Il SAAL nacque nell’estate del 1974 con l’obiettivo di dare alloggi dignitosi al popolo portoghese

Quartiere SAAL di Casal das Figueiras a Setúbal. 2022. Foto di Pedro Augusto Almeida, uso autorizzato
Portogallo, 1974: nel Paese più occidentale d’Europa vivevano 8,754 milioni di persone, di cui circa un quarto era analfabeta [pt, come tutti i link successivi, salvo diversa indicazione]; 38 bambini su 1.000 morivano nel primo anno di vita. Ciò accadeva sotto il regime dell’Estado Novo [it], in vigore dal 1933.
A 50 anni di distanza dallì’ 25 aprile 1974 [it], che segnò la fine del regime, il Paese si è trasformato sotto ogni punto di vista. Il colpo di Stato della cosiddetta Rivoluzione dei Garofani [en] ha spianato il cammino a molti cambiamenti guidati dalla gente scesa in strada.
Il 1° maggio di quell’anno, la prima Giornata dei Lavoratori dopo la rivoluzione del 25 aprile, si svolse la più grande manifestazione della storia portoghese, che spinse le classi meno abbienti a scendere in piazza. La popolazione iniziò anche a organizzarsi nei quartieri. Alcuni degli slogan dell’epoca erano: “Sì alle case, no alle baracche” e “Le case appartengono al popolo. Abbasso lo sfruttamento”.
A Porto, i residenti delle case popolari si riunirono per chiedere la fine dei regolamenti che li privavano della loro libertà. A Lisbona, gli abitanti delle baraccopoli si unirono alla lotta per chiedere un alloggio dignitoso e occuparono gli edifici sociali che erano stati completati ma non distribuiti. Più di 2.000 case furono occupate nelle città dove si concentrava il maggior numero di industrie, come Lisbona, Porto e Setúbal.
Sebbene non esistessero dati concreti sul numero di persone senza fissa dimora, o sulle condizioni in cui vivevano coloro che una dimora ce l’avevano, l’indagine del Primo censimento generale delle abitazioni: Portogallo continentale e isole, condotto dall’Istituto nazionale di statistica (INE) nel 1970, indicava l’esistenza di 31.110 “baracche e altro” in tutto il Paese.
L’architetto José António Bandeirinha, nella sua tesi “Il processo SAAL e l’architettura del 25 aprile 1974”, ha stimato che un quarto della popolazione residente in Portogallo viveva in spazi non idonei all’abitazione. Il primo governo provvisorio e quelli successivi adottarono misure urgenti per cercare di affrontare il problema.
Il 6 agosto 1974, meno di quattro mesi dopo la rivoluzione, fu formalmente istituito il SAAL, Servizio di Assistenza Ambulatoriale Locale, con un decreto firmato dal Ministro dell’Amministrazione Interna, Manuel da Costa Brás, e dal Segretario di Stato per l’Edilizia e l’Urbanistica, Nuno Portas.
Trattandosi di un decreto, tuttavia, il SAAL ebbe un fragile potere legislativo per risolvere i problemi abitativi del Portogallo. Nonostante ciò, permise la costruzione di 75 quartieri e la realizzazione di dinamiche realmente partecipative tramite la condivisione dei poteri tra enti pubblici, come il Fondo per lo Sviluppo Abitativo (FFH), professionisti e studenti di architettura, assistenti sociali e la popolazione che sarebbe andata ad abitare nei quartieri.
Bandeirinha racconta che il Segretario di Stato Nuno Portas, quando l’FFH iniziò a elaborare il piano di sostegno per le popolazioni che potevano usufruire del SAAL, procedette a “sistematizzare azioni e priorità che riflettevano una certa attenzione pragmatica basata sulle esperienze di cui aveva conoscenza diretta, in particolare quelle del Sud America e del Nord Africa”.
In questo modo, è possibile stabilire l’influenza sul SAAL degli esperimenti architettonici di interesse e dimensione sociale che ebbero luogo in America Latina a partire dagli anni Sessanta. Ne sono un esempio le iniziative di cooperativismo in Uruguay, i quartieri progettati da Germán Samper Gnecco [es] in Colombia e, soprattutto, PREVI, Progetto abitativo sperimentale, in Perù.
In questo Paese, il Presidente Fernando Belaúnde Terry, architetto di professione, iniziò ad attuare un piano che mirava, tra le altre cose, a risolvere il problema delle “barriadas” [es], ovvero le baraccopoli che stavano proliferando a Lima a causa di un enorme esodo rurale verso la capitale. Attraverso un concorso internazionale furono selezionati tredici architetti e architette provenienti da tutto il mondo, che parteciparono a PREVI insieme ad architetti e architette locali.
