Lamentazione per l’arrivo delle odiose festivita’ natalizie

 366 total views,  1 views today



Quest’anno non ho tanta voglia di Natale.

Ho voglia di vacanza, che è cosa ben diversa. Ho voglia di vivere la normalità senza fare tutte le cose che si fanno nella normalità del quotidiano.

E invece nel Natale la normalità del quotidiano non c’è mai. Come se fosse normale vestire i bambini come dei deficienti con i maglioncini tutti intrecciati e far cantare loro canzoncine che durano sì e no un mese e poi si ripongono in qualche scatolone della memoria, come si fa con le palle dell’albero e i fili argentati  rimessi nelle rispettive scatole quando ormai tutto è finito e si è gabbato lo santo. Come se fosse normale e quotidiano mangiare come dei disperati dall’antipasto al dolce per alzarsi da tavola la sera alle 18 e rimettercisi alle 19,30 perché è avanzato il brodo, come se tutti i giorni la gente si facesse venire le emorroidi tracannando mandorle, noci, noccioline, fichi secchi, cioccolata, come se fosse esperienza di ogni giorno perdersi davanti al nuovo IPhone avuto in dono perché "MiCiVoleva™" (oddio, quello magari è un po’ più comune). Come se la gente tutti i giorni si schiantasse davanti alla televisione a guardare quei film che iniziano con "Santa Claus…", oppure il Circo di Montecarlo e i concerti di musica classica con l’Ave Maria di Schubert. Come se tutti i giorni la gente si volesse bene come a Natale.

Ecco. Perché a Natale non posso anch’io avere la mia sana e preziosa dose di ODIO nei confronti delle cose e delle persone con cui mi rapporto quotidianamente tutto il resto dell’anno? Perché devo ipnotizzarmi di bollicine, di campane che fan dindondàn? Perché nei negozi in cui vado a fare la spesa tutti i giorni le cassiere e le negozianti si vestono con il cappellino di Babbo Natale e fanno le sceme, mentre gli altri giorni mi chiedono frettolosamente "bàncomat o carta di credito?"

Voglio sparare a Babbo Natale, va bene? Voglio ammazzare la Befana e strozzare con le mie mani San Silvestro. E poi voglio vivere tranquillo.

Un frammento inedito di William Shakespeare

 203 total views

“…varda, Romeo, no xé ‘a lodoéta che canta, xé l’usignol che vien  spacàrme i maroni quando mi son drio a far i mestieri, renega un po’ to’ pare e to’ mare, mona che ti xé, si no mi no sarìa più una Capuléti e xé anca massa se ti me vedi al balcon…”

(ovvero: come Shakespeare avrebbe scritto “Romeo e Giuletta” se si fosse ricordato che lei era di Verona)

 

I cannoli della Famiglia Di Stefano

 240 total views

Io e la mia Signora abbiamo avuto la sanissima e felicissima idea di sfrusciarci (teramano per "sputtanarci") qualcosa come 35 euro in pasticceria siciliana, presso un (bel) banchetto al mercatino natalizio, là dove la pasta di mandorle viene aromatizzata con qualunque cosa, dall’arancia al pistacchio (sì, esiste la pasta di mandorle al pistacchio!), dal cioccolato al cocco, ai fichi secchi, in un amalgama senza fine (avete poco da fare quella faccia, "un amalgama" si scrive senza apostrofo perché "amalgama" è maschile, sapete?) di sapori e prelibatezze, roba da perdere la testa, e già che ci eravamo ci abbiamo messo anche cinque cannoli tradizionalissimi alla ricotta, friabili nella cialda e cremosi nell’impasto, che al Di Stefano ci vinni una panza tanta e so’ mugghieri ci dissi di andare a passiare strada strada a mari ma lui se ne stracatafottiu e dissi bonasira alla panza e bonanotte al colesterolo.

E’ uscito “duepuntozero – Bisogna Lottare Ogni Giorno” – Il meglio dal blog valeriodistefano.com

 130 total views

E’ uscito "duepuntozero – Bisogna Lottare Ogni Giorno", il nuovo libro che raccoglie il meglio del blog valeriodistefano.com, comprese le poesie d’amore, quelle inutili, le parodie d’autore, un po’ di iconografia scelta e dimolta altra buonissima roba.

1) Se desiderate averlo gratis  potete contattarmi a uno degli indirizzi riportati qui.

2) Se desiderate acquistare la copia cartacea, è disponibile a 10 euro su ilmiolibro.it all’indirizzo
http://ilmiolibro.kataweb.it/schedalibro.asp?id=685912

3) Se desiderate acquistare l’e-book in formato PDF, spendete solo 3 euro (e ci state bene) su lulu.com all’indirizzo:
http://www.lulu.com/product/ebook/duepuntozero—bisogna-lottare-ogni-giorno/18722353

Siate felici.

