“Riproduzione riservata” un piffero! Il liberalismo della legge sul diritto d’autore, d’ispirazione fascista

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Il comma 1 dell’articolo 65 della legge sul diritto d’autore (L. 633/41 e successive modifiche) recita:

"Gli articoli di attualità di carattere economico, politico o religioso, pubblicati nelle riviste o nei giornali, oppure radiodiffusi o messi a disposizione del pubblico, e gli altri materiali dello stesso carattere possono essere liberamente riprodotti o comunicati al pubblico in altre riviste o giornali, anche radiotelevisivi, se la riproduzione o l’utilizzazione non è stata espressamente riservata, purché si indichino la fonte da cui sono tratti, la data e il nome dell’autore, se riportato."

Il che vuol dire che chiunque è legittimato a riprodurre (su un blog, su un supporto magnetico, su carta) e a diffondere, senza ledere i diritti di chicchessia, un articolo di giornale, o rivista, o comunque di un altro periodico, purché siano, dice la lettera della legge, "di carattere economico, politico o religioso".

Tradotto in altre parole, in teoria (e in pratica) non si possono riprodurre articoli di carattere, ad esempio, sportivo o, men che meno, culturale (eh, sì, volete diffondere la cultura, voi, tsè… la religione, quella sì che deve essere diffusa…).

Ci potrebbero essere delle vere e proprie incertezze applicative: ad esempio, se io riproduco un articolo di un teologo pubblicato su "Civiltà Cattolica" che riguarda l’uscita dell’ultima enciclica di Joseph Ratzinger, è un articolo di carattere religioso o di carattere culturale?

E ancora, se io riprendo dal sito di "Repubblica" un articolo sulla visita del Presidente Democratico e Tollerante della Libia Gheddafi in Italia è politica o no?

Una cosa è certa: gli articoli si possono riprodurre a patto di:

a) citare la fonte e la data di pubblicazione;
b) citare il nome dell’articolista, se disponibile.

Che, voglio dire, è anche giusto, si tratta di un atto di coerenza e di integrità intellettuali, prima ancora che di una questione di rispetto del diritto d’autore.

Però c’è un "però" grosso come una casa. Tutto si può ripubblicare "se la riproduzione o l’utilizzazione non è stata espressamente riservata".

E allora andate a vedere i siti di "Repubblica", del "Corriere" de "la Stampa", tanto per indicare i più conosciuti e frequentati. In calce ad ogni articolo troverete la scritta "RIPRODUZIONE RISERVATA", e tanti saluti a casa.

In breve, io posso riprodurre gli articoli di carattere economico, religioso o politico di qualsiasi altro quotidiano straniero (da "El País" a "Le Monde", dalla "Frankfurter Allgemeine Zeitung" al "Times") ma non posso riprodurre un articolo di un giornale pubblicato nel mio paese e per il quale lo Stato versa somme ingentissime di denaro pubblico?

Sono bastate due paroline: "Riproduzione riservata" per tirarcelo in quel posto.

E’ roba vergognosa. Bisogna andare a cercare le notizie nei periodici on line che non si riservano la riproduzione o che usano licenze libere. Qualcuno esiste, si tratta de "il Fatto Quotidiano", "Internazionale", "Punto Informatico", "Altre Notizie", tanto per citarne alcuni.

E poi c’è il dilemma di sempre. Dato che la legge dice: "possono essere liberamente riprodotti o comunicati al pubblico in altre riviste o giornali" un blog è una rivista? E’ un giornale? Evidentemente no. Ma ci sono blog registrati come testate giornalistiche.

Ma la cosa buffa è che a sbrogliare tutta questa matassa interviene il successivo comma 2. Notare bene che si tratta dello stesso articolo di legge:

"La riproduzione o comunicazione al pubblico di opere o materiali protetti utilizzati in occasione di avvenimenti di attualità è consentita ai fini dell’esercizio del diritto di cronaca e nei limiti dello scopo informativo, sempre che si indichi, salvo caso di impossibilità, la fonte, incluso il nome dell’autore, se riportato."

Quindi, sembrerebbe che il carattere di attualità di un evento, possa giustificare la riproduzione di un articolo, sempre nei limiti dello scopo informativo.

E non dimentichiamo l’imprescindibile articolo 70 che dice:

"Il riassunto, la citazione o la riproduzione di brani o di parti di opera e la loro comunicazione al pubblico sono liberi se effettuati per uso di critica o di discussione, nei limiti giustificati da tali fini e purché non costituiscano concorrenza all’utilizzazione economica dell’opera; se effettuati a fini di insegnamento o di ricerca scientifica l’utilizzo deve inoltre avvenire per finalità illustrative e per fini non commerciali."

E’ la prima volta che vedo una legge che supera se stessa in tema di libertà. E’ una legge che dice che l’attualità e il diritto di cronaca vanno oltre perfino ai diritti patrimoniali dell’autore, e persino alla "Riproduzione Riservata".

Poi guardo la data della legge e penso: è del 1941. E’ stata approvata in piena guerra, durante il regime fascista.

E il diritto di cronaca,
di critica e di satira sono di fatto morti con il governo Berlusconi.

5 pensieri riguardo ““Riproduzione riservata” un piffero! Il liberalismo della legge sul diritto d’autore, d’ispirazione fascista

  1. Johnny

    A proposito, è possibile copiaincollare il suo articolo su un forum citando nome autore e questo link?

  2. Pingback: Le dimenticanze del vaticanista di Repubblica | Notiziole di .mau.

  3. Anna

    Ciao e grazie per il tuo articolo.
    Se “Il riassunto, la citazione o la riproduzione[…] sono liberi se effettuati a fini di insegnamento[…]per finalità illustrative e per fini non commerciali” posso usare brani, articoli e parti di opere protette da riproduzione riservata-vietata per creare il mio corso di lingua?
    Il mio corso non è gratis anzi è proprio a scopo di_lucro visto che ”lo vendo” ma se non posso usare materiale autentico perchè protetto dai diritti d’autore, che faccio? come mettersi in contatto con l’autore e di solito come si quantificano in termini economici i diritti d’autore?

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