Venga a prendere il caffè da noi…

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Napolitano, nella sua ultima visita a Poggioreale ha promesso un messaggio alle Camere sui  temi dell’indulto e dell’amnistia. Si è bevuto un bel caffè (pure ‘n carcere ‘o sanno fa’!)  coi detenuti e poi se n’è scappato perché l’attendeva la crisi del Governo Letta, che non è  mai stata crisi davvero.

Non ho mai negato la mia posizione favorevole all’indulto in primo luogo (che non cancella i  reati) e all’amnistia, anche in combinato. Per le condizioni disumane in cui versano le  nostre carceri (“chiste so’ fatisciente, pe’ ‘cchist’e fetiente se tengono l’immunità!“) e  perché il sistema penale italiano è un monolite che non ha mai cambiato faccia mentre la società muta e non vede più certi comportamenti come reati.

Quindi indulto sì, amnistia probabilmente, ma anche e soprattutto depenalizzazione,  sfoltimento dei processi, nuova visione del crimine da parte delle leggi e dei codici.

Non è possibile che si rischi la galera per diffamazione, non è possibile andare in carcere perché si è craccato un software e lo si è dato a un amico, o si è cancellato il timbro del biglietto dell’autobus e lo si è obliterato un’altra volta.

Riscrivere le regole prima di ogni altra cosa, quindi. E fare in modo che tutto questo non  appaia come in grande salvacondotto a favore di Berlusconi.

A questo proposito Napolitano ha detto che «Quelli che, come i grillini, mi accusano di  volere un’amnistia pro-Berlusconi sono persone che fanno pensare a una sola cosa, hanno un pensiero fisso e se ne fregano dei problemi della gente e del Paese».

Che crema d’Arabia ch’è chistu caffè!

Perché sono favorevole all’amnistia

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Premetto che da un provvedimento di amnistia io avrei tutto da perdere e nulla da guadagnare, avendo presentato alcune querele alla magistratura come parte lesa, e rischiando, quindi, di non poter avere soddisfazione in sede penale.

Tuttavia, ecco perché sono favorevole all’amnistia che non ci sarà:

* non sarà e non potrà essere un’amnistia ad personam. Potrebbe essere, al contrario, un provvedimento contra personam, visto che se ne può escludere l’applicabilità per reati particolarmente odiosi o che destino allarme sociale.
Berlusconi potrebbe, dunque, non goderne. E se dovesse goderne sarebbe solo un rinviare di poco il momento di scontare la pena, visto che i tempi per una sentenza definitiva di altri due processi si stanno abbreviando (Caso Unipol e Caso Ruby) al punto che potrebbero inficiare alcuni dei benefici di cui Berlusconi dovesse godere o aver goduto.
Del resto, Berlusconi ha già goduto dell’applicazione dell’amnistia, la prima volta con l’accusa di falsa testimonianza, l’altra con quella di falso in bilancio per l’acquisto dei terreni di Macherio.
Quindi questi parlamentari che si scandalizzano farebbero bene a guardarsi un po’ alle spalle e ad informarsi.

* la situazione carceraria italiana è esplosiva. Bisogna fare qualcosa e farlo subito. Non ci sono né tempo né soldi per aspettare di costruire nuove carceri o di adeguare quelle esistenti alle esigenze contingenti, non ce la faremmo mai e i detenuti continuerebbero a suicidarsi;

* la situazione terribile dei detenuti in regime di carcerazione preventiva (cioè in attesa di processo), costretti a condividere la già penosa vita dei condannati definitivi, e l’uso disinvolto che ne fanno i magistrati, rende necessaria una revisione del codice di procedura penale. Che è uno strumento abbastanza buono, ma sul tema specifico fa acqua da tutte le parti;

* dunque, se si dovessero cambiare le regole del gioco (ovverosia le leggi che lo regolano) non si potrebbe fare a meno di annullare il gioco in corso, se non altro per rispetto di quanti hanno “giocato” con regole più sfavorevoli;

* l’amnistia conviene soprattutto per lo Stato, che è il primo a dover rispondere a se stesso per non essere stato capace di garantire che l’esecuzione della pena abbia avuto le finalità di recupero e di reinserimento previste dalla Costituzione.

Ecco.

Amnistia e Farina del loro sacco

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Ora che Sallusti è stato definitivamente archiviato nella memoria pubblica e in quella giudiziaria, i giornalisti e i professionisti della carta stampata che fino all’altro giorno lo hanno difeso ad oltranza sostenendo che non si poteva e non si doveva andare in galera per un reato di opinione hanno capito (o, forse, lo sapevano già da prima) che non di reato di opinione si trattava ma di una vera e propria esposizione consapevolmente, e quindi colpevolmente falsata dall’autore dell’articolo incriminato che l’omessa vigilanza di Sallusti ha permesso di pubblicare.

Tutti, dunque, Travaglio per primo (nonostante non rinneghi gli articoli passati a difesa dei prinipii per cui Sallusti ha rischiato il carcere e al carcere è stato condannato), van gridando lor lai, riconoscendo che sì, è stata proprio una diffamazione bella e buona, comunque la si rigiri.

Dall’alra parte c’è la proposta di amnistia e indulto che non è ufficialmente una proposta di amnistia e indulto venuta dalla Presidenza della Repubblica.
In effetti sotto il profilo formale si tratterebbe solo di una proposta per modificare il dettato costituzionale che vede, per questi provvedimenti di clemenza che sono prerogativa parlamentare, un iter troppo complesso e delle maggioranze che ne renderebbero sulla pratica molto difficile l’applicabilità.
Ma il segnale è chiaro. E dall’indulto-Mastella del 2006, votato con profonda convinzione anche da gran parte dell’opposizione di allora, la stessa che sarebbe andata al governo due anni dopo, le buone intenzioni e i proclami per svuotare le carceri si sprecano.

La soluzione, dunque, sarebbe un effetto-fuochi d’artificio: il provvedimento-bòtto di fine legislatura che obbligherebbe i magistrati a celebrare processi-farsa che finirebbero con l’applicazione dell’amnistia e, eventualmente, con la possibilità di valersi civilmente sul danno subito. O, al massimo, che li obbligherebbe ad applicare amnistie retroattive improprie.

Anziché prevere corsie preferenziali e scorciatoie per il risarcimento dei danni, depenalizzazione dei reati minori e forme alternative alla detenzione per chi in carcere ci deve andare davvero.

E, almeno, che l’amnistia con corrisponda all’amnesia, all’oblio delle coscienze. Sarebbe davvero troppo.