Quelli che “le critiche devono essere costruttive”

 277 total views,  1 views today


Ogni tanto succede (raramente ma càpita) che qualcuno si soffermi a commentare qualche post del mio blog e, magari, cieco dalla rabbia che deriva dal solo fatto che qualcuno possa esprimere un’opinione non condivisa, comincia a farmi la morale.

E quando qualcuno vuol farti la morale, si sa, vuole ergersi ad esempio di ammaestramento (la gente non si accontenta di essere la sola a vivere certe indiosincrasie, non è contenta finché non ci trascina dentro anche gli altri) e allora comincia a dire che "le critiche vanno bene e sono sempre bene accette" (ma de che???)  però (e qui sta per arrivare il bello), ecco, sì, quello che è necessario, quello che si richiede, quello che è d’uopo è che la critica sia costruttiva.

Et voilà, ecco il massimo della retorica, il luogo comune dei luoghi comuni, primo perfino rispetto alla sempiterna nenia che la frutta non ha più lo stesso sapore.

Nel dire che la critica deve essere costruttiva c’è un senso consolatorio da Santa Inquisizione, un atteggiamento da ditino indice alzato ("Eh, non si fanno certe cose, sennò poi mamma fa tottò…"). Ma perché, se una critica non è costruttiva cosa succede?

La risposta è "Nulla, naturalmente", solo che la gente non lo sa. Ma come fa ad essere costruttiva una critica? E’ come dire che un paio di forbici vanno bene, sì, purché cuciano e non taglino, che un Saint-Honoré si può mangiare purché non ci sia la panna e che si possano fare le pernacchiette al compagnuccio di banco, ma solo se si è indossato il grembiulino.

Una critica, proprio in quanto tale, non ha nulla a che vedere con la costruttività, anzi, la critica, in quanto disaccordo su un aspetto, è pars destruens (la "construens" la lasciamo volentieri ai filosofi), se io non sono d’accordo con qualcuno ne distruggo il pensiero (altro, evidentemente, è denigrarne la persona) e le azioni, perché, sembrerà impossibile, ma la democrazia si basa proprio sulla pluralità delle opinioni, di cui il diritto di critica è una costola.

E’ come se la gente avesse improvvisamente una gran paura della democrazia. Di confrontarsi, di vedere che il mondo è fatto dai diversi-da-noi, e non dagli uguali-a-noi, chè non ci sarebbe neanche merito alcuno di starci.

Chi dice che la critica deve essere costruttiva è come se dicesse: "pensala pure diversamente, ma pensala come me".

Abbiamo tutti una gran voglia di mescolarci con la massa. E di pettinarci i pensieri (come diceva De Gregori) passandoci i pidocchi delle sinapsi.


Foto tratta da
http://www.flickr.com/photos/piermario/465077638/in/photostream
Licenza: http://creativecommons.org/licenses/by-nd/2.0/deed.it

Nuove audioletture: Lorenzo il Magnifico, Dante Alighieri e il Vangelo secondo Marco

 274 total views,  1 views today

Bene, ho lavorato un po’ alle audioletture, ultimamente, complice un inizio di bronchite che mi ha accompagnato fino ad oggi, e che sarebbe anche il caso che si levasse un po’ dalle scatole definitivamente. Siccome leggere ad alta voce fa bene alla trachea e a quant’altro possa essere colpito dalle flogosi semplici o complesse, ho pensato bene di deliziarvi con il Trionfo di Bacco e Arianna di Lorenzo il Magnifico con altri suoi due deliziosi coNponimenti, i sonetti "Belle, fresche e purpuree viole" nonché "Cerchi chi vuol le pompe e gli alti onori" . Ma il pezzo forte delle neo-immissioni è la "Vita Nuova" di Dante Alighieri, che è una cosa bellilla assai, ma può risultar noiosetta all’ascolto (dante è più apprezzabile in poesia che in prosa). C’è anche la lettura del Vangelo secondo Marco, nella traduzione del Luzzi. Come sapete ho avuto la licenza per la lettura di parte della traduzione dalla Società Biblica Britannica e Forestiera. Magari a qualcuno piace, chissà… Tra le prossime uscite Eros di Giovanni Verga e Cuore di De Amicis.

E va bene così…

Le piu’ belle cartoline dei lettori: Ancora saluti da Ferrara

 316 total views,  1 views today

Servite Domino in laetitia!!!

