’entra niente la libertà di opinione che sarebbe andata a sparire. Quella ce l’hai sempre e comunque, il web è pieno di dipendenti pubblici che hanno il loro blog, la loro chat list, la loro pagina Facebook e il loro account Twitter. Ma un’offesa è un’offesa, e questa fiumana di gente che batte le manine perché le piace stare dalla parte di chi fa le spalle larghe pare non l’abbia nemmeno tenuto in considerazione. Ma davvero che cosa pensava la gente, che gli regalassero una medaglia al valore?
Il web è diventato questa tragica desolazione, lo sfogatoio di gente che non sapendo di non aver ragione non sa più dove andare a dire ciò che pensa, “tanto sul web si può”, “tanto in rete è tutto permesso”, “tanto siamo su Facebook, mica nessuno mi farà qualcosa”, “ma no, dài non succede niente”.
E’ vero, non succede niente. Finché non succede qualcosa.
L’ANSA questa mattina si è risvegliata comunicando urbi et orbi che a Cortina d’Ampezzo (BL) nevica.
Ora, Cortina d’Ampezzo è una località di montagna, nota meta sciistica, siamo nel mese di gennaio, è da poco entrato l’inverno e a me sembra perfettamente normale che a Cortina d’Ampezzo nevichi. A Cortina nevica da sempre, tutti gli inverni, non è un fatto eccezionale.
Dicono che ci siano 40 cm. di neve fresca non compattata e di consistenza farinosa. Ma per forza, mica tutta Cortina d’Ampezzo sarà una pista da sci! Ci saranno case, strade, negozi. E in quei luoghi mica si batte la neve. La cui consistenza, peraltro, dipende solo dal capriccio del Padreterno.
Perciò, come diceva Donna Concetta in “Natale in casa Cupiello”, “ti ha’ rassignà’… fa freddo. Fa freddo. Fa freddo!”
Il freddo come notizia, la neve come evento, Cortina d’Ampezzo come metafora. Aveva ragione la mi’ nonna Angiolina che mi diceva che “La gente quando un sa cosa di’ parla der tempo!”
Visto che il filone ha preso il via, vi comunico che un flash dell’ANSA ha reso noto che le foto delle presunte percosse e del presunto feto abortito, non sono più raggiungibili sul sito di Anna Laura Millacci.
Questo non vuol dire assolutamente niente, naturalmente. Non vuol dire né che Di Cataldo sia colpevole né che sia innocente, né che quel materiale sia stato sequestrato né che non lo sia stato, né che si sia trattato di una libera scelta dell’intestataria dell’account, né che sia stata costretta a toglierle sulla base della pressione del caso mediatico che ne è derivato, né tanto meno che le foto dimostrano una connessione diretta tra l’immagine rappresentata, le percosse subite e l’autore delle medesime.
Una domanda però ce la possiamo rivolgere: se quelle foto erano vere e legittimamente mostrate al pubblico (limitato o meno ai contatti della Millacci, non importa), che senso aveva toglierle?
Nessuno ci darà mai una risposta, certo. Ma il dubbio… ah, cosa faremmo se non esistesse!