Con il colpo di Stato del 1968 [en] in Perù e l’instaurazione di una dittatura militare, le preoccupazioni sociali passarono in secondo piano e quindi soltanto 500 dei 1.500 alloggi previsti furono costruiti, tutti inaugurati nel 1974.
L’esperienza portoghese
A fronte di 170 progetti elaborati, il processo SAAL permise di costruire 76 quartieri: 17 attraverso la Delegazione SAAL/Nord, 34 attraverso la Delegazione SAAL/Lisbona e Centro-Sud e 24 attraverso la Delegazione SAAL/Algarve. La maggior parte dei comuni coinvolti si trova nella zona costiera del Portogallo. Più che la quantità, è però importante sottolineare le dinamiche che hanno caratterizzato questo programma di edilizia abitativa.
Come si potevano costruire quartieri che rispettassero e incorporassero le caratteristiche sociali ed economiche della popolazione? Le Brigate Tecniche istituite per la costruzione dei quartieri SAAL erano composte non solo da architetti e architette, ma anche da assistenti sociali, che svolsero un ruolo importante nella comprensione delle caratteristiche della popolazione a cui erano destinati.
Questa articolazione tra i vari attori del cambiamento sociale provocò un confronto diretto tra le diverse visioni sociali. Inoltre, quando possibile, i quartieri SAAL furono costruiti negli stessi luoghi in cui sorgevano le baraccopoli, in modo da preservare le dinamiche che si erano rafforzate nel tempo e che erano state fondamentali per resistere al potere autoritario dell’Estado Novo.
Un’altra possibilità contemplata dal SAAL era la costruzione autonoma. Quando le persone interessate lo ritenevano opportuno, potevano costruirsi la casa da sole.
La lotta per il diritto all’abitazione in Portogallo dopo la rivoluzione del 25 aprile è stata anche una lotta femminile. Come sostiene la ricercatrice Lia Antunes nel suo articolo “Il mio sogno? Avere una casa. Riflessioni sull’abitazione, la città e la cittadinanza femminile nel Portogallo rivoluzionario (1974-1976)”, le donne sono state protagoniste dei progetti e delle discussioni incentrate sul diritto alla casa.
Sebbene il SAAL abbia perso slancio dopo il colpo di Stato militare del 25 novembre 1975, che mise fine al processo rivoluzionario iniziato l’anno precedente, e sia stato soppresso nel 1976, si tratta di un esempio di politica pubblica che all’epoca incorporò la partecipazione popolare in modo reale e pionieristico e che non ebbe mai più seguito in Portogallo.
Nel 1976 si svolse a Vancouver, in Canada, il primo Forum Habitat organizzato dalle Nazioni Unite (ONU) e dedicato agli “insediamenti umani”. Il Portogallo decise di partecipare promuovendo il SAAL attraverso il documentario “Habitat: una sfida”, del regista portoghese Fernando Lopes, uno dei nomi del nuovo cinema portoghese, la cui opera più nota è “Belarmino” (1964).
Questa produzione del Centro Cinematografico Portoghese diede vita a un cortometraggio documentario sul problema della carenza di alloggi in Portogallo, sul modo in cui il SAAL stava compiendo i primi passi per risolvere il problema abitativo e sul contesto sociopolitico dell’“autostrada ai confini dell’Europa”, secondo la definizione del Portogallo data dal politologo Philippe Schmitter.
Abitazione, una protesta in corso
La Costituzione portoghese del 1976, nonostante le sue sette revisioni, continua a riconoscere l’abitazione come un diritto fondamentale (articolo 65). Tuttavia, la teoria non sempre corrisponde alla pratica e le possibilità aperte dal SAAL sono state pesantemente indebolite dalla speculazione immobiliare.
L’ultimo decennio ha visto un forte aumento dei prezzi delle case in Portogallo. Eurostat, che raccoglie dati e statistiche dell’Unione europea, sottolinea che i prezzi delle abitazioni sono aumentati del 7% nel primo semestre del 2024, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, mentre la media dell’Unione europea è stata dell’1,3%.
Il coordinatore della Strategia nazionale per l’integrazione delle persone senza fissa dimora (ENIPSSA) ha ammesso che il numero di persone senza dimora è raddoppiato tra il 2018-2022.
Nel 2023, in diverse città portoghesi si sono svolte due grandi proteste di piazza sul tema della casa: il 1° aprile e il 30 settembre. Il 27 gennaio 2024, le strade delle principali città sono state teatro di proteste per il diritto all’abitazione e una nuova manifestazione si è tenuta a fine settembre.