Doppio raccolto di cartoline, quest’oggi. Nel mentre miravo la buca delle lettere, sempre variopintamente piena di fatture, bollette, avvisi di garanzia, pubblicità indesiderate, stampe, vampe, vampiri e triccheballàcche, dècco uscir codesto nudo dipinto da Dèdo Modigliani, livornese, e inviatomi da persona solo in apparenza ignota.



Deve trattarsi, difatti, del noto artista cistercense Catanorchi Yuri ispecialista di trapezij, uomini palla, donne cannone e funamboli assortiti, oppure financo di quel tal Bomboletti Athos che mi delizia di quando in qaundo con i suoi pòdcassSSSSStis, o di quella buontempona della Bucalossi Armida, segno zodiacale Neil Young, quella che s’ispèrse dentro al bosco e ci trovò il lupo cattivo.

Amici peccatori (e amanti del peccato!) son qui a prostrarmi dinanzi a tanta generosa e ferrarese sollecitudine.

Cartoline dal mondo: Dalla Russia con amore

 244 total views



Jubilate deo omnis terra!!!

Dalla Russia con amore, tramite l’incommensurabile postcrossing.com mi giunge l’icona inviatami da Maraschi Marusca in Falaschi  vedova Baneschi la quale mi onora di questa cartolina la quale si nòma "Piselli scongelati", e in cui s’intravedono, oltre all’addolorata Putignani Ivonne, la premiata coppia Gepi and Gepi e Stallio e Ollio.

Dichiarandomi servitore in aeterno della Maraschi (anzi, se ciavesse anche trenta o quarantamila eurini -o dracme caldee- da prestarmi gliene sarei grato) restino le imperiture e sempiterne espressioni d’ossequio.

Spaghetti con le cicale di mare

 338 total views,  1 views today

La vita vi logora?
Sentite sempre un certo languore durante la pausa pranzo?
Vi sentite attratti dal centro della terra?
Convalescenze lunghe e penose?
Oppure siete soltanto dei bottini che ingoiano anche l’inverosimile?

Nessun timore, fatevi una bella

TEGAMATA®
DI SPAGHETTI
COLLE CICALE DI MARE
(o “pannocchie” abruzzesi)

ché poi mi rammentate ne’ vostri sogni!

Un (altro) testo inedito di Paolo Conte

 281 total views

Brìllano,
lo vedi, baby, che scintìllano
come lampi che lùccicano
anzi no, rispléndono
oscurati
anzi no, ovattati
dall’abat-jour.
(bu-bu tàz, vu-vu scràz).

Férmati
(sì, baby, sài, amo le sdrùcciole
che son parole un po’ ridìcole
ma fanno jazz
…fanno jazz…)
ho qui un languore sullo stòmaco
chissà se mangeremo una bontà
o il gelato di limon, ch’è sempre il sòlito
(vu-vu-vù… rata-tà).

E allora sàlvati
da questo cielo che piovìggina
Accappatoi o impermeàbili??
Ti offro il sole dei metalmeccànici
e il plenilunio dei polìtici
oppure vieni, abbiamo un tàvolo
a uno spettàcolo
del tabarin.

Ed è così che in questa notte fùlgida
– non insistere, Max, ti prego, smèttila,
che tutto questo non semplifica,
si modifica
si lubrifica… –
facciamo un bagno nell’oscurità.
Chissà se ami ancora gli oleandri
o se resti attaccata al baobàb
(bubu-cchiù… bubu-cchiù…).

Che sarà mai la nostra vita diàvola?
Una Giulietta che rimbomba e che accèlera
sull’asfalto che dalla pioggia scorre vìscido
corre lontana e poi si spiàccica
come un lampo ascètico
sul guarde-rail
(razazàz… razazàz… vuvuvù…)

Foto da: http://it.wikipedia.org/wiki/File:PaoloconteBerlin.jpg
Licenza: Quest’opera è stata rilasciata nel pubblico dominio dal suo autore, Richardfabi. Questa norma si applica in tutto il mondo.
In alcuni paesi questo potrebbe non essere legalmente possibile. In tal caso:
Richardfabi garantisce a chiunque il diritto di utilizzare quest’opera per qualsiasi scopo, senza alcuna condizione, a meno che tali condizioni siano richieste dalla legge.

Una canzone inedita di Ivano Fossati

 265 total views,  1 views today


(dedicato a mia moglie che è riuscita a trascinarmi a uno dei suoi ultimi concerti -di Fossati, non di mia moglie!)

Ho sessant’anni e un lavoro non lo cerco più
chè di canzoni ne ho già scritte tannnnnNNNte
ma proprio tannNNNNNNNteeeeh
lo so, invecchio, ma cosa vuoi, o mamasita,
son palànnnNNNNNNNcheeeeh…

E cosa vuoi che io ci sputi sopra (eh nnnnooooh!…)
se Jezahel non mi ha voluto amare,
allora sì mi han faccio cenno di firmare
un contratto per la caNNNnnNzone popolareeeeeh.
(Vvvvveeeeeeeeeedddiiiii???)

