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C’era una pubblicità della Renault che mi piaceva da matti.
Era quella di un giovanotto che va a scuola, parcheggia la macchina davanti al portone al momento dell’uscita, i bambini escono correndo, lui allarga le braccia e invece del bambino gli corre incontro la maestra, oltretutto carina anche con le calze di nylon della nonna, e tutti lo guardano con invidia.
Dava un senso meraviglioso e liberatorio di giustizia. Voleva dire che anche un giovanotto non particolarmente strafigo in jeans e maglione poteva arrivare a un tocco di sventola come la maestra.
Adesso la pubblicità è cambiata.
Adesso c’è una madre che guida una vettura della Renault e che si accorge che la figlia, anche lei appena uscita da scuola (perché la scuola c’entra sempre), si è fatta un tatuaggio.
"E quel tatuaggio?? Cosa ti è venuto in mente???", domanda la madre alla figlia (già cresciutina rispetto agl’infanti che uscivano dalla lezione con la maestrina di cui sopra) nel momento in cui accidentalmente la ragazzina ha il fondo schiena scoperto.
Scandalizzata perché la pargola si è marchiata a vita con un disegno di cui potrebbe pentirsi? Figuratevi! Arrabbiata perché lo ha fatto senza il suo consenso?? Ma non fatemi ridere!!! Cosa fa allora la madre? Si tira giù la zip posteriore della gonna e le fa vedere un tatuaggio variopinto aggiungendo: "Questo è un vero tatuaggio!" come per dire "Ragazzina, sei una dilettante!"
In effetti la ragazzina la guarda con una faccia tra lo sbalordito, il timoroso, il deluso e il compassionevole:
Ma ormai è fatta, la madre ha insegnato alla figlia come ci si fa un tatuaggio serio e ridendo e scherzando l’accompagnerà sulle strade difficili e tortuose della vita. Chissà, magari un giorno le spiegherà anche se viene richiamata dalla scuola perché va in giro succintina mostrando il pancino, la colpa è degli insegnanti che non sanno neanche farsi un tatuaggio comme il faut, poveri repressi che non sono altro!