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Prima opera di finzione di un documentarista, il film convince (le critiche in rete sono decisamente di tenore diverso, ma tanto per cambiare chi se ne frega) per l’originalità con cui il regista traspone su pellicola la formazione del giovane Massimo in una Sardegna multietinica, ostile, sfacciata, un po’ puzzolente, comunque molto genuina.
Massimo è un picaro moderno che per trovare la sua dimensione personale è costretto a girovagare senza una meta predefinita e a fare i conti con una realtà più degradata rispetto alle sue personali aspettative.
Un intreccio narrativo che forse stenta un po’ a partire ma che alla fine si conclude in maniera armoniosa ed equilibrata senza espressioni sopra o sotto le righe, con un’ironia che non sfocia mai nella gag, nella macchietta, nel motto di spirito volgare e triviale.
Giallo per quanto riguarda l’assegnazione dei fondi per 130.000 euro per la realizzazione da parte della Regione Sardegna: prestito o concessione a fondo perduto? In ogni caso, i 2500 euro dell’Amministrazione Comunale potrebbero essere utili a Pitzianti che è regista bravo, umile, semplice e per nulla sussiegoso.