E non ci son più ombre da far scomparire
ho solo piedi stanchi da massaggiare
di tanto viaggiare
di tanto viaNNNNnnndare
degli altipiani barocchi
degli uomini stolti e sciocchi
che ho incontrato nel sempiterno camminare
di viaggiatore viaggiante
che ora son stanco, ma in fondo sai che c’è…?
Ha ben piccole doglie
Ha ben piccole doglie
Ha ben piccole doglie
la pianta del piè.

E in queste notti di maggio
nelle impressioni di setteMMMMMMmmmmbre
tra le idi di mmmmàrzo
o quello che è
tra Berlusconi e Mmmmonti, che credi?
è la notte in Italia che vedi
è il nostro porto di attracco che è arrivato
è la festa del vino bevuto.
Ma non l’abbiamo pagato.
(eh, nnnnnnno!)

Foto da: http://it.wikipedia.org/wiki/File:Ivano_Fossati.jpg
Licenza: Creative Commons Attribuzione 2.0 Generico
This image was originally posted to Flickr by sGianni™ [fixed with next release] at http://flickr.com/photos/34621345@N00/4277135426. It was reviewed on 3 febbraio 2011 by the FlickreviewR robot and confirmed to be licensed under the terms of the cc-by-2.0.
(2011-02-03)

Un inedito di Gabriel Garcia Marquez

 196 total views,  2 views today

Il giorno in cui il mio bisnonno Amaranto Buendia Babilonia uscì di casa alle sette del mattino, trovò Macondo ridotta a un vero troiaio.
Non ebbe il tempo di pensare "Bòia, si zìzzola dal freddo" per via del ghiaccio con cui mi piace tanto ricoprire i paesi quando scrivo, che subito il ricordo gli si fece dapprima sbiadito, poi sempre più denso e vìvivo, come l’odor di guayaba che coltivava la mia prozia Marianna Ursula detta "Boccadoro" nel giardino della sua casa di Cochabamba, e che mi era gradito quando la primavera veniva a irrompere i ricordi con il rimpianto delle altre stagioni perdute e del puzzo del tabacco da pipa che si respirava ancora sugli abiti del marito José Arcadio Buenasnoches, morto dopo aver combattuto cento battaglie, aver promosso sessanta sollevazioni popolari, aver fatto la guerra del 15-18, perso un braccio e una moneta da dieci centavos nella battaglia di Guaharracay, firmato seicendosessantadue cambiali in bianco, e avrei dovuto rammentarmi che quello era il tempo in cui mia cugina Babilonia Amaranta mi offrì il fiore dei suoi anni piu’ belli che olezzavano di  miele e di pepe, e fu cosi’ che quando mi affondai in quel ricordo, Macondo sparì come per magia, la stessa che avvolgeva la spirale dei miei sensi mentre il mio antenato Mariano Buenasnoches contemplava lo scorrere del suo sangue virginale sulla neve porca miseria ora non so più da che punto ero partito e mi tocca riscrivere il romanzo daccapo…


PS: Scusa, Gabo!

Un inedito di Edmondo De Amicis dal libro “Cuore”

 237 total views,  1 views today

Oggi, dopo il compito d’ornato, in cui quell’animo buono del nostro Maestro paraplegico volle farci immortalare i prodi soldati del Bava Beccaris mentre sparavan sui rivoltosi infami e sulle loro madri, que’ tegami, lo stesso nostro buon Maestro colitico ebbe a dirci, coll’animo tutto contrito, che il nostro compagn… camerata ad honorem, il Distefanelli, giace malato per una tosse che lo costringe in casa a non fare una veneratissima dalla mattina alla sera, in quanto che il morbo non l’abbandona e non si sa quando ritornerà.

E poiche’ il nostro buon Maestro claudicante (sì, perché claudica, anche…) è nobil di cuore e debole di petto, per farci sorridere ebbe a raccontarci di quando quel buontempone del Distefanelli prese a pedate il piccolo ciechino storpio perché gli avea chiesto in prestito due pennini, chè la sua mamma è povera e non gliene può procurare affatto, e il Distefanelli, colla voce allor prorompente e oggi rotta dal continuo tossire, ebbe a dirgli “Posa que’ pennini, mezzasega, costì e bada a non più m’accasciare i sancta santorum sennò ti rifaccio nòvo dai nocchini!”, gesto pel quale ebbe a meritarsi una medaglia al valor civile dal nostro Osannato Direttore Sequipedale, che ebbe a motivarne l’attribuzione colle lagrime che gli grondavan giù per le gòte colle parole “Distefanelli, Ella è vanto e onore della nostra scuola!”, mentre il nostro maestro bronchitico plaudeva e piagneva zitto zitto rintanato in un cantuccio per non farsi vedere mentre si soffiava il naso colla pezzòla sùdicia.

