Rosy Bindi e la solidarieta’ becera delle lettrici di “Repubblica”

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Gli insulti di Berlusconi a Rosy Bindi from Valerio Di Stefano on Vimeo.

E allora parliamo di Rosy Bindi, che ne vale la pena.

Parliamo della "pasionaria" cattolica, una di quelle cresciute a refettori di collegio o di monastero, a Azioni Cattoliche, biciclette sgangherate, ora et labora, una di quelle che amano la politica e, da cattoliche, riescono anche a stilare una legge per la regolamentazione delle unioni di fatto, tanto valida che il suo capo, la buonanima politica di Prodi, una volta guardatala, ha deciso di non farne di nulla perché si sa, va bene dare qualche diritto a chi convive "more uxorio", ma qui, cara Rosy, abbiamo il Vaticano quello vero, su via…

Rosy Bindi ha il grave torto, agli occhi della politica italiana, di fare della propria vita privata un evento che non interessa affatto alla politica.

Se torna a dormire dalle suore la sera, o se si compra un appartamentino da single Non-so-dove, sono affari suoi.

E in un momento in cui gli affari propri, la vita privata, quella sessuale, quella che uno svolge al di fuori delle aule parlamentari, sono informazione becera e salottiera (ma, proprio per questo, estremamente appetibile dal popolino dei fansi di "papi"), Rosy Bindi, che ha il torto di non chiedere nulla a nessuno, vine tacciata da "più bella che intelligente".

Logica dissennata da giochi infantili, quelli per cui se non sei della mia stessa squadra sei brutto, storpio, antipatico, ti puzzano i piedi e ciai anche la mamma maiala.

E così Rosy Bindi, offesa in TV, risponde al Premier di non essere una delle donne a sua disposizione. Che è vero. Non solo nella fattualità personale, ma anche e soprattutto in quella della politica. Rosy Bindi è una di quelle personalità forti e granitiche che Berlusconi non riesce a manipolare. Non ce l’ha materialmente "a disposizione", e allora s’incazza e le dice, in soldoni, che è brutta e stupida.

E allora sono tutte Rosy Bindi. Soprattutto su "Repubblica" che ha invitato le sue lettrici a mandare una fotografia al giornale con su scritto "Io non sono a disposizione del Premier", in solidarietà al Vice Presidente della Camera.

Naturalmente le lettrici di "Repubblica" hanno dato il via a una danza di protagonismi assortiti di ritorno, per cui il sito web del giornale è stato invaso da centinaia di fotografie di lettrici che non sentendosi in sintonia con le varie noemiletizie e patriziedaddario del Cavaliere, hanno pensato bene di fare la loro passerella mediatica in altro modo, certamente più radical-chic di sinistra, perché noblesse oblige.

A queste lettrici pronte a immortalarsi con i loro telefonini, bisognerebbe davvero dare un po’ di quella vita monastica e di preghiera fatta di mele avanzate, minestrine di semini in brodo e un pezzo di formaggio per cena, che Rosy Bindi consuma senza chiedere nulla a nessuno, perché le scelte di vita personali non fanno parte della politica. E’ nella condivisione delle scelte che si dimostra la solidarietà, non con una foto digitale paciugata col Fotosciòp.

E’ facile sentirsi Rosy Bindi, quando Rosy Bindi sono sempre gli altri.

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