S’alzò dunque quel rompicoglioni di Garrone, il quale è il capoclasse (e non so se sia rompicoglioni in quanto capoclasse o capoclasse in quanto rompicoglioni) in quanto è grande e grosso, mentre invece il nostro buon e nobil maestro claustrofobico è una mezza sega e Garrone gli tira certi cazzotti che nemmeno Moammetto Alì a Kinshasa nel ’74, insomma dov’ero rimasto, sì, ecco, si alza Garrone e chiede la parola, col suo vocione da flicorno.
“Parli pure Garrone!” echeggiò il nostro maestro cataplasmico, che sennò ne buscava anche, e fu allora che Garrone raccontò di quando il nostro caro Distefanelli ebbe a prendere a male parole la Vedova Baluganti, ch’era venuta infin sull’uscio a perorar la causa del figliuolo Ampelio, che non istudia mài e il nostro maestro epistrofèo se l’è presa tanto a cuore che gli s’è sciolto d’improvviso il corpo in aula. Non appena il Distefanelli vide la nera e lugubre sagoma della vedova Baluganti, gli si fece da presso e, consolatala che l’ebbe, s’assicurò che s’allontanasse dall’edifizio dicendole: “Fossi ne’ suoi piedi prima di tutto me li laverei perché senti lì che lezzo e poi andrei a prendere a ceffoni quello scansafatiche del su’ figliòlo, indi tornerei a lavorare sul Viale della Stazione chè tanto si sa il bel mestierino che fa, e invece vien qui a molestare quell’omo irreprensibile che è il nostro maestro dispeptico!!”

Qui Garrone, al ricordar l’opra meritoria del Distefanelli, ebbe un moto di commozione e più non poté riprender la parola, anche perché c’era il Panicchi che gli tagliava la cintola de’ pantaloni col temperino da retro, al che Garrone proruppe con quella sua voce possente da controfagotto: “Te t’aspetto fòri!!”

Oh, caro Distefanelli, quanto bene hai fatto per la nostra scuola e com’è duro sapere che devi giacer malato mentre fuori ci sono gli àlberi, i fiori, le api, il miele, i nèttari, i dàtteri, i ciùffoli, i pìfferi, gli strùffoli, i pènsili (occhio alla testa!), i còmpiti, difatti ora devo copiare in bella il racconto mensile della piccola baNbina raffreddata e poi vado dimolto a ruzzare al pallone e in tasca al Distefanelli colla tosse, m’importassai a me…

ENRICO

[Come non essere obbligato a Federico Maria Sardelli per l’ispirazione di questo esercizio di stile??]

Poesie Inutili – Tristezza d’autunno – Haiku

 233 total views



Tristezza d’autunno – HAIKU

Du’ etti e mezzo
o giù di lì
di castagnaccio.
Diaccio.


Codesta mia felice composizione mi fu suggerita dal ricordo della buonanima di Sbolenfi Argìa (1) (o Caporali Loredano, sinceramente ora la memoria mi si fa fallace) mentre ero sul camerino. Ancor oggi mi dichiaro debitor devoto.

(1) Ciavete poco da fare quella faccia, Argìa Sbolenfi ha un’importanza fondamentale per la storia della letteratura italiana, sapete??

Sulla Terra siamo sette miliardi di persone

 223 total views

Io non so voi ma personalmente ne ho ripiene le gònadi di questa manfrina infinita sul settemiliardesimo abitante del Pianeta Terra, che dovrebbe essere nato oggi, anzi, no, è nato ieri, ma forse dopo la mezzanotte, ma quasi sicuramente in India, no, decisamente nelle Filippine dove la mezzanotte arriva prima e così li fregano, si tratterebbe comunque di una bambina, ma perché, di un bambino no? E certamente dovrebbe essere comunque nata in un paese sottosviluppato perché l’onore di essere il settemilardesimo nato non può certo toccare a un teutonico maschio, robusto, di promettente corporatura, biondo, con gli occhi azzurri  e possibilmente di razza ariana.
No, non se ne può più. C’è questo vizio di volere individuare una persona per forza, anche se si tratta solo di un simbolo, di volerla ricoprire (ma simbolicamente, eh??) di soldi per il solo fatto che qualche pazzo ha stabilito un numero d’ordine alle persone che nascono, o ha inventato un logaritmo o una formuletta diabolica in base alla quale se nascono in media tot persone al secondo, e ne muoiono altre tot, loro determinano con assoluta esattezza dove, come, a che ora nascerà tuo figlio, e anche se quando l’hai concepito è squillato il telefono mentre eri proprio lì sul più bello, o comunque se a tua moglie è piaciuto.
Dio, che tristezza! Io pensavo che il massimo del minimo fosse andare sui siti web e trovare quelle pubblicità col morbo di Parkinson che trèmolano tutte e ti dicono "Complimenti, sei il milionesimo visitatore, hai vinto un viaggio in Patagonia, clicca qui, questo non è uno scherzo, davvero, potessimo scoppiare ora subito…", e invece no, nasce una bambina, e le fanno "Complimenti bella ciùfola, sei la settemiliardesima occupante di questo pianeta, ti regaliamo un po’ di soldi così potrai studiare e la tua famiglia potrà vivere un po’ meglio, mentre a quel disgraziato che è nato un secondo e mezzo dopo di te perché la mamma aveva le contrazioni uterine un po’ lente non regaliamo proprio un bel tubo di niente, che si arrangi, che vada a lavorare da grande, così impara a essere il settemiliardesimoprimo individuo a rubarci un po’ di debito pubblico!"

San Comes a Time: trent’anni di festeggiamenti

 230 total views

 

Oggi, cari i miei miscredenti e soprattutto peccatori, se non lo sapete ricorre il giorno di San Comes a Time.

E non è solo una ricorrenza, bensì il trentennale del sacro giorno in cui venni in possesso per la prima volta del disco (rigorosamente in vinile, come deve essere qualunque disco che si rispetti e a 33 giri e 1/3. Etichetta “Reprise”, per piacere…) di Neil Young (“Comes a Time”, appunto), che avrebbe segnato una buona parte della mia vita di studente liceale (di quarta, credo, o giù di lì), e a cui sarei rimasto legato per tutta la vita successiva, ritrovandomene brani e ricordi fino praticamente all’altro ieri, quando su DioTubo ho cercato una versione del brano che dà il titolo all’album, e l’ho trovata, recentissima, interpretata da un Neil Young certamente irriconoscibile rispetto al cowboy dal sorriso sornione sulla copertina del disco, ma dalla voce straordinariamente uguale a quella di trent’anni fa.

Dunque, son passati trent’anni ed è d’uopo festeggiare. Lo faccio con codesta istantanea che mi mostra in un angolino della mia libreria (non ci fate caso, i libri sono molti di più e molto più in disordine) coi sacri cimeli, soprattutto il disco originale, cui affianco la versione in CD, pagata sei euri e mezzo (o dracme caldee, sinceramente non mi sovviene) da BOL in offerta speciale.
Non è esattamente come andare da Atlantic Star a Livorno, soprattutto quando era in Via della Madonna, ma, cosa volete…

“Comes a Time”, dunque, non è stato solo un disco, ma la colonna sonora di allora. Sì, mi piaceva Neil Young, quello countryabbéstia, prima dell’uscita del Santo adoravo “Harvest”, altro disco pregevolissimo, e forse superiore qualitativamente, che aveva il colore esatto preciso uguale ‘ntìfico e identico.
Certo, brani come “Old Man”, “Heart of Gold” e “The Needle and the Damage done” sono inarrivabili.
Ma per me svegliarsi ogni mattina era ascoltare quaranta minuti di musica, da “Goin’ back”, passando per “Lotta Love” (anche se la versione interpretata da Neil Young era francamente pietosetta e non rendeva giustizia al brano), “Human Highway”, la struggente e perfino un po’ sdolcinata “Already one” fino ad arrivare al finale dell’assoluta “Four Strong Winds” che non considero il risultato di una tecnica di controcanto (o di “coretto”, se si vuole) ma un vero e proprio amplesso, intimo, amoroso, non volgare, ma di quelli che si consumano in un letto con un piumone, la luce gialla di un pomeriggio d’inverno, e con il solo bisogno di non muoversi di lì per ore.

Perché sia chiaro che noi seguaci di San Comes a Time con quelli di Halloween neanche ci parliamo.

Il country è molto idilliaco, “I light the fire, you place the flowers in the vase”, sa di alberi, fiumi, montagne, strade lunghe lunghe lunghe, canyon e cacca di mucca, ma anche di ragazze coi vestiti a fiori, il viso acqua e sapone e il sorriso che ti incanta.

Una di loro era Nicolette Larson, che ha cantato in questo disco.



Possa davvero scendere la dolce pioggia sui prati della sua eternità, così come lei voleva.

Vietato lavarsi i piedi

 357 total views

Era pur d’uopo, ancorché afferente alle vane cose di cui l’uom ama circondarsi e vezzeggiarsi da se stesso, che il sesquipedale [1] lettore Baluganti Ampelio, ultimamente detto "Fernanda" da’ compagni di dissertazioni filosofiche e da’ colleghi dell’insegnamento di metrica dei ponci, disciplina in cui il Baluganti è ottimo e fiero maestro, dunque dicevo, dov’ero rimasto accidentammé, ah, ecco sì, ci vorrebbe la penna del Foscolo per scriver le Grazie al succitato Caciagli Edo (era Baluganti Ampelio? Non ricordo…) per l’imàgo immortale ch’ei m’invia da un posto in cui è stato e vorrei sapere anche perché che però si chiama San Terenzo, in provincia d’Ispezia (come dicono i colti) o anche della Spezia (come dicono i filologi) e insomma, su questa fontana c’è scritto che è vietato lavarsi i piedi.

Il Baluganti ha profittato dell’invitazione e difatti di lavarsi i piedi lui se ne guarda bene, che l’ultima volta fu a’ tempi di Papa Pio IX, buonanima, e l’acqua diaccia gli fa male.

[1] sesquipedale?

Aeroplanini di carta (forse!)

 155 total views,  1 views today

Mi dichiaro debitor divoto e ratto ossequiante alla cara e relativamente tempestiva Falorni Letizia vedova Caciolini (o Catanorchi Catia in Palleschi, ora non mi sovviene con dovizia) e perciò mi pregio d’offrirvi come cadò quest’immagine superba e davvero affascinante dal titolo “BaNbyni discoli”.

In detto trittico (trittico?) s’osserva come il minuto Felloni Anchise, segno zodiacale della stampante rotta, venga edotto dal fiero padre Felloni Ordèsio risposato Buccianti

La mi’ nonna Angiolina

 309 total views,  1 views today

La mì nonna antìa antìa
che sapeva di baccalà…
(Antico ritornello livornese)

Eccola, dunque, la mi’ nonna Angiolina, quand’era giovane, e stento financo io a riconoscerla, tale era la sua molte quand’io l’ho conosciuta o inizio a ricordarla (citazione c

(Fuochi di) Ferragosto

 205 total views

…chè uno dice si vabbè buon Ferragosto, ma che razza di festa è il Ferragosto? L’unica cosa che hanno fatto di buono e che è ambientata nel giorno di Ferragosto è il film di Dino Risi “Il Sorpasso”, poi sì, va beh, c’è anche quell’altro, “Il pranzo di Ferragosto”, poi però buio pesto, nessuno riesce a trarre nulla di buono dal ferragosto null’altro se non questo alone di sospensione e di voglia che finisca presto, perché nel frattempo la gente si porta còfane di lasagne al forno fredde sotto l’ombrellone (sugo che nuota nell’olio, olio che nuota nel sugo), poltrocine, compilation di vene varicose, sembra un film di Alberto Sordi, sudore, madònna quanto si suda a Ferragosto, e già che ci siamo a Ferragosto, visto che non c’è un cazzo di meglio da fare, ci si tirano i gavettoni, che vorrei sapere io in quale altro periodo dell’anno ci si tirano i gavettoni, a Ferragosto sì, buste, palloncini, tutto riepito d’acqua per non dir di peggio e lanciato con l’ignaro bagnante, colpevole solo di farsi i cazzi suoi, ecco, questo è il Ferragosto, giornata di stasi vacanziera chè tanto quando ritornate ve la ritrovate tutti la stangata, poi uno dice che non vede l’ora che finisca, no, pova un po’ a dargli torto…

La malattia dei giovani

 240 total views,  1 views today



Oggi mi è capitato di parlare con una ragazza, una commessa.

E’ difficile scambiare quattro parole con una qualsiasi persona addetta alle vendite. Stamattina ero al supermercato e ho chiesto a un inserviente dove si trovassero gli zampironi contro le zanzare, mi ha detto una cosa tipo terzo scaffale dal basso del quarto ripiano a destra della quarta fila dalle casse a partire dall’ultima e io ho seriamente pensato di comprermi un navigatore satellitare la prossima volta che ho bisogno di mandare via le bestiacce.

Qui se vai in un negozio la gente ti chiede "Che vuoi?", come per dire "Sono mica qui a perdere tempo a vendere, sai??"

E quindi una commessa che parla, che comunica, che dice, reagisce, ascolta, ribatte, insomma, esercita la funzione perduta del dialogo e certamente anche quella rinchiusa nel dimenticatoio della gente del pensiero è qualcosa di indubbiamente inusuale.

Non mi capita mai di chiedere l’età a una commessa, ma ho fatto un’eccezione. E’ giovanissima, e quando mi ha detto la sua età anagrafica ha aggiunto: "Lei non ha idea di come la mancanza di prospettive faccia sentire così vecchi i giovani!"

Poi ho sbirciato velocemente un blog. Una ragazza parlava del compimento dei suoi 25 anni, e ne faceva un bilancio come se si fosse trattato delle volontà testamentarie di un ottuagenario.

Cazzo, la malattia dei giovani è la vecchiaia. E io a 47 anni non dovrei avere più un accidente da dire…

La Pieranna sulla jeep

 257 total views

E questa era la Pieranna da piccina.
Avrà avuto sì e no due anni e mezzo o tre e l’avevano messa in piedi su una jeep degli americani proprio di fronte a quella che oggi è la sua casa di Vada.
Aveva boccoli biondi e le gambette secche e striminzite di chi mangiava malvolentieri. O, semplicemente, aveva ben poco da mangiare in tempo di guerra. Le scarpette di cencio troppo grandi e forse anche qualche fermaglino di fortuna tra i capelli.

La Pieranna è la mi’ mamma.

Il senso di Baluganti Ampelio per un libro delle edizioni E/O

 235 total views

Oggi me n’andai in escursione a Castiglioncello, ove m’incontrai col caro e immancabile Baluganti Ampelio, che viense (passato remoto!) a rendermi pariglia di visita (sì, perché ci vado sempre io a trovarlo nel mentre che sta in ciabatte a movimentare i poponi, e sarebbe anche l’ora ch’egli mòva un gocciolino il culo e s’approssimi vieppiù) insieme colla Regina Consorte Ofelia (o Argene, ora non rammento) che però sta sempre zitta, e l’Infanta Marusca, la quale porta ormai il quarantemmèzzo di piede. Durante l’incontro al vertice (o visitina) ebbi modo di recargli in dono d’ambasciata codesto volume pretioso et casto che il Baluganti va mostrando colla consapevole contentezza d’un bimbo che si balocca

mentre qui sopra lo si sbircia mentre isfoglia il pregiato incunabolo col suo consueto interesse per le cose belle.

Sulla tomba di Don Antonio Vellutini

 355 total views

Sulla tomba di Don Antonio Vellutini, semplice e cementificata come il suo nobile animo di partigiano e di prete irriducibilmente spartano, nonché di finissimo intellettuale, professore e polemista, mai aduso a compromessi, c’è di che essere grati a un uomo di spessore che non si è piegato nemmeno alle lusinghe di un sepolcro suntuoso.

Imago di blogger con paesaggio termale

 233 total views

Ri-dèccomi in una quasi fresca imago scattata or non è molto a Bagno Vignoni. Si noti che capello e barba lunghetti risaltan il color canùto rendendo in apparenza il soggetto in primo piano più interessante al guardo, ma naturalmente non è vero un cazzo.

Alle Thermae di Bagno Vignoni

 240 total views

Non ho che da proporzionarVi anche codesto isplendido dagherrotipo in cui appajo colla esposizione della Gazzetta del Rancore direttamente sul locus amoenus, ancorché m’è d’obbligo indicarVi gl’immondi piedacci in primerrimo piano (c’erano anche le ciabattine da piscina ma GIMP è pietoso e ve n’ha fatto sconto).

Cascata delle Marmore con Periartritico

 275 total views

E giacché l’albergo ove tròvomi a passar l’acque e ad arrazzarmi come un gambero spellato nel vano scopo d’addivenire ad una bronzatura che mi dia aspetto pur vagamente accettabile (e hai voglia te la mi’ moglie che mi spalma col latte rinfrescante al mentolo, macché…), dicevo qualcosa dell’albergo ma ora mi son confuso… ah, sì, già, l’albergo mi dà una connessione wi-fi assolutamente compresa nel prezzo, allora vi posso rompere tranquillamente i cogl… ragguagliare colle disiate lustrazioni della villeggiatura. Quivi tròvomi alla Cascata delle Marmore, ove son passato per un’oretta (o minutino, non rammento) e per farmi accedere al Belvedere ho dovuto pagare anche sette eurini -o sesterzi babilonesi, non rammento…).

La villeggiatura a Bagno Vignoni

 188 total views,  1 views today

E va bene, allora, voi fate un po’ cosa vi pare, chè io e la mia Signora torniamo a passar l’acque a Bagno Vignoni e vi si va un bel pezzo in tasca.

E’ possibile che il blog venga aggiornato di quando in quando, chè mi porto dietro il piccì portatile con la chiavetta superlenta. Se così non dovesse essere non so che dirvi, aspettate che torni, se torno, o rammentatemi nelle preci serutine. O stiacciate pure qualche moccolo, se è mestieri.